15.12.2003
La legge sulla fecondazione assistita viola la libertà riproduttiva dei cittadini e delle cittadine. Comunicato stampa della Consulta di bioetica 11 dicembre 2003 La legge sulla procreazione medicalmente assistita approvata dal Senato non soltanto viola la libertà riproduttiva delle cittadine e dei cittadini anche ricorrendo all’assistenza medica, non soltanto ferisce il principio della laicità sul quale si fonda lo stato democratico, non soltanto colloca il nostro Paese al di fuori degli indirizzi giuridici e culturali dell’Unione Europea, ma appare intrinsecamente contraddittoria e contrastante con il nostro ordinamento giuridico. Solo a titolo di esempio. L’obbligo di inserimento in utero di tutti gli embrioni formati contrasta col principio costituzionalmente garantito del consenso informato per gli interventi sanitari e viola le stesse norme deontologiche mediche. Il divieto della diagnosi pre-impianto e della fecondazione eterologa vanifica uno degli scopi della procreazione assistita, quello della prevenzione di malattie genetiche ereditarie. La restrizione del numero degli embrioni comporta rischi evidenti per la donna, con lesione del suo diritto alla salute. La gravità delle sanzioni previste infrange il principio della ragionevolezza e della parità di trattamento penale. Non vale a mitigare il nostro sdegno e il nostro sconcerto la facile previsione che questa legge medievale, di fatto inapplicabile, conseguirà solamente l’esito di incentivare il “turismo procreativo”, comportando in tal modo un’ulteriore discriminazione tra i cittadini. Valerio Pocar Presidente della Consulta di Bioetica
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