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Aids in Sardegna: i dati di un’emergenza
8.12.2003

Aids in Sardegna: i dati di un’emergenza

Nel corso del 2003, il circolo Arci Borderline, in collaborazione con il comitato lotta all’Aids di Sassari, ha portato avanti un “Progetto di raccolta dati per la predisposizione di linee di intervento per la realizzazione di campagne mirate di informazione e prevenzione Aids in Sardegna”, finanziato dalla Fondazione Banco di Sardegna.
Lo studio sul territorio, svolto con questionari distribuiti nelle scuole superiori, nelle università e per la strada, per un totale di più di mille intervistati, ha evidenziato tutte le lacune e l’ignoranza che hanno portato oggi la Sardegna a diventare la seconda regione in Italia per percentuale di contagi e la provincia di Sassari addirittura al primo posto (dati del Ministero al dicembre 2002).
Nello specifico risulta che anche se la conoscenza del virus non è scarsa non c’è la percezione della presenza territoriale della malattia. Così ad es. alla domanda sulla incidenza dell’Aids in Sardegna il 56,7% non risponde. Inoltre sono molto resistenti i pregiudizi formati in tanti anni di campagne terroristiche, per cui per il 12% un sieropositivo/a è riconoscibile a vista. Questo dato fa riflettere poiché ad esso è legato l’utilizzo del preservativo e delle precauzioni in genere, infatti il 28,9% utilizza il preservativo solo quando “ha rapporti sessuali con persone sconosciute”, mentre per il 18,5 il metodo più efficace per evitare il contagio è avere rapporti con “una persona fidata”. Dati che si ricollegano alla convinzione, totalmente sbagliata, che un sieropositivo si possa riconoscere dall’aspetto o dalla vita che conduce, rispettivamente per l’11,8% e il 12,9%.
Altra convinzione, legata più al perdurare di un maschilismo culturale che ad una falsa informazione, è che lo sperma maschile sia la principale via di contagio, per cui per il 42%, il liquido precoitale (in tutti i liquidi corporei, e quindi anche nel liquido precoitale è presente il virus, ma non in quantità sufficiente per un contagio) è più contagioso delle secrezioni vaginali (ha risposto esatto solo il 35%), convinzione che porta quindi a non considerare la possibilità di un contagio da una donna in un rapporto penetrativo.
Preoccupante quel 14,5% che pensa che dall’Aids si possa guarire, assieme al 4% che pensa si sia trovato un vaccino, poichè tali soggetti saranno portati a non utilizzare le precauzioni pensando di poter rimediare in seguito.
Per il 43,7% degli/delle intervistati/e la loro conoscenza della malattia è insufficiente e per il 7,8% è nulla.
La totale assenza di campagne di informazione e prevenzione sul territorio e la limitazione dei fondi Aids alle sole comunità terapeutiche ha portato ad una percezione totalmente distorta della malattia, delle vie di trasmissione e sopratutto delle terapie (per il 5,7% l’Aids è un problema dei tossicodipendenti, per il 4,5% degli omosessuali, e l’8,1% pensa che non li riguardi).
Tali dati però sono relativi ad una popolazione scolarizzata e residente, o domiciliata, in centri grossi, quali i quattro capoluoghi, mentre le percentuali aumentano se si va verso i centri minori.
Secondo i dati al Dicembre 2002, la Sardegna è oggi al 2° posto in Italia (con un’incidenza, calcolata su 100.000 abitanti, dei soli casi del 2002, del 5,5) e la provincia di Sassari al primo (8,3), mentre la provincia di Cagliari al 5° posto (6,3), portando la Sardegna ad un numero totale di casi di Aids di 1581 (parliamo qui solo di casi di malattia conclamata fino al dic. 2002 e non dei nuovi contagi).
I dati del progetto sono stati raccolti in un cd-rom che verrà presentato durante la conferenza regionale “Aids in Sardegna, i dati di un’emergenza”. Tale appuntamento sarà anche l’occasione per fare il punto sulla situazione locale, non solo rispetto all’informazione e alla prevenzione, ma anche all’assistenza. Si discuterà anche dei vari casi di pazienti che, impossibilitati ad essere curati a Sassari, sono stati spediti in altri centri, come ad es. Milano. Si parlerà inoltre della violazione della privacy nella documentazione per la richiesta dell’esenzione per patologia, fatto unico in Italia; della costruzione bloccata del nuovo Istituto di Malattie Infettive; del mancato svolgimento dei corsi di formazione per il personale sanitario, che attualmente si trova in uno stato di totale ignoranza rispetto alla malattia (e per verificare questo basta recarsi al Pronto Soccorso o in qualunque clinica, con ferite aperte sostenendo di essere sieropositivo....); e di altri problemi raccolti dal telefono info Aids del MOS.
Conferenza:
Mercoledì 10 Dicembre alle ore 17, presso la sala Angioi della Provincia di SS, si svolgerà la conferenza regionale sulla situazione AIDS in Sardegna durante la quale sarà presentato il cdrom e la campagna informazione e prevenzione Aids 2003/2004.
Partecipano:
Istituto Malattie Infettive SS, Ist. Sup di Sanità dip. Epidemiologia, Movimento Omosessuale Sardo, G. V. Campus Sindaco di Sassari, Ass. sanità Alghero, Dir. Sanitario Azienda USL 1 SS, Assessore sanità Porto Torres, padre S. Morittu, ARCI Sardegna, comitato studentesco SS.
Sono stati inoltre invitati: presidente regionale e assessore reg. sanità, i sindaci dei maggiori comuni della Sardegna, i responsabili delle comunità.

fonte : ARCI Sassari

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