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La Legge della Pace (di Paola Carini)
5.12.2003

Stati Uniti, ultimo giovedì di novembre. Come ogni anno dal 1941, quando il Congresso ne stabilì la data ufficiale, si celebra il Thanksgiving Day, il giorno del Ringraziamento. Per generazioni questa festività ha contribuito a instillare in milioni di americani di origini diverse il senso di appartenenza ad un’unica nazione; il breve soggiorno di Bush in Iraq in occasione di questa ricorrenza ne esplica il sottinteso significato patriottico.

Il Ringraziamento ha una genesi differente rispetto al Columbus Day o al Martin Luther King Day; per volere del presidente Lincoln, esso nacque all’indomani della Guerra d’Indipendenza americana come tentativo di riappacificazione, se non altro formale, della nazione intera dopo un lungo e sanguinoso conflitto fratricida.

In realtà l’idea di dedicare una giornata al "ringraziamento" ha attraversato la storia americana con alterne fortune: nel 1789 George Washington proclamò una festività chiamata Giornata Nazionale del Ringraziamento; prima di lui nel 1777, le tredici colonie americane festeggiarono la vittoria sugli inglesi a Saratoga. Ma quale fu il primo, vero Thanksgiving?

Per generazioni gli scolari americani hanno appreso dai libri di storia che il primo Ringraziamento avvenne nel New England nel 1621 tra i "Padri Pellegrini", fuggiti dalle persecuzioni religiose in Inghilterra, e gli indiani wampanoag, con cui condivisero il celeberrimo tacchino in uno spirito di pace e fratellanza. Uno degli indiani di nome Tisquantum, o Squanto, l’unico a saper parlare inglese, li aveva aiutati a piantare granturco e sopravvivere al primo durissimo inverno, ragion per cui l’anno successivo i coloni riconoscenti invitarono gli indiani ad una festa di "ringraziamento". In anni recenti lo sforzo di insegnanti, storici, e associazioni nativo americane ha contribuito a porre un accento quanto mai diverso su quella pagina di storia, chiarendo il motivo per il quale i nativo americani non hanno mai ricordato l’evento con lo stesso spirito degli altri americani.

Costa orientale del continente americano, primi decenni del 1600.

Gli indiani wampanoag, di lingua algonchina, abitano in quello che ora è il Massachussetts. Nel territorio che oggi corrisponde grosso modo al New England vivono altri gruppi di lingua algonchina come i delaware (o lenape) mentre verso l’interno, nelle aree a sud dei Grandi Laghi e a nord dell’odierno stato di New York vivono tribù di haudenosaunee (o iroquois). La convivenza, difficile in questa regione costellata da numerosi gruppi tribali, si complica con l’arrivo degli europei; in Virginia i coloni inglesi della British Virginia Company, stabilitasi su terra della confederazione powhatan nel 1607, sopravvivono grazie all’aiuto delle genti tribali in uno degli ennesimi episodi di soccorso nativo ai nuovi arrivati (un altro riguardò l’esploratore francese Cartier, salvatosi con il suo equipaggio dallo scorbuto grazie agli indiani di Stadacona, oggi Quebec City, che gli fornirono una bevanda a base di corteccia di cedro bianco ricca di vitamina C). Gli wampanoag, i narragansett e i delaware incontrano gli europei quando Giovanni da Verrazzano giunge sulla costa atlantica tra il 1523 e il 1524.

In realtà già nel 1501 una spedizione portoghese esplora la costa e rapisce qualche decina di indiani per riportarli in patria come schiavi; a partire dall’anno successivo pescatori inglesi iniziano a frequentare le acque di Terranova, aprendo di fatto una via commerciale anche verso le coste meridionali. Tra il 1506 e il 1518 i francesi esplorano il fiume St. Lawrence, nell’attuale Canada orientale; quasi contemporaneamente, nei tre anni seguenti, si assiste alla caduta di Tenochtitlan e dell’impero azteco in Messico. Dall’altra parte dell’Atlantico il domenicano Las Casas tenta di arginare le scorrerie degli spagnoli nel "nuovo mondo" proponendo di mettere fuori legge la riduzione in schiavitù delle popolazioni indigene; il risultato è un corpo legislativo che pur proibendo l’invasione, lo sfruttamento e, appunto, la schiavitù, si traduce in pratica nel solo "requerimiento", ossia la lettura di un documento che richiedeva agli indiani la sottomissione alla chiesa cattolica e alla corona spagnola, pena la guerra immediata. L’atto era recitato dal ponte di una nave in una lingua incomprensibile ai nativo americani, un rito tanto assurdo quanto foriero di tragedie.

I decenni successivi vedono una progressiva destabilizzazione socio-politica di tutta l’area nordorientale dove inglesi, francesi e olandesi trattano gli indiani o come comodi alleati o come fastidiosi nemici, a seconda delle mire economiche e politiche che l’abbondanza di pellicce, legname e terra suscitano. Le tribù diventano pedine da manovrare contro altre tribù nel gioco della conquista, a ovvio detrimento delle stesse. Intanto il commercio di pelli depaupera l’ecosistema e innesca la dipendenza dagli europei in popolazioni che per millenni erano state in grado di vivere in assoluta autonomia. Inesorabilmente il continente nordamericano si ritrova stretto in una morsa di violenze da cui non potrà sfuggire.

