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Parmalat: il mondo della finanza,l'alternativa della Banca Etica
25.12.2003

In questi giorni spesso si definiscono i raggiri di Parmalat come insospettati. Insospettati forse dal cittadino comune, ma anche da chi doveva avere motivi di sospettare.

A parte i numerosi livelli di controllo (il consiglio di amministrazione, l'auditing interno, i sindaci, i revisori, le banche, la Consob, la Banca d'Italia!), leggo ora che un anno fa - non l'altro ieri - sui giornali qualcuno si era chiesto come mai Parmalat chiedeva prestiti mentre dichiarava una enorme liquidità: alla domanda l'azienda non aveva dato risposte convincenti.

Una spiegazione per la "mancanza" di sospetti da parte delle banche potrebbero essere:

- in un primo tempo le provvigioni elevate per il collocamento delle obbligazioni

- in un secondo tempo, la scelta di rifilare le obbligazioni che scottavano agli ignari clienti, nel qual caso l'associazione a delinquere si estenderebbe ancora...

Ma al di là del caso specifico, sia pure clamoroso, un motivo non tanto di sospetto ma di assoluta certezza è dato dal fatto che ogni giorno vengono movimentati dalla finanza internazionale capitali enormi (dell'ordine del doppio del PIL italiano): bene, di tutti questi soldi solo una percentuale minima corrisponde a scambi di merci e di servizi.

Tutto il resto è pura speculazione, che non può dare alcun valore aggiunto, e anzi sottrae risorse a chi realmente lavora e produce.

E tutto questo avviene utilizzando i soldi - pochi o tanti che siano - dei nostri normali conti correnti bancari. Infatti, quali informazioni abbiamo (non parliamo di controllo!) da parte del sistema bancario riguardo all'uso dei nostri soldi? Quali garanzie che non vengano utilizzati per finanziare iniziative o speculazioni che condanniamo?

Già, ma quali alternative abbiamo?

Bene, da qualche anno anche in Italia c'è un'alternativa concreta: la Banca Popolare Etica, costituita dalle associazioni del terzo settore per finanziare esclusivamente iniziative socialmente utili e per diffondere la cultura della finanza etica, che conta già circa 20000 soci.

Potete trovare tutte le informazioni sul sito www.bancaetica.com.

Può darsi che per il momento Banca Etica non risponda a tutte le esigenze operative: dipende da noi comuni cittadini farla crescere, dato che non ha - né vuole avere -capitalisti alle spalle. Come? Aprendo un conto corrente, comprando certificati di deposito, o meglio ancora facendosi soci (bastano circa 150 euro...).

Bertolt Brecht ha detto "Il vero delitto non è rapinare una banca, è fondarla": temo che l'affermazione sia ancora valida per la generalità delle banche: ma Banca Etica è sicuramente un'eccezione.

Buon Natale!

Ferdinando Mandara

www.bancaetica.com

 

 

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