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Le ultime news di Italia dei Valori
8.10.2003
PER L'AVVIO DI UNA DISCUSSIONE SUI TEMI DEL LAVORO
L'incontro svoltosi il 17 settembre ha consentito di individuare i temi che costituiscono una Agenda Sociale delle forze del centro e di sinistra sulla base dei quali avviare una campagna di mobilitazione nel Paese contro le scelte del Governo e sulla base di proposte alternative. Questo primo passo puo' costituire la base per la definizione di un Programma di prospettiva sui temi del Lavoro. Le tematiche che sono state individuate sono: politica industriale, settori in crisi e Sud; politica dell'Occupazione, mercato del Lavoro e Diritti; stato sociale, ammortizzatori sociali e pensioni; potere d'acquisto dei salari e delle pensioni; rappresentativita', rappresentanza e democrazia sindacale.
Politica industriale, settori in crisi e Sud
Occorre riprendere una iniziativa sul tema della politica industriale per rimettere il Paese sui binari di uno sviluppo di qualita', ambientalmente compatibile, fondato su investimenti selettivi sui temi della ricerca, della innovazione e della formazione. E' necessaria un'azione pubblica di indirizzo, di sostegno e di intervento nei settori strategici dell'economia e del sistema industriale, se non vogliamo assistere inerti al declino industriale del Paese e alla scomparsa di grandi gruppi industriali e al deteriorarsi della situazione nel Mezzogiorno. Vanno affrontate con rapidita' le crisi settoriali che riguardano l'automobile, l'agroalimentare, il tessile, la chimica, i servizi ecc. E' inoltre necessario assumere la centralita' della questione meridionale nella proposizione di un nuovo sviluppo legato alla valorizzazione del territorio e delle sue risorse.
Politica dell'Occupazione, mercato del Lavoro e Diritti
Nonostante gli annunci altisonanti del Governo, l'economia e' in "recessione", la crescita occupazionale e' pari a zero e assistiamo ad un consistente aumento della precarizzazione del Lavoro. Il Governo ha ridimensionato o cancellato gli interventi di stabilizzazione occupazionale e, con la legge 30, intende precarizzare il mercato del Lavoro. Noi siamo contrari ai contenuti di questa legge di " controriforma" del mercato del Lavoro che moltiplicano le forme di lavoro precario. Non e' un caso che esistano diverse proposte di legge dei Partiti del Centro Sinistra, della Sinistra e della stessa C.G.I.L. che, se pur diverse fra loro, si pongono l'obiettivo di ridurre la precarieta', tutelare il lavoro discontinuo, estendere i Diritti e promuovere l'Occupazione.
E' questa la prospettiva dentro la quale deve muoversi la nostra azione, sia a livello nazionale che locale e deve riguardare anche i Lavoratori immigrati. Importante a questo riguardo la possibilita' che gli Enti locali governati dalle forze di centro sinistra e di sinistra, si adoperino a limitare la precarieta'. Stato sociale, ammortizzatori sociali e pensioni Il Governo, dopo l'attacco all'art. 18 dello Statuto del lavoratori, si sta producendo in una serie di iniziative volte a diminuire i Diritti del Lavoratori e dei Cittadini e le protezioni dello Stato sociale. Noi riconfermiamo il ruolo indispensabile del pubblico nel campo della Sanita', dell'Assistenza, della Scuola e della Previdenza, qualificando la spesa sociale ed innalzandola ai livelli europei. Su quest'ultimo punto il Governo ha più' volte dichiarato, confusamente, la sua intenziobne di abbassare le tutele del sistema sociale pensionistico gia' modificato nel corso degli anni novanta.
Tutto questo crea allarme sociale e confusione tra i Cittadini. Noi siamo contrari alla legge delega voluta dal ministro Roberto Maroni che prevede la decontribuzione ( cioe' il versamento di minori contributi pensionistici ) per coloro, soprattutto i giovani, che entrano per la prima volta nel mondo del Lavoro e che vanno tutelati anche nelle loro aspettative pensionistiche. Cosi' come non condividiamo il trasferimento obbligatorio del Trattamento di Fine Rapporto ai Fondi Pensione. Inoltre, e' urgente intervenire per il rafforzamento e l'estensione degli Ammortizzatori sociali e per il reddito dei disoccupati, affinche' si contribuisca, anche attraverso questa strada, a conferire sicurezza alla condizione dei Lavoratori nel posto di lavoro e nel mercato del lavoro.
