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Elezioni Bologna: contributo di G.Franco Pasquino
5.01.2004

L'invito fatto a Natale da Sergio Cofferati ai partiti di aprire le loro liste a comitati, associazioni, movimenti sembra essere stato gradito e accolto. Almeno, hanno già dichiarato la loro disponibilità i Democratici di Sinistra e Rifondazione Comunista. Naturalmente, se Cofferati si rivolge ai partiti dell'Ulivo e oltre, visto che l'invito va anche a Rifondazione, significa che ha definitivamente archiviato qualsiasi possibilità di Lista unica. Inoltre, il silenzio di Cofferati sulla scelta degli assessori significa anche che questa scelta rimarrà saldamente nelle mani dei segretari dei partiti che lo appoggiano e che lo voteranno.

L'apertura dei partiti alla società civile nelle sue varie espressioni e articolazioni "apre", però, anche una serie di problemi.

Il primo riguarda i rapporti complessivi fra i partiti dell'Ulivo più RC e tutta la galassia di gruppi che hanno operato e operano nella loro opposizione a Guazzaloca. Decideranno i partiti tutti insieme quali gruppi hanno titolo ad esprimere candidati nelle loro liste, oppure saranno i gruppi a scegliere i partiti che preferiscono e a mandarvi i loro candidati?

Nel primo caso, il potere dei partiti verrebbe ovviamente rafforzato. Nel secondo caso, vedremo riemergere qualche forma di collateralismo con alcuni gruppi, quelli consolidati e strutturati, che manderanno i candidati scelti da loro nelle liste del proprio partito di riferimento. Incidentalmente, a quali comitati, associazioni, movimenti si apriranno le liste dei partiti?

Vale a dire, in assenza di un album "professionale" di questi gruppi, quali criteri verranno adottati per stabilire a chi dare effettivamente rappresentanza? Faccio un solo esempio, scherzoso, ma non troppo: quello del Comitato anti-smog di Strada Maggiore. Potrà legittimamente esigere di avere candidati nelle liste dei partiti, in un solo partito, e in quale, e quanti candidati? Forse dovremmo anche cercare di saperne di più sulle modalità, spesso alquanto magmatiche, con le quali comitati, associazioni e movimenti sceglieranno fra i loro appartenenti quelli da candidare. Infatti, conoscere i criteri di selezione utilizzati dai vari gruppi, sarebbe interessante e persino utile per raccogliere maggiore consenso e catturare l'attenzione dei media. Immagino, fra l'altro, che sarà opportuno trovare il modo di rappresentare anche l'altra metà del cielo, cioè le donne i cui nominativi non vedo affatto circolare in questa campagna elettorale condotta tutta da uomini.

Infine, fa la sua comparsa il problema più grosso. Dalla candidatura nelle liste dei partiti all'elezione in consiglio comunale il passo è gigantesco. Magari a livello nazionale i partiti sono in crisi, ma riescono comunque e sempre a controllare le candidature. A livello locale, i partiti, che sono meno in crisi dei loro quartieri generali nazionali, possono permettersi il lusso di aprire graziosamente / generosamente le loro liste a candidati esterni senza nessuna difficoltà.

L'elezione in consiglio comunale verrà determinata dai voti di preferenza. Per quanto piccoli e magari politicamente non proprio brillanti, gli apparati dei partiti bolognesi sono ancora perfettamente in grado di orientare le preferenze degli iscritti sui "loro" candidati e, eventualmente, molto in subordine, su alcuni "esterni" da loro prescelti. Gli unici candidati di comitati, associazioni e movimenti che possono sperare di entrare in consiglio comunale sono quelli che fanno riferimento ad organizzazioni consolidate e sufficientemente forti, per esempio, la CGIL e le ACLI. Per tutti gli altri candidati sarà una campagna elettorale durissima.

E non è vero che quel che conta è partecipare, anche se un buon effetto di trascinamento di voti ad opera dei candidati esterni sui partiti dell'Ulivo dovrebbe essere considerato positivo.

Senza farmi illusioni penso che sarebbe opportuno, soprattutto per i comitati, le associazioni e i movimenti, riflettere su alcune delle problematiche che ho sollevato. Già che ci siamo suggerirei anche di riflettere sulle modalità con le quali scegliere il candidato del centro-sinistra alla Presidenza della Provincia. Mi sembra che i partiti siano giunti ad uno stallo non entusiasmante. Questo stallo potrebbe essere superato facendo partecipare davvero comitati, associazioni e movimenti alla scelta del candidato. Che non sia il caso di sperimentare le primarie, come chiede, fra l'altro, il "Comitato dei cittadini per le primarie" (verrà qualcuno dei suoi aderenti accolto nelle liste dei partiti?) in questo contesto, importante, ma meno delicato di quello comunale?

GIANFRANCO PASQUINO

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