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L’equivoco sui diritti e il coraggio di spiegare il trucco
1.05.2003
articolo di SALVATORE BRAGANTINI
dal Corriere della Sera - 1 maggio 2003
Il referendum sull’estensione delle tutele dell’art. 18 ai dipendenti delle aziende con meno di 16 dipendenti contiene una trappola logica che fa paura a tanti, ma che non sarebbe difficile smontare. Non ci si riferisce qui alla pur ovvia idea che, in un mondo del lavoro tanto cambiato, le priorità siano ben altre, e legate alla necessità di dare adeguate tutele alle diverse figure di lavoratore emerse negli scorsi decenni; no, il riferimento è ad evidente equivoco sui diritti, creato ad arte. Alcuni diritti fondamentali sono assoluti, altri sono relativi, in quanto vanno visti in relazione alla situazione concreta, di fatto. In linea logica si può ritenere di avere un certo diritto nei confronti di una determinata categoria di controparti, senza che questo implichi necessariamente un uguale diritto nei confronti di una diversa categoria.
Un figlio, per dire, ha diritto ad una certa assistenza da parte dei genitori, ma non ha lo stesso diritto nei confronti di soggetti estranei. Venendo al concreto, il fatto che qualcuno (ad esempio la legge al momento vigente) consideri un «diritto» quello del reintegro nel posto di lavoro in un’azienda con 200 dipendenti non implica necessariamente che lo stesso «diritto» esista in un’azienda con due dipendenti. Ciò perché l’organizzazione della prima consente quelle flessibilità e quei rimedi che la (mancanza di) organizzazione della seconda non consente. Del resto, chiunque è in grado di capire, e molti hanno anche sperimentato, che la convivenza gomito a gomito in una microazienda artigiana non è compatibile coi postumi di una vertenza di licenziamento. Al buonsenso sono tenuti tutti, anche i guastatori dell’articolo 18.
Non viviamo nel mondo di Peter Pan, e le compatibilità economiche e sociali hanno il loro peso. Svelare all’elettorato il trucco da illusionisti che sta dietro questo referendum non richiede una fatica erculea, ma solo lucidità, chiarezza e fors’anche, in tracce non dosabili, coraggio politico.
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