Potere d'acquisto dei salari e delle pensioni Stiamo assistendo a una pericolosa erosione del potere d'acquisto dei salari, delle retribuzioni e delle pensioni. Oggi, avere un lavoro stabile, a differenza del passato, significa correre il rischio dis scivolare al disotto della soglia di poverta'. Il Governo non interviene per ricondurre l'inflazione ai livelli europei e fissa i tassi di inflazione programmata ( 1,4% nel 2002 ) a livelli bassi e inaccettabili rispetto all'inflazione reale. In questo modo, e non rinnovando una parte dei contratti del pubblico impiego, il Governo si rende responsabile di un'azione programmata di perdita del potere d'acquisto delle retribuzioni. Per questo motivo riteniamo che debba essere affrontata nel Paese una era e propria " questione salariale".
Occorre agire in diverse direzioni: monitorare a livello centrale e territoriale l'andamento dei prezzi e delle tariffe ed intervenire ad un loro contenimento; superare il criterio dell'inflazione programmata per il rinnovo dei contratti di Lavoro e definire modi più' efficaci per garantire la copertura dall'inflaziione reale. Il problema del potere d'acquisto per tutti i redditi non puo' essere disgiunto da una Politica fiscale basata sul prelievo progressivo per tutti i redditi e dall'adozione di un criterio di trasparenza nella definizione del peniere di prodotti che definiscono l'aumento dell'inflazione. Rappresentativita', rappresentanza e democrazia sindacale Noi pensiamo che sia necessario riprendere un confronto sulla rappresentativita', sulla rappresentanza e sulla democrazia sindacale. Su questi argomenti, che riteniamo importanti per la qualita' dei rapporti sociali e della democrazia nel nostro Paese, intendiamo aprire una discussione larga e approfondita. Sulla base di queste prime riflessioni intendiamo attivare, sin dalle prossime settimane, iniziative nazionali e territoriali, anche in forma di seminari, capaci di coinvolgere il più' largo numero di Cittadini, organizzazioni e movimenti rappresentativi della societa' e del mondo del Lavoro, al fine di costruire un Programma di alternativa. Questo confronto deve intrecciarsi ad una vasta e capilklare mobilitazione politica e sociale, la sola che puo' fermare il disegno neoliberista di questo Governo, confermato dall'impostazione della legge finanziaria.
La nostra azione si dovra' sviluppare, contemporaneamente, su piani diversi: con iniziative di mobilitazione nel Paese e con iniziative di carattere parlamentare di opposizione e di proposta sull'insieme di questi temi per arrivare, nell'autunno, ad una grande manifestazione nazionale e unitaria di tutte le Forze di Opposizione.
Pierpaolo Benni Responsabile Nazionale Dipartimento Tematico Economia - Sviluppo - Lavoro
Sito internet : www.antoniodipietro.it segreteria@antoniodipietro.it italiadeivalori@antoniodipietro.it


Costituzionalità del Lodo Schifani


Caro Direttore, all’indomani della fissazione da parte della Corte Costituzionale della data per decidere sul ricorso presentato alla Procura di Milano contro la costituzionalità del Lodo Schifani possiamo ora riflettere più a ragion veduta. Nonostante l'indifferenza del centrodestra e la malcelata ostilità di alcuni altolocati esponenti del centrosinistra (a cominciare dall’onorevole Rutelli), quasi un milione di cittadini questa estate hanno sottoscritto il quesito referendario proposto dall'Italia dei Valori per abolire il "Lodo Schifani", ovvero quella legge varata in fretta e furia dalla maggioranza parlamentare alla fine di giugno di quest'anno per impedire ai giudici di Milano di portare a termine i processi in corso nei confronti del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Tutte queste persone hanno sottoscritto il referendum perche’ vogliono che la legge sia uguale per tutti e non ad eccezione di chi ci governa; perche’ vogliono sapere se il loro Presidente del Consiglio sia un galantuomo o un poco di buono e soprattutto vogliono saperlo prima e non dopo che ha governato; perche’ ritengono che i cittadini di un paese normale hanno diritto di avere come Presidente del Consiglio una persona che - se accusata - sia riconosciuta innocente e non una che non si vuole far processare (anzi che si fa fare le leggi apposta per non essere processato); perche’ vogliono cosi’ esprimere la loro solidarieta’ ai magistrati di Milano ed a tutti quei magistrati che – solo per fare il loro dovere nei confronti di tutti (anche dei propri colleghi corrotti o di potenti di Stato) – vengono messi alla gogna, offesi, ingiuriati, diffamati, delegittimati, criminalizzati (perfino accusati di essere matti da manicomio); perche’ vogliono ridare dignita’ al nostro paese, sempre piu’ bistrattato e deriso all’ estero; perche’ vogliono risvegliare la coscienza civile collettiva, troppo spesso in questi ultimi tempi drogata ed addormentata da una mistificante opera di disinformazione portata avanti da mass media asserviti o prezzolati.
