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Non basta nadare in piazza.....
9.10.2003

Bersani: Pezzotta ha ragione. Ma non basta andare in piazza

Dal 2008 in base alla riforma varata dal Consiglio dei ministri si potrà andare in pensione con 40 anni di contributi oppure con 65 anni di età ( 60 per le donne).
Una verifica dei risultati è prevista per il 2015
ROMA — La Cisl « ha ragione » perché in questo momento « è il sindacato che deve parlare di pensioni » . E allora, i politici dell’Ulivo hanno torto? « In questa fase dobbiamo aspettare, ma non è vero che la sinistra non ha idee sull’argomento » . Pierluigi Bersani accoglie la provocazione di Savino Pezzotta, l’avvertimento lanciato al centrosinistra perché non si occupi di pensioni e lasci fare a chi per mestiere difende i diritti dei lavoratori. Ma il diessino, ex ministro dell’Industria, contesta l’etichetta del « no continuo » attribuita dal
Riformista all’opposizione: « Una proposta ce l’abbiamo anche noi » .
In altre parole, anche l’opposizione dovrà comunque affrontare il nodo delle pensioni e « non può puntare a cacciare Berlusconi con qualche spallata della piazza » .

Non le sembra che il segretario della Cisl sia stato severo nei confronti dell’Ulivo?
« Il discorso di Pezzotta è da tenere in grande considerazione. Stiamo vivendo un tempo di grande conflittualità sociale ed è giusto, in questa fase, che i partiti non si approprino del sindacato. Ritengo fondati i motivi che hanno portato le forze sindacali alla protesta perché la proposta del governo è a dir poco irrazionale: è fatta apposta per mettere d’accordo Bossi che non voleva cambiare niente e Tremonti che puntava ad una politica del risparmio. Ne è uscito fuori un mostro » .

Ma non ha ragione chi sostiene che nella sinistra deve finire l’era del « non si tocca niente » ?
« Mi sembra una critica assai curiosa. Noi abbiamo sempre detto che bisognava ripartire dalla riforma Dini per operare, a tempo opportuno, cioè nel 2005, una verifica a tutto campo. Peccato che nel frattempo il governo ha provocato guasti a non finire nella finanza pubblica, tanto che ora si affretta a presentare una manovra sulle pensioni all’insegna della pura emergenza. Se il quadro di fondo dell’economia italiana è cambiato non è certo per colpa nostra, ma per gli errori commessi dall’attuale governo. E ciò va al di là della pur difficile congiuntura internazionale » .

Eppure una correzione all’attuale sistema pensionistico è una necessità invocata con forza anche da alcuni settori della sinistra.

« Certo, ma la filosofia di fondo è completamente diversa. Non si può fare una riforma delle pensioni all’insegna dell’emergenza. Occorre agire sul welfare e sugli elementi di garanzia delle fasce di popolazione meno protette, a partire dai giovani. Occorre portare avanti una verifica della curva previdenziale senza escludere opportuni adeguamenti. Ma ci sono tante soluzioni diverse da potere adottare: siamo pronti a ragionare sulla mobilizzazione del Tfr e sul sistema contributivo » .

Prendendo i soldi dove?
« Sono sicuro che l’insieme di queste misure non farebbe meno cassa per il welfare. La verifica della previdenza va fatta insieme ad un allargamento della base fiscale. Noi, a differenza del governo, non abbiamo come primo obiettivo quello di abbattere le tasse dei ricchi » .

Il ministro Tremonti promette di continuare con altre riforme strutturali.

« Il ministro ha la tendenza ad una certa libidine thatcheriana, pur non avendone né il fisico né il cervello. Prima non ha usato fermezza nel campo della finanza pubblica e ora annuncia misure drastiche: le riforme si possono e si devono fare sempre con il dialogo sociale » .

Massimo D’Alema, quando il centrosinistra era al governo, provò ad aprire un discorso sulle pensioni ma venne subito bloccato dal sindacato.
« D’Alema aveva ragione a dire che non si era conclusa la riforma Dini. Ma con il sindacato aveva fissato un appuntamento, quello del 2005 » .

Quindi va fatta comunque la riforma della previdenza?
« Non ci sottrarremo ad affrontare l’argomento. Ma la riforma delle pensioni deve essere fatta dopo le opportune verifiche, introdotta in modo graduale e accompagnata dalle necessarie coperture sociali. Il mio non è un discorso minimalista: non mi tiro indietro e non considero tabù argomenti come il contributivo pro rata. Ma bisogna anche spiegare ai cittadini come saranno garantiti » .

È vero, come dice Fassino, che il centrosinistra non ha ancora un progetto politico compiuto?
« Il progetto va costruito. Siamo ancora rimasti, per molti versi, alla foto un po’ mossa con cui ci lasciammo nel 2001 con gli elettori. Una cosa è certa: per vincere non potremo avere un programma qualsiasi. Il Paese ha bisogno di essere messo in moto: un nuovo welfare e una maggiore giustizia fiscale possono essere un buon terreno su cui lavorare » .

Dare ragione a Pezzotta che chiede all’Ulivo di fare un passo indietro sulle pensioni non significa affidarsi alla piazza?
« La piazza non è un fatto negativo. Può servire a fare emergere con chiarezza tutta l’irrazionalità della proposta avanzata dal governo. Questo dovrebbe essere il nostro atteggiamento nelle prossime settimane. Poi ovviamente dovremo essere pronti ad illustrare il nostro progetto alternativo » .

Insomma, non puntate a far cadere il governo Berlusconi con una « spallata » della piazza, come avvenne in parte nel ’ 94?
« Non ipotizziamo una caduta del governo Berlusconi con una o più manifestazioni. Abbiamo un’idea della società completamente diversa e questa dobbiamo far valere se vogliamo vincere sul centrodestra » .

Roberto Zuccolini
Il responsabile economico ds: « L’Ulivo non rinunci alle sue proposte e non punti alla spallata. Sul welfare l’opposizione deve ragionare senza tabù »

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