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Modena per i piccoli migranti. I
22.11.2003

Modena per i piccoli migranti
I "mille colori" della scuola.

Era il settembre del 1989, a Villa Literno avevano appena assassinato Jerry Maslo, quando il Direttore mi portò in classe Jens, arrivato coi genitori dal Ghana dopo una tappa a Napoli.

Scrissi una lettera ai giornali, chiedendo cosa faceva il Ministero e cosa facevano gli EE.LL. L’assessore del Comune di Modena, Sandra Forghieri, mi rispose con una lettera sull’Unità. Imparai così che c’erano 41 bambini stranieri nei nidi comunali, 18 nelle scuole dell’infanzia, 33 alle elementari e 20 alle medie. Sandra si era già data da fare mettendo in piedi 4 corsi di lingua italiana per adulti e il relativo aggiornamento per gli insegnanti di questi corsi, oltre che garantendo un insegnante solo per Adil, che rischiava di essere rifiutato dalla scuola media.

Viene da lontano l’impegno della scuola e della città di Modena per i piccoli.
Secondo l’ultima indagine del MIUR, Modena mantiene la 4° posizione nazionale con la percentuale del 7,01% di presenze, preceduta da piccole città come Prato, Mantova e Reggio Emilia.
I 6.038 alunni stranieri della nostra provincia abitano solo per il 32% nel comune capoluogo, mentre il 67,5% risiede negli altri comuni. Se si escludono le scuole superiori, la media provinciale di presenze sale a 10,21%. Messe in graduatoria le istituzioni scolastiche della scuola dell’obbligo, risultano ai primi posti quelle dei piccoli paesi della nostra provincia,in particolare quelli della prima fascia appenninica.
(...)
A mio parere una distribuzione ineguale influisce sulla qualità dell’integrazione tra bambini stranieri e ragazzi modenesi. A cosa è dovuta questa distribuzione sproporzionata e selvaggia? In qualche caso, come quello clamoroso dell’elementare “Ceccherelli", all’origine c’è la nascita di un vero e proprio ghetto abitato solo da immigrati italiani e stranieri che sono andati ad occupare le case più povere e malandate di una parte del centro storico, tanto povere e malandate da essere state abbandonate dai modenesi, una volta diventati ricchi(siamo al 4°posto anche per la ricchezza). A mio parere però questo aspetto non spiega il 62% alle Ceccherelli e ancor meno le percentuali, più alte della media cittadina, di scuole poste in altri quartieri diversi dal centro storico. Non si spiega nemmeno con una “libera” scelta delle famiglie; sono più propenso a ritenere che qualcuno si sia impegnato a favorire questa “scelta” per non turbare il buon nome e la rispettabile utenza di quelle scuole che si trovano a poche centinaia di metri dalle “Ceccherelli”.
Sono convinto inoltre che alcuni dirigenti scolastici abbiano teorizzato che sia meglio ”certi problemi” concentrarli in poche scuole perché questo servirebbe ad “affrontarli meglio”. Un po’ come qualcuno aveva pensato di fare costituendo i cosiddetti nuclei di handicappati gravi in un’unica sede, in modo da risparmiare insegnanti d’appoggio. Proposta questa che ha affascinato un consigliere regionale di Forza Italia.

Per fortuna a Modena la lezione di Sergio Neri ha lasciato il segno e i nostri ragazzi non devono dire come Cristopher(il protagonista del romanzo di Mark Addon): ”Quelli che vanno nella mia scuola sono stupidi. Solo che non mi è permesso di dirlo…”.

Ritengo che il nostro impegno per il futuro sia quello di evitare la nascita di scuole ghetto. Per questo intervenendo nella ampia consultazione, voluta dall’Assessore Mariangela Bastico, sulla legge regionale in materia di diritto all’istruzione avevo chiesto che nella legge venisse introdotta una clausola anti-ghetto,contro la istituzionalizzazione della discriminazione. Se in una istituzione scolastica esiste una presenza di alunni ritenuti “comunque diversi”in una percentuale superiore a quella esistente nel bacino di utenza,questo è il segno evidente che siamo in presenza di una scuola ghetto. Penso che il colore della scuola debba essere come quello dell’acqua che assume il colore di chi ci sta dentro, perché la scuola pubblica è di tutti e di ciascuno, non uno di meno. Adesso nella scuola ci stanno questi bambini perciò la scuola ha assunto i loro colori. Per questo abbiamo intitolato “Il colore dell’acqua” il progetto che abbiamo presentato a Documentaria (il 4° salone di idee, progetti e servizi per la scuola) in settembre. Il progetto (in funzione ormai da 6 anni) programma gli interventi per rispondere in modo tempestivo ed efficace all’inserimento dei bambini figli di immigrati, che nella nostra provincia aumentano ad un ritmo sostenuto.

Agli insegnanti modenesi riuniti per Documentaria lo scorso settembre, Edgar Morin ha detto: ”Oggi è necessaria una metamorfosi. Accadrà? Non è dato saperlo. Io ripongo speranza nell’improbabile”.

Oggi Jens frequenta il secondo anno presso la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Modena e Reggio.

Arturo Ghinelli, maestro disobbediente.

Il testo è tratto dall'intervento pronunciato nel corso dell'iniziativa "Nuovi compagni di banco", organizzata il 21 novembre presso la Camera del Lavoro di Milano da CGIL, ARCI, CGD e PROTEO.
Arturo Ghinelli

20 Novembre 2003

fonte : www.fondazionedivittorio.it

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