Lo scorso 25 settembre abbiamo depositato in Cassazione le firme raccolte.
L'evento è stato ripreso da molti organi di informazione internazionali e diffuso nei networks di tutto il mondo. In Italia invece l'evento è passato pressochè inosservato (se si eccettua qualche infastidito commento di questo o quell'opinionista di turno).
Eppure si è trattato del più forte ed ampio coinvolgimento di cittadini avvenuto in quest'ultimo periodo, dopo l'imponente manifestazione di Piazza San Giovanni a Roma dell'anno scorso promossa da Cofferati e dalla CGIL.
E’ stata un’esperienza umana intensa e profonda da consigliare a tutti coloro che fanno politica: li aiuterebbe a capire meglio quali siano i pensieri profondi delle persone comuni, quali i loro problemi, le loro preoccupazioni, le speranze, le illusioni e le delusioni. Soprattutto aiuterebbe alcuni dirigenti di primo piano dell’Ulivo a rivedere le loro posizioni di chiusura e di ostracismo nei confronti della nostra iniziativa.
La stragrande maggioranza dei cittadini e degli elettori italiani – indipendentemente dalla loro provenienza e dalla loro ideologia di appartenenza - si sente delusa e presa in giro da questo Governo ma anche stufa dei tanti discorsi di ingegneria politica su cui si stanno arrabattando e avvitando su se stessi i partiti del centrosinistra. I cittadini di destra e di sinistra vogliono risposte concrete.
Vogliono fatti e non parole. Per questo hanno tutti apprezzato la nostra presenza in mezzo a loro ed il nostro impegno per qualcosa di concreto, specifico, reale. Insomma molti hanno firmato non tanto per il tecnicismo in se' della richiesta referendaria (l'abrogazione della immunita' governativa) quanto per l'aspetto sociale dell'iniziativa (…non e' giusto che si fanno le leggi solo per loro e non pensano a noi…perche' io se commetto un reato vengo processato e loro no…pensavo che votando lui stavamo meglio noi ed invece sta meglio lui e qualche amico suo… siamo stati e veniamo solo presi in giro…adesso basta, non ne possiamo piu'… ma che sbaglio ho fatto a votare questo governo… bravi fate sentire la nostra voce…). Inspiegabilmente, alcuni dirigenti del centrosinistra, invece di convenire con la volonta’ popolare, si sono subito messi di traverso adombrando rischi e perplessita’ dell’iniziativa. Alcuni in buona fede altri per cinico opportunismo.
Due sono state le riserve che maggiormente ci sono state avanzate. La prima: " … perché non aspettate prima la decisione della Corte Costituzionale che pure potrebbe abrogare il Lodo Schifani essendo stata investita della questione dal Tribunale di Milano? ".
La seconda: "... se non si raggiunge il quorum si rischia di fare un regalo a Berlusconi che potrebbe cosi’ dire che gli italiani approvano il suo modo di fare…” A coloro che dicevano di voler aspettare il giudizio della Corte Costituzionale rispondono i fatti. La Corte ha fissato il giudizio di costituzionalita’ per il prossimo 9 dicembre 2003. Cioe’ ben prima che verra’ discussa dalla stessa Corte l’ammissibilita’ del nostro referendum, determinata per legge per la fine di gennaio 2004. Orbene tutti vogliamo e auspichiamo che la Corte abroghi il Lodo Schifani.
