18.12.2010
Pd: no alle divisioni, in caso di voto anticipato alleanza repubblicana Il voto di fiducia al governo ha prodotto una comprensibile delusione nel popolo del Pd e del centrosinistra. Avremmo voluto festeggiare la caduta di un governo che ha fallito nella gestione della crisi economica e sociale, che non ha fatto nessuna riforma modernizzatrice, che ha dato priorità soltanto alle leggi ad personam e ai condoni per i grandi evasori. Tuttavia non bisogna confondere il risultato numerico del voto alle camere con la soluzione della crisi politica della maggioranza. Al contrario, esso rende del tutto palese la rottura irreversibile del centrodestra e la debolezza estrema del governo. A due anni e mezzo dalla vittoria elettorale, Berlusconi si ritrova senza la maggioranza assoluta in uno dei due rami del Parlamento, con il fallimento del progetto politico del Pdl, con Fini e Casini all'opposizione, sempre più schiacciato e dipendente dall'alleato leghista. Il voto alla Camera conferma dunque che la stagione politica del berlusconismo e' al tramonto ma evidenzia anche cio' che abbiamo ripetuto tante volte: Berlusconi non ha alcuna intenzione di uscire di scena, userà ogni mezzo (lecito e illecito) per salvare se' stesso. Anzi, e' proprio nel momento del declino che dobbiamo attenderci da un leader populista come Berlusconi colpi di coda pericolosi e comportamenti di grande spregiudicatezza. La scelta del Pd di presentare la mozione di sfiducia, in questo quadro, e' stata una scelta di responsabilità e di trasparenza. Occorreva portare in Parlamento la crisi politica del centrodestra, collegare la mobilitazione sociale contro le politiche del governo ad una rigorosa iniziativa parlamentare. Ed e' stato giusto, anzi necessario, tenere un dialogo politico con Casini e Fini, presentatori peraltro di una seconda mozione di sfiducia. Nessun nostro elettore capirebbe ora una discussione interna al Pd che torni a mostrare all'esterno divisioni di fronte ad un quadro politico cosi' in movimento. Berlusconi sa che non potrà governare con pochi voti di scarto. Non sara' sufficiente raccogliere qualche altro parlamentare scontento. Di questa situazione il Paese sta pagando un prezzo molto alto. La condizione economica e sociale delle famiglie, di tanti lavoratori e di tante aziende e' drammatica. L'Europa e' di fronte al rischio di una nuova tempesta finanziaria ed e' costretta, anche a causa della sua debolezza politica, a fare scelte molto severe per ridurre il debito. L'Italia che, nonostante le tante risorse di cui e' ricca, ha avuto una recessione pesantissima e perso centinaia di migliaia di posti di lavoro, ha un debito enorme ed e' particolarmente esposta ai rischi di speculazione. Ecco perche' servirebbe un governo autorevole, con un sostegno ampio e la capacità di unire le tante forze positive del Paese. "Che succede ora? E noi che facciamo?", ci chiedono molti nostri elettori e militanti. Primo scenario: il governo va avanti, galleggia alla meno peggio. E',nell'immediato, quello più probabile. Noi dovremo rendere più incisiva possibile la nostra opposizione, qualificarla nel rapporto con la società , con le forze produttive, con i mondi del lavoro, della cultura. Partire sempre dalla vita reale del Paese, rompere quel senso di distanza tra la politica e le condizioni di vita delle persone in carne e ossa. In questi mesi il Pd ha elaborato documenti, proposte di legge, mozioni parlamentari su molti temi: lavoro, fisco, green economy, universita', scuola, giustizia. Acceleriamo e arricchiamo questo lavoro aprendo un cantiere di confronto e di elaborazione con la societa', e misuriamo in Parlamento con le altre opposizioni anche i possibili punti di convergenza sui principali nodi di un'agenda alternativa a quella dell'attuale esecutivo. Questo lavoro torna utile anche nel secondo scenario: il governo, incapace di fare le scelte complesse che si porranno inevitabilmente in conseguenza delle decisioni europee, cade. In quel momento il Pd dovrebbe innanzitutto tornare sulla proposta di un governo di responsabilità nazionale, guidato da una personalità indicata dal Capo dello Stato, che possa portare il Paese al voto in condizioni migliori: con alcune riforme economiche e sociali avviate e con una nuova legge elettorale. La necessita' di una nuova legge elettorale e' evidente. Con la nuova configurazione del quadro politico e la costituzione di un "terzo polo" il voto anticipato con l'attuale Porcellum produrrebbe una distorsione evidente della rappresentanza, consegnando a chi prende poco più di 1/3 di voti il 55% dei seggi alla Camera, e con molta probabilità porterebbe ad una situazione di instabilità dato il diverso meccanismo di attribuzione del premio di maggioranza al Senato. Insistere sulla necessita' di cambiare la legge elettorale per restituire ai cittadini il potere di scegliere i propri rappresentanti (unico antidoto agli Scilipoti e Calearo) non e' dunque un modo per sfuggire alle elezioni ma per evitare all'Italia un cammino rischioso di ingovernabilita'. Se invece per responsabilità (o meglio per la irresponsabilità ) del premier si dovesse giungere al voto anticipato con questa legge la nostra proposta e' quella di una alleanza per la Repubblica, per riformare le istituzioni e la politica, per rilanciare la crescita e tutelare il lavoro. Una alleanza che veda insieme il centrosinistra e il centro, che possa coinvolgere anche il cosiddetto "terzo polo" con l'obiettivo di chiudere definitivamente la stagione del berlusconismo, costruire le condizioni di un bipolarismo normale e avviare alcune riforme necessarie a rimettere in moto l'Italia (fisco, lavoro, welfare, costi della politica). Per affrontare la crisi serve più coraggio, più innovazione, in Italia e in Europa, da parte dei progressisti. Reagire alla campagna in corso contro il Pd. Senza o contro il Pd nessuno puo' battere Berlusconi e aprire una stagione politica nuova. Per Area Dem il pluralismo (delle idee, dei valori, dei riferimenti culturali) e' un dato imprescindibile della vita del Pd. La discussione e il confronto, tanto più in una situazione cosi' complessa per la vita politica del Paese, sono indispensabili. La Direzione del 23 dicembre deve servire a questo. Non ci piace invece l'idea di un pluralismo che si manifesta ogni giorno come gioco di posizionamento, come continua ricerca di elementi distintivi. Questo rinvia ai nostri elettori l'immagine di un partito incerto e oscillante, diviso. E, alla lunga, finisce per aiutare il lavoro degli avversari e competitori del Pd.
17 Dicembre 2010 Franco Mirabelli per AreaDem
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