Questa è la situazione complessiva che trovano gli inglesi che sbarcano dal Mayflower nel 1620, battezzando il luogo Plimoth Plantation. Sono puritani, membri di una setta perseguitata dall’ortodossia anglicana e dallo stesso re, che decidono di arrivare nel nuovo mondo e fondare un "regno santo" come era nelle loro profezie. Altri ne arriveranno con sbarchi successivi, riuscendo a sopravvivere egregiamente dopo le iniziali, enormi difficoltà. Le loro vicende sono state avvolte da una coltre leggendaria che ha finito per coprire la realtà storica, ora riportata alla luce. In corrispondenza del villaggio di Patuxet (che si legge Patuket) privato dei suoi abitanti dalle epidemie portate dagli europei, i coloni fondano Plimoth e, prima di ricevere qualsiasi aiuto dalle popolazioni locali, scoprono e usano i luoghi di stoccaggio del mais che gli indiani lasciavano qua e là nel territorio. Squanto, che era stato catturato e venduto come schiavo a Malaga e poi in Inghilterra, non era però l’unico a parlare inglese; molti wampanoag avevano già appreso l’inglese prima dell’arrivo dei pellegrini. Solo in un momento successivo i coloni incontrano Massassoit, capo degli wampanoag, il quale decide di instaurare un’alleanza con i nuovi arrivati. In questa atmosfera di accordi diplomatici si svolge il banchetto del "ringraziamento" del 1621, non un gesto di riconoscenza quindi, ma un incontro politico.

L’evento storico alla base della celebrazione odierna è stato arricchito da esagerazioni e da omissioni sugli sviluppi successivi nelle relazioni tra i due popoli. Nel 1671 i puritani avevano già creato 14 riserve in cui confinare le popolazioni indigene a cui avevano sottratto la terra; il figlio di Massasoit, Metacom, convince gli stessi wampanoag, gli abenaki, i narragansett e i nipmuck ad allearsi contro l’espansione inglese in quella che è ricordata come la guerra di Re Philip (il soprannome dato a Metacom) nel 1675-76. Il risultato è che gli inglesi riducono il numero di riserve a cinque in cui concentrano però tutti gli indiani, condannano a morte Metacom, e vendono come schiavi la moglie, il figlio, e molti altri indiani. Coloro che riescono a sfuggire a questo destino rimangono assoggettati agli inglesi e, col tempo, si concentrano in 15 città di "indiani cristiani" chiamate "città di preghiera", socialmente ed economicamente ai margini della società del New England.

L’incontro tra i puritani e i nativo americani è emblematico. Non ne scaturì solamente un’effimera "fratellanza" a cui seguì l’identico schema di appropriazione della terra, sfruttamento e schiavitù che avvenne altrove, ma è indicativo di un comportamento comune a tutti i "conquistatori" europei, dagli inglesi agli spagnoli. Nessuno di loro pensò di trarre il meglio dall’incontro con l’Altro se non in termini di terre, oro e ricchezze. Civiltà millenarie altamente sofisticate andarono in fumo con lo sterminio, con l’imposizione di culture, religioni e lingue diverse, con la soppressione della tradizione orale indigena, con gli incendi alle biblioteche sudamericane e bruciando i pochi libri di botanica compilati per volere di Filippo II di Spagna da medici spagnoli. La conquista fu sinonimo distruzione e soperchierie – pochissimo si salvò di una vasta farmacopea, di ingegnosi sistemi stradali, di complesse tecniche agricole e di irrigazione, di nozioni avanzatissime di medicina, di chirurgia e di astronomia ignote nel vecchio mondo – e si accompagnò alla depredazione. A quel che venne portato via non venne riconosciuta la paternità (o maternità), e non si tratta solamente del mais, della patata, del pomodoro o della zucca. La forte influenza della "Grande Legge della Pace", la Costituzione haudenosaunee (grazie alla quale delle tribù prima belligeranti – oneida, mohawk, cayuga, onondaga, seneca e tuscarora – si confederarono) sull’odierna Costituzione americana è pressoché sconosciuta ai più. Nel 1754 Benjamin Franklin la prese a modello per la stesura dell’Albany Plan of Union (che fu alla base degli Articoli di Confederazione dai quali prese corpo la Costituzione americana) imitandone la struttura politica e la distribuzione democratica del potere.

Sebbene nel 1987 il Senato americano abbia votato una risoluzione in cui si riconosce pubblicamente che la Costituzione degli Stati Uniti ̬ stata forgiata sulla Costituzione haudenosaunee, lo spirito di quella "charta" Рuna visione del mondo in cui la pace ̬ presupposto e fine ultimo Рrimane oggi tragicamente disconosciuto.

di Paola Carini

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