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Riforma Asili Nido...
24.01.2004

Riforma degli asili nido
Intervista a Piera Capitelli, componente della Commissione Parlamentare per l’Infanzia. Parlamentare e direttore didattico.
A cura di Francesco Bova

La Camera dei Deputati il 13 novembre 2003 ha approvato il disegno di legge “Nuove norme in materia di servizi socio-educativi per la prima infanzia. Il testo è il risultato dell’unificazione di cinque disegni di legge presentati dai parlamentari di diversi schieramenti politici: nr. 172 (Burani Procaccini – Forza Italia), nr. 690 (Turco – Democratici di Sinistra), nr. 891 (Valpiana – Rifondazione Comunista), nr.1783 (Mussolini – Alleanza Nazionale), nr.2003 (Briguglio, Alleanza Nazionale) e il nr. 2020 “Piano nazionale degli asili nido” presentato congiuntamente dal ministro Maroni e dalla ministra Prestigiacomo. Il nuovo testo unificato, che è stato assegnato al Senato con il numero 2583 ricalca sostanzialmente il testo dell’On. Maria Burani Procaccini. Il Senato non ha ancora iniziato l’esame e il testo è stato assegnato, in sede referente, alla Commissione speciale in materia d’infanzia e di minori.

BOVA: On. Piera Capitelli, secondo il centrosinistra il disegno di legge Maroni/Prestigiacomo recentemente approvato dalla Camera dei Deputati, è addirittura una legge truffa. Non le sembra però opportuno riformare una vecchia legge del 1971, in sintonia con il processo di riforma del nostro sistema di welfare?
Non userei l’espressione legge truffa, perché non rende molto l’idea della inconsistenza di questa legge, che ci fa ritornare indietro rispetto alle esperienze consolidate del nostro sistema pubblico di servizi all’infanzia, che si è caratterizzata per il suo alto livello di qualità educativa.
Avevamo bisogno di una legge innovativa rispetto a quella del ’71, ma che riuscisse a tradurre in principi generali, in regole, in livelli essenziali di prestazione il modello delle migliori esperienze pedagogiche in atto. Queste ultime sono state tutte più che studiate, analizzate, confrontate con quelle dei paesi europei e di tutto il mondo. Tutte sostengono la centralità dei diversi bisogni del bambino rispetto alle esigenze assistenziali espresse dalla famiglia; tutte tengono conto del forte bisogno di educazione e sostegno alla genitorialità; tutte riconoscono la necessità di una maggiore diffusione, accanto all’asilo nido, di modelli organizzativi di servizi più flessibili, soprattutto al fine di favorire la massima estensione di occasioni di socializzazione e apprendimento in un luogo organizzato ad un numero più ampio possibile di bambini, nonché una maggiore possibilità di scelta per le famiglie e i genitori.

BOVA: Quali sono le principali differenze tra la vostra proposta di legge che prevede, oltre ai tradizionali nidi di infanzia, anche servizi integrativi basati sulla flessibilità organizzativa e sul principio di libertà di scelta delle famiglie, e la proposta Maroni/Prestigiacomo che è orientata dai principi di flessibilità e di libertà di scelta ?
Anche la nostra proposta tiene conto dei principi di flessibilità e di libertà di scelta, solo che questi sono iscritti in un contesto di norme alle quali ci si deve attenere per essere riconosciuti a far parte del sistema pubblico e quindi accreditati e finanziati. Qui sta la differenza fondamentale: la nostra è una proposta ricca di regole e di richiami a standard qualitativi, quella del centro destra rappresenta la deregulation del sistema pubblico ed è inoltre totalmente priva della garanzia della centralità del progetto educativo. Progetto educativo è anche ambiente e relazione, da qui l’importanza di standard strutturali, ma anche di presenze professionali altamente qualificati. Tutto questo manca nella legge della maggioranza, dove inoltre soggetti pubblici e soggetti privati vengono messi sullo stesso piano e l’Ente locale non esercita nessuna funzione. Qualche chanches per non precipitare nel caos, tra asili di condominio che possono essere aperti e finanziati anche solo con una dichiarazione di inizio di attività (vedi legge finanziaria 2004) e nidi aziendali senza il vincolo della integrazione con la realtà territoriale, sarà offerta dalla Conferenza Stato-Regioni, che dovrà farsi carico delle responsabilità che il legislatore nazionale non ha voluto assumersi (ad esempio scegliendo di non voler “descrivere” i livelli essenziali di prestazione).

BOVA: Nel disegno di legge Maroni/Prestigiacomo gli asili nido sono riconosciuti quali servizi di interesse pubblico, interpretando il principio di sussidiarietà con il doppio binario pubblico/privato, ovvero che i servizi possono essere realizzati e gestiti anche solo dai soggetti privati in sostituzione dei soggetti pubblici. Nel vostro testo, invece, i servizi per la prima infanzia assumono un profilo universalistico, eliminando la loro classificazione tra i cosiddetti servizi a domanda individuale. Secondo lei, per aumentare i posti negli asili nido è più efficace il principio universalistico, che presuppone l’obbligatorietà di servizi per la prima infanzia in ogni comune, o un mercato dei servizi affidato a più gestori?
Se la finalità fosse unicamente quella di aumentare la frequenza dei bambini agli asili nido direi che sarebbe da scegliere la seconda ipotesi, cioè quella di puntare su un mercato di servizi affidato a più gestori. Ma la nostra finalità è quella di garantire al bambino, oltre che cure adeguate, relazioni positive e occasioni di sviluppo delle proprie potenzialità di maturazione affettiva e di apprendimento, in ambiente rigorosamente studiati per il raggiungimento di questi obiettivi. Tutto ciò può essere garantito solo da un sistema integrato di servizi pubblici, a cui concorre anche il privato che intende adeguarsi a norme e controlli definiti per tutti i gestori.
Per la fascia 3-6, attraverso la norma sulla generalizzazione delle scuole dell’infanzia si arrivati a codificare un principio generalistico, per i servizi 0-3 bisognerà procedere a passi un po’ più veloci, superando ostacoli economici resistenze culturali. E soprattutto, almeno fino a quando governerà il centro destra, si dovrà sperare in buone leggi regionali.


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