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Il colore delle mazzette
13.10.2003

Cari amici,
vi invio per conoscenza la lettera-appello di Elio Veltri pubblicata oggi sull'Unità e - di seguito - la mia risposta (a nome dell'Italia dei Valori) che ho richiesto di pubblicare sul giornale.

Editoriale di Elio Veltri sull'Unità del 13-10-2003:
"Il colore delle mazzette" di Elio Veltri

Mazzette trasversali a Brindisi e a Foggia, con il centrosinistra, svantaggiato, questa volta, perché il sindaco di Brindisi, Giovanni Antonino, già sindaco di Forza Italia, fa parte del nostro schieramento. Le tangenti trasversali sono una benedizione perché non provocano polemiche, ritorsioni, accuse e controaccuse.
Ho visto Porta a Porta. Se le mazzette fossero state solo rosse o azzurre, qualcuno dei partecipanti avrebbe trovato il modo di accennarne, di lanciare qualche accusa, un messaggio trasversale. Invece tutto tranquillo perché ci sono dentro tutti: come si dice, mal comune mezzo gaudio! I giornali hanno fatto il loro dovere. Informano titolando in prima pagina. Raccontano le dichiarazioni di quel sindaco del ribaltone, i suoi comportamenti, le sue guasconate, le sue prepotenze, le sue concussioni. E parlano anche i concussi. Le vittime. Ma nessuno si era accorto di niente? Nessuno si meravigliava di un sindaco che il centrosinistra si era preso strappandolo al Polo? Di un personaggio che diceva: «Vado in giunta e mi approvo la delibera?». No. Nessuno faceva una piega.
Tutti d'accordo e se la magistratura non fosse intervenuta, lo sanno bene i dirigenti dei partiti di centrosinistra, Antonino sarebbe diventato deputato e se il centrosinistra avesse vinto le elezioni, magari sarebbe entrato nel governo in nome dell'efficienza dimostrata, dei voti presi e se la sarebbe cavata. I giornali scrivono e i partiti tacciono. Chi ha voluto quel sindaco? Solo i dirigenti locali? Sappiamo che non è vero. Non si fa una operazione di ribaltone come quella di Brindisi senza parlarne con i dirigenti nazionali, i quali o erano disattenti perché impegnavano il tempo nell'esegesi delle dichiarazioni di Bossi o, cosa più probabile, hanno dato la loro benedizione pensando: fottiamo il sindaco al Polo e rastrelliamo una barca di voti. Tanto, chi se ne frega. I moralisti del cavolo li abbiamo messi a tacere.
Qui bisogna essere pratici e tutti i mezzi sono buoni per vincere. Chi lo dice che se i mezzi sono sporchi lo sono anche i fini? D'altronde, il Parlamento non è forse popolato di inquisiti di ogni risma? Un sottosegretario di questo governo non è stato forse condannato a tre anni di galera in appello, rimane al suo posto e nessuno gli ha chiesto le dimissioni? Un noto tangentista non è forse il più tenace inquisitore della Commissione TeleKom Serbia?
La Costituzione non dice che fino a sentenza passata in giudicato si è innocenti? Non è stata fatta una grande battaglia garantista, trasversale, per tutelare politici e amministratori da una magistratura troppo invadente? Ebbene, sì. È andata proprio così e i «giustizialisti» sono stati ridotti al silenzio. Allora, bisogna essere conseguenti: Antonino e i suoi sodali di Brindisi e di Foggia, fino a sentenza definitiva sono innocenti. O si cambia strada o si abbia il coraggio di dirlo e di difenderli. Quanto a raccogliere consensi per il centrosinistra alle prossime elezioni, questo è un altro discorso.
E poi c'è tempo e il tempo sana tutto. L'Italia è una fogna, ha scritto su questo giornale Tabucchi. Sì, è una fogna maleodorante. Ma se a mantenerla attiva, concorre anche il centrosinistra, la bonifica è impossibile. È difficile uscirne se più di metà dell'economia è illegale e il problema sembra non interessare più di tanto.
Se il sistema di corruzione non ha niente da invidiare a quello della prima repubblica, tranne che per l'aumento del prezzo delle tangenti perché facendo la maggioranza dei magistrati il proprio dovere, i rischi sono maggiori.
Se nelle classifiche della corruzione, che stila Trasparency, l'Italia è sempre ai primi posti. Cari amici e compagni che ci dirigete, esimi intellettuali che ci illuminate, grandi imprenditori che producete evadendo le tasse, importanti opinionisti che bacchettate a destra e a manca i pochi «giustizialisti» rimasti, anche se vi dimostrano che il garantismo lo hanno nel loro Dna, continuate pure a parlare di riformismo, a spaccare il capello in quattro sulle dichiarazioni di questo o quel leader, mentre gli innumerevoli Antonino saccheggiano il Paese.
Ricordo bene come fu fucilata dalla Camera dei deputati, in nome del garantismo, la proposta di istituire l'Autorità anticorruzione e l'anagrafe patrimoniale e come fu affossata con iniziativa e impegno trasversali la Commissione anticorruzione voluta da Violante.
Oso troppo se chiedo ai dirigenti del centrosinistra di dire una parola, di fare un comunicato, di assumere un impegno perché nel Programma, se mai si farà, la legalità venga presa in seria considerazione, vengano elaborate proposte anticorruzione a cominciare da un Codice etico, per cacciare dalla politica i ladri, prima delle sentenze definitive della magistratura?
Ed è sconveniente se mi propongo per dare un contributo e mettere a disposizione studio ed esperienza di 30 anni di impegno e di battaglie? Ed è chiedere troppo ai nostri leader di battere un colpo e di rispondere?
Io li prego di occuparsi davvero di legalità perché la corruzione, come una metastasi, corrode la democrazia, distrugge l'economia, inquina l'amministrazione, corrompe le coscienze, provoca la degenerazione dei partiti, mina il patto sociale. In una parola ci porta verso l'Argentina.