Se cio’ avvenisse, il lavoro di raccolta firme non sara’ stato invano perche’ comunque e’ servito a rendere partecipi i cittadini di una questione di diritto fondamentale in un paese democratico: la riaffermazione del principio “la legge e’ uguale per tutti”. Nello stesso tempo però le firme raccolte - senza nulla togliere alla decisione della Corte Costituzionale (anzi rafforzandola moralmente e politicamente) – serviranno anche come "ruota di scorta" nel caso la Corte, pur riconoscendo l'immoralità della legge (cosa, questa, in re ipsa per essere stata fatta solo per favorire Berlusconi) non ne sancisca anche l'incostituzionalità formale (per una di quelle alchimie interpretative di cui è piena la nostra giurisprudenza costituzionale). In tal caso - grazie alla tempestiva raccolta di firme che abbiamo fatto - sarà possibile mettere subito in mano al popolo italiano la parola finale circa l'opportunità o meno di mantenere in vita una legge così ingiusta (senza cioè dover aspettare un altro anno per raccogliere le firme e soprattutto senza dover aspettare la fine della legislatura per sapere se il nostro Presidente del Consiglio è un galantuomo oppure un poco di buono).
A coloro che adombrano il timore che poi - quando si tratterà di andare a votare - non si raggiungera’ il quorum rispondiamo e rilanciamo: non scambiamo la "causa" con "l'effetto". La colpa della eventuale mancanza del quorum non e' di chi ha promosso il referendum (un milione di cittadini sottoscrittori vanno rispettati gia’ solo per questo) ma di chi – leaders di partito o comunque portatori di informazione qualificata - si disimpegna, si mostra rinunciatario, se non addirittura connivente.
Come quei leaders e opinionisti che invitano i cittadini a disertare le urne (e loro stessi si comportano in tal modo, dando così il cattivo esempio).
Il nostro dovere di politici è quello di tornare a far scaldare i cuori dei tiepidi, degli indecisi, dei rassegnati e degli arrabbiati, di coloro che potrebbero lasciarsi ingannare dalle sirene berlusconiane.
Dobbiamo ricreare un clima di fiducia nei cittadini verso la politica ed i politici. Insomma, dobbiamo fare come i preti di una volta quando vedevano le chiese vuote: andare noi in giro per le città e le campagne a convincere gli elettori a tornare alle urne, non “suggerire” loro di non andare a votare.
Certo, l'impegno referendario non è facile ma la politica non è un'opera ragionieristica. È azione.
Ed oggi la nostra azione è proprio quella di convincere gli italiani che il governo Berlusconi li ha traditi e li sta usando per farsi gli affari propri (e per sistemare i propri guai giudiziari). Solo così potremo convincere coloro che l’hanno votato a cambiare opinione e soprattutto schieramento. Ora la "palla della responsabilità" sta ai leaders del centrosinistra: se la sentiranno di impegnare ufficialmente e formalmente i loro partiti in una battaglia così decisiva? I loro elettori lo vogliono.
Anzi lo vogliono molti elettori non solo di centrosinistra ma anche del centrodestra come dimostrano le migliaia di persone che venendo a firmare hanno tenuto a specificare tale loro appartenenza ideologica e come viene evidenziato dai tormenti che attraversano la base sociale della destra. Ciò sta a significare che questo referendum "unisce e non divide", e unisce non solo il popolo di centrosinistra ma anche molti elettori dell'altra sponda.
Soprattutto molti cittadini che prima erano stufi di sentir parlare di politica. Insomma, per evitare lo scoglio del mancato raggiungimento del quorum dobbiamo impegnarci a creare un fronte politico sociale ampio e trasversale a sostegno dell'iniziativa referendaria e non boicottarla (come purtroppo anche nel centrosinistra qualcuno ha già cominciato a tramare). Già da oggi registriamo con soddisfazione che molti partiti e associazioni - dai Comunisti Italiani (che peraltro si sono pure impegnati con noi nella raccolta delle firme) ai Verdi, da Rifondazione Comunista ad una grande parte dei DS e a molti esponenti della "base" della Margherita - si sono schierati al nostro fianco come pure gran parte del mondo dei Movimenti e dei Girotondi (anche Nanni Moretti, Gino Strada, Pancho Pardi e Tom Benettollo hanno firmato).
