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Si tratta se togli la delega...
7.12.2003

I sindacati a Maroni: «Via la delega per le pensioni, poi si tratta»
di Ciampiero Rossi

Un frenata brusca e un consolidamento dell’unità sindacale. Sono due tra i più importanti obiettivi raggiunti con l’imponente manifestazione di sabato. Il primo è costretto a concederlo il ministro del Welfare Roberto Maroni che dopo aver detto e ripetuto che la riforma delle pensioni non sarebbe più stata messa in discussione ha deciso, obtorto collo, di incontrare i sindacati mercoledì, e all'ordine del giorno non ci sarà altro che la previdenza. Il secondo lo suggerisce la netta presa di posizione del leader segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta, che il giorno dopo il bagno di folla tiene a far sapere chiaro e tondo al governo che non questa volta non c’è alcuna possibilità di spaccare il fronte delle organizzazioni sindacali.

I due milioni di italiani che hanno voluto sfilare nella Capitale per ribadire i loro no alle troppe scelte inquietanti dell’esecutivo di centrodestra targato Berlusconi hanno dunque due motivi forti per essere soddisfatti dei risultati del proprio impegno. Ieri il titolare del dicastero che (almeno formalmente) governa la partita sulle pensioni ha dichiarato che incontrerà i leader di Cgil, Cisl e Uil mercoledì, il giorno prima di volare a Bruxelles per incontrare, insieme al premier Silvio Berlusconi, le parti sociali europee. «Il tavolo può riaprire - dice il ministro leghista in tutt’altro tono rispetto a pochi giorni fa, salvo i soliti attacchi al segretario della Cgil Guglielmo Epifani - chiedo solo che si condivida un presupposto fondamentale: che la riforma delle pensioni è necessaria».

Ma Savino Pezzotta, ieri, ha mandato il primo messaggio forte a Maroni e, verosimilmente, al direttore d’orchestra delle manovre spericolate in economia, cioè il “superministro” Giulio Tremonti: «Se Maroni vuole una trattativa vera sulle pensioni, sia chiaro che non si può partire dalla delega del governo. Questa non può essere assolutamente la base di partenza di un confronto», dice il leader della Cisl, che a sua volta, comunque, considera la convocazione annunciata dal ministro del Welfare «un primo risultato della grande manifestazione di ieri». E subito dopo muove sullo scacchiere politico un pezzo decisivo: «Non si illudano di dividere il sindacato sulle pensioni», dice. E ribadisce che Cgil, Cisl e Uil continueranno a marciare insieme, con l'obiettivo di evitare che la riforma previdenziale del governo diventi legge. Neanche Pezzotta, dunque, condivide la lettura che Maroni ha dato della manifestazione di ieri, differenziando le posizioni del leader della Cgil Epifani da quella dei segretari generali di Cisl e Uil. «Mi sembra non sia andata così.

Sulle pensioni - insiste - stiamo lavorando unitariamente e continueremo a lavorare unitariamente. Dunque, non si facciano illusioni». Cosa succederà mercoledì al faccia a faccia con Maroni? «Il fatto che il ministro Maroni abbia intenzione di convocarci - spiega Pezzotta - è un primo risultato ottenuto grazie alla manifestazione di ieri. Dopo mesi e mesi in cui il dialogo è stato abbandonato, il Governo forse ha deciso di sentire il sindacato. Vedremo nei prossimi giorni se alle dichiarazioni del ministro seguiranno i fatti. I sindacati continueranno a lavorare insieme a una proposta. Intanto se Maroni ci chiama, andremo a vedere cosa ha da dirci. Ma sia chiaro che il ministro, se vuole una trattativa vera, non può pensare che si parta dalla proposta del governo. La delega non può assolutamente essere base di partenza per una discussione».

Parole simili arrivano anche da Cgil e Uil. «O Maroni si dichiara disponibile a ritirare la delega sulle pensioni, oppure l'eventuale convocazione dei sindacati altro non sarà che l'ennesima finzione di un governo che non ha alcuna intenzione di dialogare col sindacato - commenta la segretaria confederale della Cgil Morena Piccinini - se ci chiederà di entrare in una logica emendativa della delega, allora la riposta dei sindacati sarà no». In corso d'Italia, inoltre, respingono quello che definiscono «l'ennesimo attacco alla Cgil e il solito tentativo di dividere i sindacati», nel momento in cui il ministro del Welfare accusa Epifani di aver fatto dal palco di pazza San Giovani un discorso non da leader sindacale, ma da leader dell'opposizione: «Ancora una volta - denuncia Morena Piccinini - si tende a differenziare la Cgil da una parte, e Cisl e Uil dall'altra. Ma qui Maroni commette un grave errore. Il clima della manifestazione di ieri è la dimostrazione più lampante di come i sindacati sono in questo momento più che mai uniti. I messaggi di Epifani, Pezzotta e Angeletti sono stati infatti caratterizzati dagli stessi toni, dagli stessi accenti, dalla stessa determinazione».

Per quanto riguarda l'eventuale convocazione al ministero del Lavoro, la dirigente Cgil spiega che «la prima cosa sarà capire che tipo di mandato ha Maroni, visto che l'ultima volta la trattativa, che poi non c'è stata, dipendeva da Palazzo Chigi. Maroni ha solo un mandato esplorativo, oppure può decidere qualcosa?». La sindacalista, quindi, ribadisce che «se il ministro chiederà ai sindacati di convenire sulla necessità della riforma, da Cgil, Cisl e Uil sentirà solo un no. Perché la riforma delle pensioni è stata già fatta e va solo rafforzata sul piano dei diritti, dell'equità e dell'armonizzazione». Del resto, non c'è fretta. «Non essendoci più un collegamento con la Finanziaria - spiega - il problema dei tempi stretti non c'è più. E la Ragioneria dello Stato ha già spiegato che gli incentivi, che dovrebbero partire subito, sono inefficaci. Dunque, non c'è motivo di accelerare i tempi».

Anche secondo il vicesegretario della Uil Adriano Musi la decisione del ministro del Welfare di incontrare i sindacati «va nella giusta direzione», ma occorre che ci sia la volontà aprire un «confronto vero e che il governo parli con una sola voce. La questione delle pensioni - sottolinea Musi - non può essere affrontata come un problema di sostenibilità finanziaria», perché «incide sulla vita delle persone».

fonte: www.unita.it


 

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