Per Achille Occhetto la lista unitaria per le europee costituisce «una falsa partenza». Insiste sul fatto che Romano Prodi, nel lanciare la sua proposta, non avrebbe dovuto «rinchiudersi in incontri ultra-oligarchici». Quella del presidente della Commissione europea, spiega l’ex segretario della svolta dal Pci al Pds, è stata «un’ingenuità » che ha reso possibile il passaggio dalla lista di tutto l’Ulivo alla lista a tre tra Ds, Margherita e Sdi. Parla di un «politicismo esasperante», e delle divisioni nel centrosinistra sulla risoluzione Onu sulla crisi irachena dice: «Sta prevalendo il tatticismo interno e l’idea secondo la quale la sinistra deve passare sempre degli esami, dimostrare sempre qualche cosa al salotto buono, invece di guardare gli eventi con assoluta autonomia e per quello che sono».
E come sono secondo lei, senatore Occhetto, questi eventi?
«Intanto, c’è una risoluzione che solo in Italia è stata enfatizzata in modo così provinciale. Perché se guardiamo le posizioni assunte dagli stessi paesi firmatari, come la Francia, la Germania e la Russia, e prendiamo in considerazione tutta la stampa europea e americana, appare del tutto evidente che quella risoluzione è un compromesso».
Fassino, D’Alema, Rutelli parlano di svolta.
«La risoluzione può rappresentare un primo piccolo passo avanti, ma è del tutto assurdo che la sinistra abbassi la guardia e enfatizzi un risultato che deve ancora essere conquistato. La svolta ci sarà quando si avrà una vera risoluzione multilaterale, sia nella direzione delle operazioni sul campo, sia nella definizione chiara e precisa delle date del passaggio del potere democratico nelle mani degli iracheni».
Quindi, secondo lei quale dovrebbe essere la posizione della sinistra italiana?
«La stessa della Francia, della Germania, della Russia, che conseguentemente con l'atteggiamento assunto contro la guerra non hanno mandato le loro truppe. E poi bisogna offrire una visione geopolitica alternativa a quella Usa, e che abbia al suo centro la riforma dell’Onu e delle istituzioni internazionali».
Truppe italiane già sono, però, in Iraq. Secondo lei vanno ritirate anche dopo l’approvazione della risoluzione 1511?
«È stato un errore inviarle. Sono state considerate truppe a sostegno degli aiuti umanitari, ma in realtà hanno finito per essere alleate delle forze di occupazione. Dobbiamo chiederne il ritiro».
Rutelli già da ora ha proposto di inviare una missione nuova, che ne pensa?
«Dobbiamo prima ritirare quella che c’è e mandarne eventualmente una nuova solo dopo che sarà cambiato il comando e il tipo di missione».
Perché secondo lei la fuga in avanti?
«Temo che la risoluzione sia stata enfatizzata per motivi interni, quasi a voler distinguere tra una sinistra riformista di governo, moderata e il resto della sinistra».
Su questa questione c’è stata una convergenza tra maggioranza Ds, Margherita e Sdi. Esponenti di questi partiti sostengono che è la dimostrazione che la lista unitaria non è frutto di ingegneria genetica, ma si fonda su contenuti condivisi. Secondo lei?
«Questi commenti dimostrano che la forzatura nei confronti della risoluzione dell’Onu è molto piegata a fini interni. E non all’unità massima dell’Ulivo, ma alla sua divisione interna in un’area riformista moderata e in un’area più radicale. Rispetto a questo, continuo a pensare che l’idea della lista unitaria sconta una falsa partenza, perché invece di rinchiudersi nell’oligarchia, sarebbe stato opportuno che Prodi fosse venuto in Italia, avesse convocato le assemblee, le associazioni, le università , i girotondi e certo, anche i segretari di partito, e avesse indicato alcune grandi idee forza su cui aprire l’ipotesi di una vera lista unitaria dell’Ulivo. E poi sulla base di una discussione di contenuto decidere dopo e non prima chi ci stava e chi no».
Secondo lei è ancora possibile tutto ciò?
«Certamente, se però si comprende che la cosiddetta subordinata non è tale».
È più una critica a Prodi o ai partiti che si sono mossi così in fretta?
«È una critica all’interpretazione che è stata data alla proposta di Prodi. Forse Prodi ha commesso qualche ingenuità tattica che ha favorito questa interpretazione. Credo sarebbe opportuno che rientrasse in campo l’idea originaria della lista unitaria come Prodi l’aveva lanciata nel primo momento».
Rutelli dice: acquisite le decisioni dei partiti, la prossima tappa sarà un largo coinvolgimento della società civile.
«È un assurdo pensare che si possa prima fare la lista a tre, prima gli oligarchi decidono, e poi si chiede agli altri di partecipare. È fare come gli Stati Uniti, che prima decidono la guerra e poi chiedono la copertura internazionale. La mia proposta è di azzerare la situazione e ricominciare tutti assieme. E questo possiamo, tutti assieme, chiederlo a Prodi».
E se la lista fosse il primo passo verso il partito riformista?
«L’unico modo per far nascere qualcosa di nuovo sta in un’effettiva contaminazione tra i diversi riformismi di cui è ricca la società italiana. Questo soggetto nuovo si deve farlo vivere tra la gente e si deve capire che l’unica placenta è l’Ulivo. Inaridire anzitempo l’Ulivo, spaccarlo, porta a costruire solo dei soggetti fatti a tavolino e che rischiano non solo di dividere la sinistra ma anche di trovare poco seguito presso l’opinione pubblica».
Intanto, nei giorni scorsi sono scoppiate delle polemiche tra Ds e Margherita.
«Già , la polemica si accentua proprio nel momento in cui si parla di unità . In modo stravagante ritorna il tema se dopo Prodi il premier dovrà essere dei Ds o della Margherita. Ma un’autentica unità dovrebbe togliere senso a un simile problema. Quando ci si unisce, le appartenenze del passato confluiscono nella nuova esperienza unitaria. Si è tutti, per così dire, nella stessa barca. Invece, purtroppo, tutto viene immeschinito attraverso un politicismo esasperante».
da www.unita.it