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Forum :: Lettere :: Lettere aperte a.... :: Bari, una città in lutto di A.V.Geloormini
Autore Bari, una città in lutto di A.V.Geloormini
Redazione1
7.12.2008 22:07
BARI, 6 DICEMBRE UNA CITTA’ IN LUTTO
di Antonio V. Gelormini
Doveva essere un giorno di festa per Bari, e per l’intera Puglia. Una sorta di Special-day per il capoluogo levantino, che prevedeva il concentrarsi di una serie di eventi, capaci di farne il centro di un vortice straordinario di attenzioni locali, nazionali e internazionali. E farlo diventare la meta più ambita di questo lungo ponte dell’Immacolata.



L’arrivo a Bari di Capi Stato, Ministri degli Esteri, Delegati Pontifici, Eminenze della Chiesa Ortodossa, Organismi diplomatici; e poi ancora Ministri del Governo italiano, festeggiamenti del Santo Patrono, l’Orchestra del Maggio Fiorentino, il Direttore Zubin Metha, il tenore Placido Domingo e tante altre personalità della politica, della finanza, dello spettacolo e della cultura in genere, tenevano alti lo stato d’ansia e i timori diffusi per un appuntamento di tale portata.



Nel contempo, aspettative tradite, diktat ministeriali, rivalità mai sopite, appelli cittadini, tensioni organizzative, sgomitate per la conquista di un’imperdibile occasione di visibilità, avevano riacceso fiammate polemiche, che non riuscivano ad essere sopite e che si allungavano minacciose sul buon esito e sulla serenità di una giornata così particolare.



Deve essere stato San Nicola a zittire tutti. L’intero apparato si è improvvisamente sgonfiato, come colpito da un’invisibile cerbottana. Il succedersi di colpi di scena, di cui l’ultimo fatale ed imprevisto, come nella più classica trama da palcoscenico, ha trasformato la rappresentazione in dramma. Cancellando uno ad uno gli appuntamenti, e facendo decidere al Sindaco di Bari di decretare il lutto cittadino per questa “benedetta” giornata del 6 dicembre.



I primi colpi di scena sono stati quelli inferti alla riapertura del Teatro Petruzzelli (uno dei pochi al mondo ancora di proprietà privata), 17 anni dopo la sciagurata notte in cui fu avvolto dalle fiamme di un terribile incendio doloso. Con l’esproprio per bene di interesse pubblico si dette il via, circa due anni fa, al conto alla rovescia per la riapertura del nuovo Teatro il 6 dicembre 2008, festa di S. Nicola, che sarebbe stato il primo spettatore ad entrare, benché nella sua classica posa statuaria. Vizi di forma e di metodo motivarono l’annullamento dell’atto da parte della Consulta. Dando vita al paradosso di una ricostruzione effettuata con soldi dei cittadini (53milioni di euro) e a rinnovate pretese degli eredi proprietari, a cui non sembrava vero di tornare in possesso del gioiello restaurato. Oltre ad aprire il varco a un angosciante limbo di indecisione governativa.



Il teatro è pronto. Un’intera città si mobilita per sostenerne l’apertura in occasione di S. Nicola, ma le squallide ripicche politiche prendono il sopravvento. Riaprire il Teatro nei termini previsti diventa un palcoscenico troppo evidente per il Sindaco Michele Emiliano (tra i pochi politici, caparbiamente risoluto, a voler rispettare un impegno preso con i cittadini e con l’intero mondo dello spettacolo). Ma il ministro Sandro Bondi, mettendo in campo un’insolita puntigliosità, fa sapere che prima di marzo 2009 non se ne parla. A Venezia, però, cinque anni fa fu usato tutt’altro metro.



Il Teatro “La Fenice”, durante il ministero ai Beni Culturali di Giuliano Urbani, venne consegnato parzialmente l’8 dicembre 2003, per consentire le manifestazioni programmate per la sua inaugurazione. Soli sei giorni più tardi, il 14 dicembre, senza il certificato del collaudo statico (che il Petruzzelli invece ha già avuto), ma con l’agibilità verificata dalla commissione prefettizia, e tanto meno col fatidico collaudo tecnico amministrativo, Riccardo Muti dava il via al primo di diversi concerti inaugurali, per un programma lungo ben sette giorni. Il teatro venne poi riconsegnato all’impresa, per completare i lavori ed essere definitivamente inaugurato solo a novembre dell’anno successivo.



Rinviata l’apertura del sipario del Politeama barese, l’evento della riconsegna del complesso ortodosso di S. Nicola (conosciuto meglio come “Chiesa russa”), da parte dello Stato italiano a quello russo, prendeva l’intera scena di queste festività patronali. Il presidente Giorgio Napolitano ne avrebbe consegnato le chiavi simboliche a quello russo, Dmitry Medvedev, sotto l’occhio vigile ed ammonitore del santo di Myra, venerato e amato da entrambe le comunità. Con l’occasione le luci del Petruzzelli si sarebbero accese provvisoriamente per la visita presidenziale a cui, con sorniona e furbetta opportunità, si sarebbe accompagnata quella del ministro ai Beni Culturali, forse per rimanere al riparo di eventuali contestazioni, dato il comprensibile ed evidente malcontento diffuso.



La morte del cosiddetto “Papa ortodosso”, il Patriarca Alessio II, sopravvenuta inaspettatamente alla vigilia della storica cerimonia, ha azzerato tutto. Il presidente russo, in visita in India, annulla tutti gli appuntamenti e rientra precipitosamente a Mosca. Quello italiano immediatamente fa sapere che non si muoverà da Roma ed esprime cordoglio e vicinanza al popolo russo. La comunità ortodossa barese si raccoglie in preghiera e altrettanto fa quella cattolica, in un abbraccio di conforto che testimonia la concretezza del cammino reciproco sul sentiero del dialogo tra le due culture religiose.



In segno di rispetto per i fedeli ortodossi locali, per la scomparsa del Patriarca della Chiesa ortodossa russa, anche il rettore della Basilica Pontificia di San Nicola comunica l’annullamento della tradizionale processione della statua più venerata a Bari. Quindi neanche il santo, per il momento, entrerà nel Petruzzelli. Quasi a voler testimoniare una sorta di consolidata solidarietà con i suoi fedeli baresi: “Se non possono farlo loro, perché dovrei farlo solo io?”



Al Sindaco non resta che tirare le somme e decretare il lutto cittadino, per manifestare la vicinanza della città e dell’intera Amministrazione al popolo russo, colpito dalla scomparsa della propria guida spirituale. La tristezza delle luci spente del Teatro testimonierà il dolore soffocato del momento. Quelle che si accenderanno domani, sull’ultimo atto di una “notte lunga tre lune”, la Puglia Night Parade, che dopo i capoluoghi di provincia e i siti Unesco pugliesi, approderà a Bari col suo carico di attrazioni e di emozioni, serviranno a rianimare e tenere vivi sentimenti di fiducia e di riscatto, per una città che non si stanca di sperare e che non è abituata certamente a rimanere con “le mani in mano”.
(gelormini@katamail.com)
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