Risposta di Antonio Di Pietro a Elio Veltri del 13-10-2003:
Caro Elio,

rispondo alla tua lettera-appello pubblicata oggi sull'Unità.
Condivido - come non potrei! - la tua analisi sulla corruzione politica in Italia (peraltro ripresa proprio oggi anche dal Presidente della Camera): è tornata Tangentopoli, come prima e più di prima. Per renderesene conto basterebbe ricordare alcuni ultimi episodi all'attenzione della Magistratura (casi Cuffaro e Crisafulli in Sicilia, Odasso e Brigandì in Piemonte, Antonino e impreditori vari a Brindisi e Foggia).
Purtroppo, nonostante i ripetuti episodi di malcostume, la politica - anche quella di sinistra - continua ad abbassare la guardia, a far finta di non vedere. È come se, scoperto il male, in Italia si preferisse curare i medici piuttosto che la malattia (i giudici che hanno scoperto e scoprono i reati piuttosto che la corruzione politica che ammorba le nostre istituzioni). Il caso Antonino di Brindisi ne è la riprova: solo l'opportunismo politico cieco e sordo ad ogni richiamo morale poteva permettere ai partiti del centrosinistra di offrire "ponti d'oro" ad un personaggio, transfugo del centrodestra, così chiaccherato e conosciuto per i suoi metodi e le sue connivenze.
Ben venga, allora, la proposta di un "codice etico" da te rilanciato nel tuo appello sull'Unità di oggi e da sempre cavallo di battaglia di (comuni) battaglie nell'Italia dei Valori. Il centrosinistra potrebbe (dovrebbe) farle proprie da subito in vista delle prossime elezioni europee ed amministrative almeno come "atto unilaterale interno" (senza bisogno quindi di aspettare una legge).
L'illegalità e la corruzione "corrode - come tu giustamente ricordi - la democrazia, distrugge l'economia, inquina l'amministrazione, corrompe le coscienze, prova la degenerazione dei partiti, mina il patto sociale".
Il centrosinistra, invece di continuare a discutere di formule e formulette elettorali - utili solo a carpire il voto e la buona fede delle persone per bene -, invece di continuare a mettere veti e controveti, scelga la strada coraggiosa del cambiamento culturale: non più permissivismo ed opportunismo alla maniera di Antonino, ma rilancio della questione morale e del buon esempio politico.

Tuo,
Antonio Di Pietro

Sito internet : www.antoniodipietro.it
segreteria@antoniodipietro.it
italiadeivalori@antoniodipietro.it

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