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Sfida alla globalizzazione...di Padre Zanotelli
16.11.2003

Padre Zanotelli. Sfida alla globalizzazione
Edito da Piemme.
Con intervista prefazione di Gherardo Colombo. Di Mario Lancisi.

La prima biografia del missionario comboniano

Da Korogocho a Napoli, quartiere Sanità, tra la povertà più estrema e gli artigli della criminalità. E’ l’ultima sfida di Alex Zanotelli, missionario comboniano, fondatore della rete Lilliput, nel cuore di quel mondo occidentale che, come spesso ripete nei suoi discorsi, consuma l’80 per cento delle risorse del mondo, a scapito della stragrande maggioranza dei paesi del pianeta.
Mario Lancisi, in Alex Zanotelli. Sfida alla globalizzazione, edito da Piemme, ricostruisce le passioni, il pensiero, le inquietudini di un missionario comboniano che ha fatto delle sue battaglie contro la povertà e le diseguaglianze una ragione di vita, delineando, nel segno di una fede profonda in Dio, un’alternativa sociale, economica e politica alla globalizzazione più materialista. Attraverso incontri e interviste si snoda la ricerca dei temi principali e delle tappe salienti che hanno scandito la vita di padre Zanotelli: le umili origini trentine, gli studi negli Stati Uniti, la prima missione in Sudan, la direzione di "Nigrizia" con le denunce contro il commercio delle armi e la cooperazione internazionale per la fame nei paesi poveri, la straordinaria esperienza nella baraccopoli di Korogocho, la nascita della rete Lilliput e infine la nuova sfida missionaria nel quartiere Sanità di Napoli. Un libro per conoscere uno dei personaggi più amati dalle giovani generazioni cattoliche e laiche e da molti esponenti del mondo ecclesiale e politico internazionale.

Le origini
Il libro inizia con la scelta del giovane Alex Zanotelli di farsi comboniano e ricostruisce con dovizia di particolari le sue radici trentine e gli anni della formazione negli Stati Uniti di Kennedy e Luther King – due personaggi che molto influenzarono il giovane Alex -, in cui importante fu anche l’incontro con la teologia americana. Della sua vocazione padre Alex fornisce questo ricordo: “ La mamma lo ha sempre desiderato (che diventasse sacerdote, ndr.). Io non volevo né studiare, né diventare sacerdote. Quando ho preso la mia decisione, lei si è sobbarcata l’onere di trovare qualcosa in più per farmi studiare. Sentivo che la vita poteva avere un significato molto più largo, che la vita era bella se la si donava. Poi sono arrivati i missionari comboniani che avevano la scuola media a Trento ed io, improvvisamente, ho cominciato a interessarmi, a chiedere. Shock di mia madre, ben felice ma molto perplessa”. Missione è per padre Alex incontro dell’altro, del povero, della diversità. “Un missionario mi spiegò con chiarezza: missione è sedersi dove la gente si siede e lasciare che tutto cresca. I tempi sono lunghi, devi avere pazienza”, racconta padre Zanotelli nel libro di Lancisi.

Sudan: il veto del governo

Ordinato sacerdote nel 1964, padre Zanotelli viene inviato in missione nel Sudan martoriato dalla guerra civile. Qui il giovane missionario insegna alla scuola Comboni e simpatizza con il popolo dei Nuba, avversato dal governo, e ciò gli costa di fatto l’allontamento da parte del governo. “In che cosa soprattutto era scomodo Alex? Nel fatto che le sue messe attingevano agli usi e ai costumi africani (sempre però in sintonia con le disposizioni dei vescovi) e questo non piaceva a quanti facevano fatica ad accettare il Vaticano II. Le sue omelie erano di fuoco: si scagliava contro le ingiustizie, spesso metteva sotto accusa i responsabili del governo e dell’amministrazione corrotti, che intascavano i fondi destinati per lo sviluppo. Cercava in definitiva di applicare il Vangelo alla realtà storica in cui viveva”, racconta Rolando Del Cason, che è stato missionario in Sudan nel periodo di Zanotelli.