Più difficile sarà invece convincere ad impegnarsi nella battaglia referendaria alcuni blasonati dirigenti del centrosinistra per lo più mossi da desiderio di rivalsa personale nei miei confronti o da preconcetta indisponibilità al dialogo con un forza politica come l'Italia dei Valori. Anche costoro dovranno rendersi conto prima o poi che - se vogliono vincere davvero le elezioni - l'Italia dei Valori può rappresentare un valore aggiunto per la coalizione del centrosinistra e quindi è bene che la smettano di considerarci come una palla al piede. Le raccomandazioni (ed i moniti) piu’ ricorrenti rivolti alla coalizione (noi compresi) che abbiamo sentito attorno ai nostri banchetti di raccolta firme sono state le seguenti: “smettetela di litigare… non ce ne frega niente dei vostri mal di pancia… avete il dovere di stare insieme anche se non andate d’accordo ……. dovete liberarci del Governo Berlusconi, gia’ questo obiettivo e’ un valore in se’ per tenervi uniti.” Noi abbiamo capito la lezione e vorremmo che anche gli altri la capissero. Per questo non posso esimermi dal denunciare pubblicamente alcune scorrettezze commesse ancora ultimamente nei nostri confronti. Innanzitutto smentisco nel modo più categorico l'infondata insinuazione di alcuni dirigenti dello SDI secondo cui noi dell'Italia dei Valori avremmo cercato di barattare la rinuncia a depositare in Cassazione le firme per il referendum in cambio di qualche posto nella costituenda lista unica per le Europee. Trattasi di un’offesa personale e politica gravissima, non solo nei confronti di noi dell’Italia dei Valori, ma anche di coloro che avrebbero dovuto prestarsi ad un tale scambio scellerato. Rinnovo perciò espressamente la richiesta ai vari Fassino, Rutelli, Violante, Angius, Castagnetti, Parisi (gia’ avanzata loro per iscritto e finora rimasta lettera morta) di smentire pubblicamente l’insinuazione velenosa avanzata dai dirigenti dello SDI.
È una ‘questione d’onore’ irrinunciabile per ridare serenità e dare serietà al dialogo appena iniziato. Sempre che questo dialogo lo si voglia veramente. Il che non pare proprio, almeno stando alle reiterate affermazioni apparse di recente sulla stampa secondo cui "Di Pietro bisogna tenerlo fuori" ("Il Riformista" del 27 settembre e del primo di ottobre), "avanti lo stesso con la lista unica, ma Di Pietro stia fuori" (Boselli ed Intini sul "Corriere della Sera del 2 ottobre). Si dirà: ma sono voci minoritarie.
Non tanto se si considera “l'assordante silenzio” in cui sono rimasti alcuni alti esponenti del centrosinistra (a cominciare ancora una volta da Rutelli).
Le pagine di questo giornale ci saranno testimoni: la ripetizione dell'errore della divisione elettorale del 2001 questa volta non potrà essere addebitata all'Italia dei Valori giacche’ non si può fare un matrimonio se una delle due parti proprio non vuole.
E quella non siamo noi!
Antonio Di Pietro - Presidente Italia dei Valori (www.italiadeivalori.it)

Ci siamo riusciti.............


Cari amici, è davvero una soddisfazione grande poterci dire oggi, tutti assieme, “ce l’abbiamo fatta”. Siamo riusciti, con le nostre sole forze, ma con il sostegno e la solidarietà di tanti cittadini italiani, in un’impresa davvero titanica.
Per questo, dal cuore, un grande ringraziamento a tutti. Credo però che non ci saremmo riusciti se non vi fosse stata, radicata in ognuno di noi, la consapevolezza che ci impegnavamo per una grande battaglia di democrazia e di legalità.
Per difendere la nostra ferma convinzione che tutti i cittadini italiani devono essere uguali davanti alla legge, senza eccezioni o deroghe per i potenti di turno. Non è l’affermazione di uno sterile egualitarismo è, al contrario, la difesa di un valore fondamentale di una democrazia matura, quello per cui chi ha responsabilità di amministrazione e di governo della cosa pubblica ha il dovere, etico e morale (di fronte ad un’accusa grave), di dimostrare, più e prima di un semplice cittadino, di meritare la fiducia degli elettori. Confido, a questo punto, che le tante firme, da noi raccolte e depositate, possano essere innanzitutto uno stimolo ed un elemento di sostegno alla decisione che, nei prossimi mesi, la Corte Costituzionale dovrà pronunciare sulla costituzionalità di questa legge.
