25.11.2003
Il riformismo e la signora Craxi Di Elio Veltri
Il convegno organizzato dalla fondazione ItalianiEuropei sul tema: “Riformismo socialista nell'Italia repubblicana”, è stato oscurato dalla strage di Nassiriya, ma vale la pena di ritornarci sopra perché, se da parte di Stefania Craxi vi è stata grande chiarezza, non altrettanto può dirsi per gli organizzatori, D'Alema e Amato, anche relatori, insieme a Fassino.
Protagonista e mattatrice del convegno è stata Stefania Craxi, alla quale è stato riservato l'onore dell'ultimo intervento. La signora Craxi ha spernacchiato Prodi, definendolo “democristiano di lungo corso”, e per di più “integralista concorrente di un vero progetto riformista e responsabile di avere ceduto proprietà pubbliche a prezzi fallimentari”: esattamente le parole pronunciate da Berlusconi davanti ai giudici di Milano. Stefania ha dato la linea, come si diceva una volta, e ha posto le sue condizioni:
“I rapporti a sinistra ricominceranno a camminare quando avrò sentito delle parole di verità sulla storia di Bettino Craxi e qui, oggi, ne ho sentite pochine”. Ora, se il suo intervento non fa una grinza perché ha assunto il compito, non facile, di restituire l'onore al padre e tutti sappiamo quanto, soprattutto le figlie femmine che amano il padre, siano capaci di fare quando sposano una causa che ritengono giusta, il comportamento della Fondazione e di chi la rappresenta risulta incomprensibile.
In un convegno sul riformismo socialista il ruolo più importante è stato riservato alla signora Craxi che non è né uno storico del socialismo né un filosofo della politica, ma una brava realizzatrice di format televisivi come il Grande Fratello;
Non si capisce come abbia potuto mettere paletti che somigliano a veti sui rapporti a sinistra (quale sinistra?) dal momento che lei non rappresenta alcun partito o movimento e il partito di Bobo Craxi, pur stando nel centro destra, non raggiunge l'1% dei voti, il che significa che gli elettori craxiani stanno con Berlusconi e non con i fratelli Craxi;
È incomprensibile e censurabile la scelta di avere invitato solo socialisti che hanno avuto problemi seri con la giustizia, riportando condanne esecutive, mentre sono stati ignorati fior di socialisti, usciti dal partito di Craxi in tempi non sospetti, come il gruppo del comitato centrale cacciato, manu militari, nel 1981 o rimasti nel partito con dignità e mai sfiorati da sospetti riguardanti i loro comportamenti.
Da quanto sta accadendo viene il dubbio che per discutere con i socialisti è necessario trovare quelli che vogliono dialogare con Berlusconi o hanno già scelto di stare con lui, ritengono che Mani Pulite sia stato un complotto con violenza giudiziaria per eliminare dalla scena Craxi e i suoi amici e che con la corruzione si possa convivere.
Io non so quanto danno in termini elettorali possano provocare al centro sinistra iniziative come quella promossa dalla fondazione di D'Alema e Amato. Ma sono sicuro che ne provocano, a cominciare dai sospetti che possono far nascere in Prodi, e non portano alcun vantaggio. Infine, l'esortazione di Gianni De Michelis ad Amato perché apra bocca una volta per tutte e dica a voce alta che i socialisti non erano ladri ma galantuomini, mal si concilia con il patteggiamento della pena per corruzione di Gianni de Michelis.
Anche se viviamo nell'Italia di Berlusconi, forse sarebbe meglio non strafare.
fonte: http://www.democrazialegalita.it/
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