Lavoro: DS, "Ma un terzo dei lavoratori dipendenti vive con 1000 euro al mese. Se poi si abbandona la politica dei redditi…"
"In Italia cresce l’insicurezza dei cittadini e, a fronte del continuo aumento del costo della vita, si pone oggi una nuova questione salariale che riguarda milioni di famiglie. Un’indagine promossa dai Ds su centinaia di buste paga, di tutti i settori di lavoro, evidenzia che oltre un terzo dei lavoratori dipendenti ha salari che arrivano, al massimo, fino a 1000 euro netti mensili. Tutto ciò pone seri problemi economici sia a una parte consistente delle generazioni più anziane, che hanno un lavoro stabile, che ai giovani che entrano nel mercato del lavoro flessibile".
Così Cesare Damiano, Responsabile lavoro della Segreteria nazionale dei Ds, commenta i dati sulle retribuzioni forniti oggi dall’Istat.
"Meno male che – continua Damiano - dopo tanto tempo, le retribuzioni crescono nell’ultimo trimestre del 2003 sopra l’inflazione rilevata dall’Istat. Questo non servirà , purtroppo, a pareggiare i conti, perché la perdita del potere di acquisto di salari e stipendi è sotto gli occhi di tutti. Questo è anche il risultato dell’abbandono della concertazione e della politica dei redditi voluta da questo governo, accompagnata da scelte fiscali e sullo stato sociale che non aiutano i redditi da lavoro dipendente e, in particolare, i salari medio-bassi".
"Purtroppo – aggiunge Damiano - il governo, anche quando è datore di lavoro, come nel pubblico impiego, concorre a ritardare il rinnovo dei contratti nazionali e a tenere le retribuzioni al di sotto dell’inflazione reale, come è capitato di recente con gli autoferrotramvieri. Occorre quindi una svolta che torni ad affermare il valore di una politica di tutti i redditi capace di salvaguardare il potere di acquisto delle retribuzioni. L’alternativa – conclude l’esponente dei Ds - è la crescita della conflittualità e della esasperazione sociale".