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Finanziaria 2004: inaccettabili penalizzazioni per i Comuni .
14.10.2003

Finanziaria 2004: inaccettabili penalizzazioni per Comuni grandi e piccoli
I vertici dell'ANCI si autosospendono: una protesta senza precedenti



La Finanziaria per il 2004 ha in sé provvedimenti che avranno una ricaduta estremamente pesante, addirittura insostenibile, per molti degli ottomila Comuni italiani. La questione tocca da vicino la realtà della nostra provincia e del Cremasco. Il grido d'allarme arriva dall'Anci, l'associazione nazionale dei comuni italiani, che si "autosospende", cioè non parteciperà più alle sedi istituzionali di concertazione - a cominciare dalle Conferenze Stato-Città e Unificata - fino a quando il Governo non avvierà una iniziativa che tenga presente le richieste, in tema di Legge Finanziaria 2004, dei comuni italiani. La decisione della "autosospensione" dell'Anci - che è stata comunicata al Presidente del Consiglio dei Ministri on. Silvio Berlusconi, al vicepresidente on. Gianfranco Fini e ai Ministri on. Giuseppe Pisanu ed Enrico La Loggia - è una forma di protesta che non ha precedenti e che accomuna i rappresentanti di tutti gli schieramenti politici.
A pochi giorni dalla Conferenza nazionale dell'Anci (Firenze 15-18 ottobre), accanto al presidente Leonardo Domenici si sono autosospesi Paolo Agostinacchio, Alvaro Ancisi, Alessandro Antichi, Giuliano Barbolini, Sergio Chiamparino, Paolo Corsini, Paolo Costa, Rossana Di Bello, Fabio Melilli, Osvaldo Napoli, Giuseppe Fioroni, Alessandro Pietracci, Antonio Saia, Linetta Serri, Giuseppe Torchio e Walter Veltroni, espressioni di coalizioni di centrosinistra e centrodestra (ndr: non risulta invece essersi autosospeso un altro lombardo, Lamberto Grillotti, di AN, già sindaco di Rivolta d'Adda e relatore di maggioranza sulle tabelle bilancio dello Stato al Senato).
"La situazione è insostenibile - evidenzia il presidente di Anci Lombardia e della Consulta nazionale dei Piccoli Comuni on. Giuseppe Torchio - poiché l'autonomia finanziaria dei Comuni resta bloccata, mentre cospicue sono le decurtazioni ai fondi del 2003. Solo per citare alcuni dati basti pensare che oltre ad essere confermato il taglio dei trasferimenti erariali (115 milioni di euro) sembra venir meno l'incremento delle risorse derivante dal tasso programmato di inflazione (stimabile in 175 milioni di euro). Anche per quanto riguarda la riforma della Cassa Depositi e Prestiti, pur in un quadro di necessaria evoluzione, è vasta la preoccupazione per la perdita di ruolo, rappresentanza, risorse e servizi in favore dei comuni, in particolare dei più piccoli, di fatto già oggi impediti a ricorrere a mutui venti-venticinquennali, di rinegoziare i vecchi mutui per le soglie eccessive d’accesso, di partecipare al progetto di sicurezza degli edifici scolastici per la mancata pubblicazione del decreto interministeriale tra Infrastrutture ed Istruzione. A ciò si aggiunga che la riforma della Cassa Depositi e Prestiti e la sua trasformazione in Spa non è collegata alla necessità di evitare di svuotare i forzieri in direzione delle grandi infrastrutture previste dalla Legge Obiettivo. È necessario, invece, garantire il massimo sforzo per finanziare le reti locali delle opere pubbliche e dei servizi elementi che potranno segnare un’ulteriore sconfitta se le Fondazioni saranno chiamate a finanziare le grandi infrastrutture quello che colpisce è il divario tra l’ambizione di progetti macro economici ed il colloquio diretto con le lettere agli italiani per le pensioni, senza assumere riconoscimento per i colpi sociali intermedi e le associazioni comprese quelle degli Enti Locali.
Da rilevare ancora la filosofia del provvedimento legato al condono edilizio che, pur assegnando un modesto contributo ai piccoli enti, di fatto spinge verso forme di fuga dal dovere morale e civile di pagamento degli oneri urbanistici e obbligo a realizzare le opere nelle aree urbanistiche inserite nei piani regolatori, non prevedendo, altresì, alcuna forma di contributo per la redazione dei piani regolatori per i piccoli comuni in gravi condizioni finanziari e tuttora sprovvisti di tali strumenti. Infine la Finanziaria non coglie, in alcun modo le trasformazioni in atto per realizzare forme di unione e gestione associata dei servizi e delle funzioni a livello sovraccomunale, fenomeno che interessa ormai circa un quinto dei comuni italiani ed oltre duecento unioni, ufficialmente costituite di cui più di cinquanta in Lombardia e qualche decina in provincia di Cremona. Nonostante ciò risultano fortemente ridotte le risorse per incentivare le unioni dei Comuni (50 milioni). Inoltre viene ridotto di oltre 60 milioni di euro il fondo ordinario per gli investimenti, destinato il larga parte ai piccoli Comuni, e non viene rifinanziato il fondo spettante ai Comuni con meno di tremila abitanti, che ammontava a 112 milioni. Una ulteriore penalizzazione viene infine dalla proposta di riforma fiscale formulata da Tremonti, che abolisce il credito d'imposta per gli enti locali sui dividendi degli utili d'impresa delle società di cui detengono la proprietà. Si tratta di una quota del 56,25%, quindi rilevante, che costituirà un'ulteriore pesante penalizzazione per i nostri Comuni".
"Se questa è la situazione - conclude l'on. Torchio - dopo anni di progressivi tagli già messi in atto, non è più possibile amministrare le realtà locali. Da qui la necessità imprescindibile, sottolineata da tutti i componenti del Comitato Operativo Anci, di richiamare con una forma di protesta che certamente è clamorosa, l'attenzione del Governo sulle conseguenze di una Finanziaria che mortifica il ruolo e la funzione dei comuni italiani. Non da ultimo per importanza la mancata approvazione della Legge Realacci sui piccoli Comuni e del superamento del limite del secondo mandato elettivo dei sindaci per il cui raggiungimento si sta battendo lo stesso Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi".

on Giuseppe Torchio

Per il documento completo di tabelle clicca qui http://www.welfareitalia.it/documents/finanziaria_2004_anci.doc

nella foto Giuseppe Torchio

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