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Forum :: Lettere :: Lettere aperte a.... :: Cicero Pro Domo Sua di A. V. Gelormini
Autore Cicero Pro Domo Sua di A. V. Gelormini
Redazione1
3.07.2008 15:13
CICERO PRO DOMO SUA
di Antonio V. Gelormini
No, non è uno statista. Non lo è mai stato e non credo possa più diventarlo. Non ne ha la statura. E in questo caso non si tratta certo della misura fisica, quanto delle qualità e doti coltivate, per metterle al servizio degli affari dello Stato, piuttosto che a tutela di interessi strettamente personali.
Non ne fa uno statista il pur largo consenso popolar-elettorale ottenuto. Né la gestione furbesca e unidirezionale delle acquisite prerogative istituzionali. Tanto meno il potersi fregiare del titolo di Cavaliere. Non può essere definito “statista” un Presidente del Consiglio che persegua, quasi con ossessione, il conflitto fra poteri costituzionali e istituzioni. O che addirittura dia l’impressione di viverlo come una sorta di linfa vitale, per la sopravvivenza (magari in eterno) della carica ricoperta.
Non ne fanno uno statista i rapporti amichevoli e le pacche sulla spalla con governanti del calibro di Bush, Putin o Erdogan. Buoni per arricchire il palmares personale di relazioni internazionali e i reciproci ammiccamenti occasionali, ma niente affatto utili - allo stato dei fatti – a un più proficuo peso dell’Italia nei raffinati ed evolventi equilibri diplomatici intercontinentali.
Non ne fa uno statista l’irrinunciabile voglia di voler marcare continuamente il punto e il non sapersi contenere nemmeno di fronte alle esortazioni e agli atti formali del Capo dello Stato. Insomma, il profilo basso non gli si addice. E se non fossero noti debolezze e istinti caratteriali, verrebbe da pensare che le irrituali “invasioni di campo” siano, piuttosto, mosse studiate scientificamente, per scardinare l’assetto costituzionale e istituzionale del Paese.
Terrorizzato, dopo le prime pubblicazioni di intercettazioni, da quanto potrebbe diventare di dominio pubblico, rischia di essere travolto dallo stesso “tsunami” di intimità in piazza, che le sue televisioni da tempo producono. Dopo i Grande Fratello, le Isole e le Fattorie dei famosi, gli Amici e le piazze di Maria e tutto quello che ne è seguito, non si capisce perché solo i fatti degli altri possano e debbano diventare palinsesto mediocre per milioni di spettatori.
E’ proprio questo che si dovrebbe riuscire a scrollarci di dosso. Le vicende, più o meno incresciose, di una persona non possono diventare il problema di un intero Paese. Non devono diventare il suo palinsesto quotidiano. Semmai il contrario, i problemi di milioni di cittadini siano la preoccupazione quotidiana del Presidente del Consiglio. Qualunque statura raggiunga, lungo quel metro virtuale che misura l’autentico statista.
Tra i paradossi della vita c’è anche quello di un Cavaliere, lancia in resta versa la Dea con la Bilancia, protagonista dell’ennesima invasione di campo. Per difendere la propria causa, non esita a far suoi i panni esaltanti di moderno Cicerone, uno dei padri del diritto e, già tra i Romani, icona sacra del sistema giudiziario.
(gelormini@katamail.com)






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