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Sindacati e ambientalisti: No al condono edilizio
28.10.2003

Sindacati e ambientalisti: No al condono edilizio

Una beffa per gli onesti con effetti disastrosi per il territorio e l'ambiente.

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NO al CONDONO EDILIZIO

Con il condono edilizio il governo tenta di tappare le falle di una politica economica fallimentare. Ancora una volta i cittadini onesti vengono beffati.

Le associazioni ambientaliste e Cgil-Cisl-Uil insieme dicono No ad una misura sbagliata e iniqua che avrà effetti disastrosi sul territorio e sull’ambiente.

Il condono edilizio è:

Un premio agli evasori. Non è affatto vero che questo condono, terzo in ordine di tempo, serve a "voltare pagina". In realtà rafforza la convinzione dell’impunità per i responsabili degli abusi e per chi continua ad agire nell’illegalità. Tanto, prima o poi – questa è la convinzione ormai radicata - verrà certamente una sanatoria a dar loro una patente di legittimità, e quindi a consentire di commercializzare gli immobili ai normali valori di mercato. Non è affatto vero, inoltre, che il condono fa emergere base imponibile e dunque generare maggior gettito fiscale. In realtà, tutti i condoni, non solo quello edilizio, hanno un effetto negativo sul livello delle entrate fiscali. E soprattutto se ripetuto o prorogato, ha un impatto negativo rispetto all’obiettivo di determinare il rispetto fiscale dei contribuenti, anche perché l’uso di questo strumento in generale riduce gli accertamenti dell’amministrazione e, di conseguenza, l’efficacia del sistema sanzionatorio fiscale.

Un sostegno all’economia sommersa. La sanatoria dell’abusivismo edilizio chiude il cerchio dei provvedimenti che hanno platealmente sostenuto e privilegiato interessi privati a danno dell’interesse generale (condono fiscale, falso in bilancio, sanatorie, amnistie e indulti fiscali). Quante attività illegali, dette in "nero", si svolgono in capannoni abusivi, in sottoscala o in locali privi delle elementari condizioni di igiene e di sicurezza per i lavoratori? Il settore edilizio è già ai primi posti nelle statistiche per morti e infortuni sul lavoro. Con il condono edilizio vengono vanificati gli sforzi per fare emergere il lavoro nero, riceve un ulteriore colpo l’attività edilizia legale, viene alimentato l’abusivismo nei settori dell’industria e del commercio.

Un danno al territorio e all’ambiente. L’abusivismo che si vuole condonare non riguarda più alloggi di "necessità" - che fino agli inizi degli anni ottanta ha accompagnato le migrazioni territoriali - ma interessa fondamentalmente le "seconde" case e i capannoni ad uso industriale e commerciale, costruiti spesso su aree demaniali e di pregio ambientale, lungo le coste e i fiumi o, addirittura, dentro i parchi. Si tratta di 730 mila edifici residenziali e non residenziali sorti ex novo in dieci anni (dal 1994, anno dell’ultimo condono, fino ai nostri giorni), numero che, se si aggiungono gli "ampliamenti" e le "sopraelevazioni", arriva a un totale di circa un milione. Così, anche chi ha occupato e deturpato aree vincolate e protette costruendovi ville o capannoni, e magari svolgendovi attività inquinanti, viene ad essere premiato, acquisendo anche il diritto a diventarne proprietario. Mentre con la verifica generalizzata sui vincoli sugli immobili pubblici si rilancia il tentativo di svendere il patrimonio culturale del nostro paese.

Un regalo alla malavita organizzata. Particolarmente grave è la possibilità che il provvedimento offre di sanare la propria posizione a imprese, direttamente o indirettamente legate alla malavita organizzata, che hanno fatto dell’abusivismo un’attività economico-speculativa al di fuori di ogni regola urbanistica e di ogni considerazione relativa alla sicurezza dei cittadini e al rispetto del territorio, dell’ambiente e del paesaggio.

Incostituzionale. Il governo interviene pesantemente su una materia che l’art. 117 della Costituzione affida alle Regioni e agli enti locali. In materia edilizia e di governo del territorio, allo Stato spettano i principi fondamentali mentre spettano alle Regioni applicarli con leggi e regolamenti. Con il decreto-legge varato dal governo (D.L. n. 269/’03), lo Stato è andato ben oltre il dettato costituzionale espropriando di fatto Regioni ed Enti locali delle loro competenze. Siamo di fronte ad un intervento dirigista che calpesta ogni logica di autonomia nelle scelte riguardanti la gestione e l’uso del territorio, la stessa politica di programmazione delle risorse locali. Per responsabilità di questo governo si è così aperto un grave conflitto istituzionale anche tra lo Stato e il sistema di governo locale. Sono sei le Regioni (Toscana, Campania, Umbria, Marche, Friuli Venezia Giulia, Emilia–Romagna) che hanno già deciso di fare ricorso alla Corte Costituzionale, mentre altre annunciano iniziative per ridurre l’impatto negativo del condono sul territorio.

Un attacco alla legalità. Con il condono, il governo assesta un duro colpo agli sforzi di amministrazioni locali e regionali, di forze sociali ed associazioni ambientaliste che si battono per la tutela, la riqualificazione e la valorizzazione del territorio. Gli stessi corpi dello Stato impegnati nell’azione di contrasto alle attività illegali e criminali sono di fatto mortificati e depotenziati nel loro lavoro, se non addirittura annullati. Il risultato finale di questo sciagurato provvedimento, al di là di qualche spicciolo, sarà un abbassamento complessivo del livello di legalità, del rispetto delle regole, della sicurezza dei lavoratori e dei cittadini.

Un flop finanziario. A fronte di un gettito atteso di 3,8 miliardi di euro per lo Stato, alle casse dei Comuni invece verrà prodotto un buco di 4,7 miliardi, come conseguenza della differenza tra incassi provenienti dagli oneri di concessione (circa 4 miliardi) e costo degli oneri di urbanizzazione (8,7 miliardi). Per arginare il deficit pubblico, dunque, il governo non solo infligge un duro colpo al territorio e all’ambiente, ma non esita a scaricare i costi della crisi finanziaria sulle comunità locali. A pagarne le conseguenze sarà la stragrande maggioranza dei cittadini onesti a vantaggio dei cosiddetti furbi legittimati dal susseguirsi delle sanatorie.

Cgil Cisl Uil, Legambiente, Wwf, Associazione Bianchi Bandinelli, Comitato per la Bellezza, Inu, Italia Nostra .

fonte: www.fondazionedivittorio.it

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