31.12.2003
Controcritiche cinematografiche L’ATTIMO FUGGENTE 1989 Peter Weir Non è facile capire il grande successo di pubblico e addirittura l’oscar alla sceneggiatura. Se la libertà consiste nel suicidio, tale il messaggio del film, il rifiuto de L’ATTIMO FUGGENTE parte ancora prima di pensare una qualsiasi critica. Ma non è solo questo. Il film è pieno di luoghi comuni, di stereotipi: il preside severo, la scuola oppressiva, il padre che non capisce il figlio, il professore trasgressivo, la poesia come unica vera libertà . Ma dove, dove accadono queste cose? Solo nei film peggiori. Un esempio di cinema negativo e soprattutto pericoloso perché sotto l’ottima fattura (questo dobbiamo riconoscerlo) trasuda finzione, artificiosità e camuffa le falsità con una insopportabile pennellata di sentimentalismo. Infine non si capisce l’epilogo, forzato come tutto il resto: la setta, l’espulsione, la colpa (di cosa?), l’eroe (?). Un finale esagerato ed inaccettabile per chi ha davvero messo i piedi in una scuola. Danilo Ramirez
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