Ma saremo pronti, se la legge non verrà cancellata dalla Corte Costituzionale, alla consultazione referendaria, perché nulla potrà cambiare la realtà di una norma ingiusta ed antidemocratica. Per fare questo, già da oggi, dobbiamo impegnarci per creare un fronte politico sociale, il più ampio possibile, a sostegno della nostra iniziativa referendaria, essendo evidente che lo scoglio più grande sulla nostra strada sarà proprio il raggiungimento del quorum. Già da oggi, con soddisfazione, prendiamo atto che molti partiti e associazioni, dai Verdi ai Comunisti Italiani, da Rifondazione Comunista ad una grande parte dei D.S. si sono schierati al nostro fianco come pure gran parte del mondo dei movimenti e dei girotondi. E già da oggi possiamo comunque dire, con soddisfazione ed orgoglio, che alcuni importanti obiettivi sono definitivamente acquisiti. - Questi tre mesi di raccolta firme sono stati uno straordinario momento di “presenza” tra la gente. Un dato politico, questo, che sicuramente ha inciso ed inciderà sulla nostra forza elettorale. -Abbiamo acquisito, anche agli occhi dell’intera coalizione di centro sinistra (ed alla faccia di che credeva o sperava che non ce l’avremmo fatta) maggiore autorevolezza e affermato la centralità nel dibattito politico delle tematiche legate alla questione morale ed alla legalità.
-Abbiamo dimostrato, prima di tutto a noi stessi, di essere un partito maturo, presente e radicato su tutto il territorio nazionale. Solo una struttura efficiente, con una classe dirigente qualificata e riconosciuta, e con una militanza motivata e preparata, poteva affrontare e superare una prova così impegnativa. Forti di tutte queste consapevolezze, affronteremo anche gli appuntamenti futuri delle prossime elezioni europee e dei rapporti di coalizione con gli altri partiti del centrosinistra. Due temi, questi ultimi, mai così vicini e collegati come ora, con la proposta di una lista unica alle prossime elezioni europee che, da più parti, viene rilanciata. Su questo ci dovremo confrontare, avendo ben chiare quelle che sono le nostre linee guida: -I.D.V. rappresenta un valore aggiunto per la coalizione di Centro Sinistra ed intende quindi mantenere e tutelare la propria identità, sia politica che di programma, proprio per non disperdere questo importante contributo di consenso e di idee che la caratterizza e che rappresenta il vero patrimonio che I.D.V. può apportare al Centro Sinistra.
-La lista unica non è un punto di arrivo. Per avere senso politico deve essere il punto di partenza di un processo ben più ampio ed articolato. Parlare di lista unica oggi, quindi, è prematuro. Si dovrà prima chiarire con chi, per fare cosa, e per andare dove, si pensa di realizzare questa lista unica. Se l’obiettivo sarà quello di una federazione che, mantenendo ed anzi valorizzando le peculiarità di tutte le storie e culture dei partiti di centro sinistra italiano, punta a individuare forme di maggiore aggregazione e di stabilità di coalizione, in un contesto di progressiva cessione di “sovranità” dai partiti alla coalizione. Se l’obiettivo sarà questo, I.D.V. certo non si sottrarrà al confronto ma vi parteciperà con spirito serio e costruttivo.
Nel frattempo, dobbiamo continuare ad intensificare la nostra attività nel territorio,ripartendo dalle strade e dalle piazze dove, in questi ultimi tre mesi, abbiamo dialogato con milioni di cittadini italiani, ma avendo ben chiaro che il nostro obiettivo è e resta quello di rafforzarci come partito, sia all’interno, con una organizzazione locale aperta e che diventa sempre più forte e capillare, sia all’esterno, cercando di portare esponenti di I.D.V. all’interno delle istituzioni, ad ogni livello di amministrazione. In questo modo saremo pronti ad affrontare le sfide del prossimo anno: referendum, elezioni europee, elezioni amministrative. Ai nostri alleati, un solo monito, il futuro si costruisce sulla lealtà e sul rispetto reciproco. La velenosa e menzognera affermazione di alcuni dirigenti dello SDI, secondo cui I.D.V. sarebbe stata disposta a non depositare le firme per il referendum, in cambio di posti nella lista unica alle prossime europee, è un insulto gravissimo a questo partito, al suo Presidente e a tutti i segretari degli altri partiti del Centro Sinistra che, con noi, in questi giorni hanno dialogato. Non ci faremo certo condizionare da provocazioni miserabili, ma non possiamo non riflettere (e con noi dovrebbe farlo l’intero Centro Sinistra) sullo spessore politico e morale di chi sceglie come campo di confronto politico la menzogna, l’accusa ingiuriosa, la diffamazione. Speravamo che in questo bagaglio di comportamenti avessimo voluto lasciare l’esclusiva a Berlusconi ed ai suoi amici.
On. Antonio Di Pietro Avv. Massimo Donadi
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