Nigrizia. Le battaglie che anticipano Tangentopoli

Tornato in Italia dove studia arabo a Roma, nel 1978 Zanotelli viene nominato direttore di Nigrizia, rivista missionaria che il missionario comboniano trasforma in una delle voci più critiche nel panorama della stampa italiana. Famose le denunce contro il commercio delle armi e la cooperazione ai paesi poveri, che presero di mira esponenti di primo piano della classe politica di allora, da Andreotti a Spadolini, da Craxi a Piccoli. Denunce che di fatto anticipano la stagione di Tangentopoli. “Tutto è cominciato nel gennaio 1985 con la pubblicazione dell’editoriale “Il volto italiano della fame africana”, una pesante denuncia del sistema di aiuti ai paesi del Terzo Mondo. Scoppiò un finimondo – racconta padre Alex -. Tangentopoli poteva scoppiare allora, c’erano già tutti gli elementi. Dalla fame passammo poi alle armi, ai problemi legati all’ambiente, insomma mettemmo a nudo il sistema. Spadolini sull’Espresso attaccò pesantemente i cosidetti preti rossi. Giunse persino ad accusarmi di incitamento alla delinquenza terroristica internazionale”.
Le reazioni furono pesanti e culminarono nel licenziamento nel 1987 di Zanotelli da direttore di Nigrizia, su pressioni del Vaticano. Di quel periodo Zanotelli racconta “la grande sofferenza umana”: “Ricordo ad esempio il vuoto intorno che mi venne fatto dalla Chiesa: in tre anni di battaglie sono stato invitato a parlare solo in 4-5 parrocchie . Dal 1985 all’87 sono stato sballottato da tutte le parti. C’è stato un mese in cui per venti giorni ho dormito in treno. A volte mi mettevo a piangere, volevo mollare, mi ripetevo: “Basta. Non voglio più parlare. Sono stufo di beghe, di querele, di polemiche”. Altre volte andavo a piangere in cappella perché la preghiera è anche pianto. E solo davanti a Dio interpellavo la mia coscienza: "Sono davvero sicuro di aver detto la verità? E’ possibile che 50 milioni di italiani non vedano gli scandali?”

NELL’INFERNO DI KOROGOCHO

Licenziato da Nigrizia Zanotelli riesce nel 1988 a coronare il sogno che coltivava da anni: fare un’esperienza missionaria in una baraccopoli. La scelta cade su Korogocho, baraccopoli di Nairobi. “Un’esperienza incredibile, durissima ma anche una grazia di Dio. Quando è venuto a Korogocho l’abate generale dei Cistercensi ad un certo punto mi ha detto: “Tu non ti meriti questa grazia, è grazia gratuitamente data. Devi essere estremamente grato al Signore”. E io lo sono perché per me Korogocho è stato un vero battesimo. E’ il battesimo dei poveri come quello di Gesù quando entrò nelle acque del Giordano con i poveri della Galilea”.
A Nairobi ci sono 120 baraccopoli. La più popolosa è Kibera con 800mila abitanti, Korogocho ne ha 100mila. Nella lingua locale il nome Korogocho significa confusione, caos. La baraccopoli si trova sotto il livello delle fogne di Nairobi, zona est, su una collina a schiena d’asino, larga un chilometro e lunga un chilometro e mezzo. Le baracche sono in genere di 3 metri per 4, molto basse, costruite con pareti di fango o cellophan e tetto in lamiera. A Korogocho non c’è luce, non c’è acqua, non c’è telefono, non c’è gas, non c’è televisione, non c’è auto e non ci sono cessi. Il degrado umano a Korogocho è spaventoso. “Forse Dio è malato”, spiega padre Alex a Walter Veltroni quando l’ex segretario dei Ds, all’inizio del 2000, si recò in visita a Korogocho (l’altro leader politico che è passato da queste parti è stato il reverendo nero Jesse Jackson). I mali di Dio, a Korogocho, si chiamano Aids, fame, prostituzione, droga, alcolismo, violenza.

