21.12.2003
Autisti arrabbiati, cittadini furibondi: dopo il contratto, mezza Italia ancora a piedi di red.
È un bollettino di guerra, quello che viene dalle città italiane sul fronte del trasporto pubblico. La sigla del contratto, sabato pomeriggio, dopo due anni di vertenza, anziché placare gli animi ha scatenato ulteriormente il disagio e la rabbia dei lavoratori dei trasporti. Dopo le fermate improvvise di sabato pomeriggio in numerose città , anche domenica mattina i lavoratori delle aziende di trasporto locale in molte città hanno deciso di continuare la protesta. A Milano col primo turno di servizio sono usciti solo un autobus e due tram; a Roma, nonostante la precettazione, quasi metà degli autobus non ha circolato, mentre è stata relativamente regolare la metropolitana. A Padova la polizia è intervenuta per allontanare il picchetto di lavoratori che presidiava il deposito degli autobus. I Cobas hanno protestato con il prefetto di Padova per questa iniziativa. Pochi autobus in circolazione anche a Firenze e a Livorno. A Venezia gran parte degli autobus e dei vaporetti sono fermi, garantiti solo i servizi essenziali verso le isole.
Mentre i sindacati confederali cercano di recuperare un dialogo con la base, spiegando che l’accordo raggiunto (81 euro mensili di aumento a partire da febbraio, una tantum di 970 euro per recuperare i due anni di ritardo nella chiusura del contratto), i Cobas contestano l’intesa «al ribasso» siglata da governo e sindacati. L'accordo, spiegano, «non raggiunge l'intera copertura della perdita del potere di acquisto dei salari», mentre «l'una tantum è molto al di sotto delle spettanze maturate in 2 anni dai dipendenti».
Un invito alla prudenza viene dal segretario dei ds, Piero Fassino. La parola adesso deve essere data ai lavoratori delle aziende di trasporto, «che devono valutare questo contratto, tenendo però conto del particolare periodo natalizio». Per Fassino «bisogna fare in modo che le rivendicazioni dei lavoratori non entrino in conflitto con le esigenze dei cittadini».
fonte: www.unita.it
Welfare Italia
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