SE DIO NON E’ ONNIPOTENTE

L’inferno di Korogocho suggerisce a Zanotelli profonde riflessioni su Dio. Alla domanda se abbia mai dubitato della sua esistenza, risponde: “Non una ma molte volte. Quando uno si trova in situazioni così assurde, davanti ad una sofferenza innocente, come è capitato a me a Korogocho, il primo dubbio che viene è proprio su Dio. Perché uno si chiede: ma se tu, Dio, ci sei, è impossibile che non intervenga di fronte ad una sofferenza così atroce. Ma oggi Dio è impotente, è malato. Potrà guarire solo quando guariremo noi. Solo noi oggi possiamo far qualcosa. Dio non può più. Ognuno di noi è importante perché vinca la vita...". Dio non è onnipotente? “Più ci rifletto e più mi convinco che forse Dio non è l’onnipotente che pensiamo noi. E’ il Dio della croce. Perché non ha ascoltato la preghiera di Gesù morente? E’ un mistero. Forse è un Dio debole, che si è autolimitato, che può salvarci solo attraverso di noi”.

RETE LILLIPUT E I NEW GLOBAL

Zanotelli resta a Korogocho fino al 2002 ma la lontananza dall’Italia non gli impedisce – nei rari ma intensi ritorni – di dar vita all’esperienza della Rete Lilliput e di partecipare da protagonista ai movimenti no global.
Zanotelli lancia l’idea della Rete Lilliput durante il periodo sabbatico che trascorre in Italia, a cavallo del 95-96, nel corso di una serie di incontri con alcune associazioni cattoliche, come ad esempio il gruppo Abele e la comunità romana di Capodarco. Zanotelli è stato influenzato dalla lettura del libro di Jeremy Brecher e Tim Costello, Contro il capitale globale, edito da Feltrinelli nel 1996 e poi ripubblicato nel 2002.
Dopo il suo ritorno in Italia, padre Alex partecipa con assiduità agli appuntamenti del movimento new global e della Rete Lilliput fino ad essere uno dei protagonisti del Social Forum europeo di Firenze (6-10 novembre 2002), che segna la vittoria della linea di quanti , come il missionario comboniano, si sono battuti, da Genova in poi, per estirpare la tentazione della violenza dal movimento new global. A Firenze Zanotelli incontra Luca Casarini e gli altri leader del movimento e di nuovo ripete la necessità di adottare una chiara scelta di nonviolenza attiva. “La nonviolenza attiva non è pacifismo, è ben altra cosa. Ho cominciato leggendo Gandhi, Martin Luther King, Milani, Mazzolari e questi mi hanno aiutato a capire che era stato Gesù di Nazarteth a praticare per primo la non violenza in quella Galilea schiacciata dall'imperialismo romano – dichiara il prete comboniano -. Vi vorrei pregare, con tutto il cuore, di avere il coraggio di una scelta radicale di non violenza. Questo sistema è violento per natura. Noi dobbiamo costruire un sistema non violento, una civiltà della tenerezza”.

MISSIONE A NAPOLI

Il ritorno in Italia segna una nuova tappa della missione di Zanotelli: nel quartiere Sanità di Napoli, uno dei luoghi simbolo del degrado sociale del nostro Paese. Dal 2002 Zanotelli è diviso tra Napoli e l’Italia che attraversa in lungo e in largo per affermare le ragioni del no alla guerra e dei valori dell’eguaglianza, della solidarietà, della nonviolenza, dell’accoglienza.
A Napoli padre Alex vive nella comunità Crescere Insieme, dove trovano rifugio i tossicodipenti più emarginati del quartiere Sanità. Si affida come punto di riferimento nei suoi frequenti giri per l’Italia a suor Rosetta che riceve le telefonate e tiene la posta. Poi c’è don Antonio: “Sono rimasto molto colpito da padre Alex. Sta ore intere a pregare. Lì, nella meditazione e nella preghiera, prende la spinta per la sua missione”. La missione anche qui, come a Korogocho, ha un solo obiettivo di fondo: “Aiutare la gente a rialzarsi, a riacquistare fiducia”, spiega don Antonio.




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