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Forum :: Lettere :: Lettere aperte a.... :: Nessuno può dire domani “io non c’ero”.
Autore Nessuno può dire domani “io non c’ero”.
Redazione1
16.05.2009 20:24
«Nessuno può dire domani “io non c’ero”,
“io non sapevo”» Alla vigilia delle elezioni studentesche Piero
Graglia, candidato del Partito democratico alle elezioni europee nella
circoscrizione Nord Ovest scrive agli studenti universitari per
sottolineare l’importanza delle elezioni studentesche per il futuro
dell’università e della ricerca. Cari studenti, tra pochi giorni
si vota per le elezioni studentesche. Un momento che, da ricercatore,
attendo sempre con ansia perché partecipo dei timori e delle
preoccupazioni dei miei studenti circa il futuro dell’università.
Da quando l’Onda ha fatto sentire la sua voce, dal giugno 2008 in
poi, alcune cose sono cambiate. Voi, studenti, lo sapete. Sapete
quanto si è parlato di voi, di noi. Sapete quanto abbiamo fatto paura
ai soloni della Ricerca con la R maiuscola, quelli che la usano come
una clava buona per ogni occasione. Siamo andati in piazza, abbiamo
espresso idee e fatto proposte, ma i tagli a istruzione e università
sono rimasti. Qualche soldo per l’edilizia scolastica, qualche borsa
di studio, e intanto la mannaia che vuole colpire e smembrare il
sistema dell’istruzione universitaria pubblica è restata affilata;
la prospettiva delle università fondazione non è stata accantonata;
il sistema di governo degli Atenei resta in mano ai soli professori
ordinari, con l’emarginazione dei ricercatori e degli associati, che
invecchiano senza possibilità di carriera.Un solo esempio: qualche
settimana fa ho presentato nel mio Consiglio di facoltà, una proposta
per abolire il costume medievale di far uscire dalla sala del
Consiglio ricercatori e associati quando si parla di chiamate di
professori di prima fascia: l’hanno definito un emendamento
“irricevibile”, mentre si tratta di una elementare misura di
trasparenza amministrativa già esistente, ovunque l’espressione
“comunità di ricerca” abbia un senso.Per questa e per tante altre
manifestazioni di arroganza, vi invito a stare vigili e attenti.
Diffidate di chi, da posizioni di potere, vi dice che sa come
promuovere la ricerca ma non vi dice una parola sul problema della
trasformazione delle università in fondazioni private e sul
necessario ampliamento degli spazi di partecipazione nel governo degli
Atenei; diffidate di chi si definisce scienziato solo per fare affari
migliori e speculare sul presente di chi si attende un futuro.Anche il
continuo ricorso alla parola Europa come una sorta di parolina magica
che risolve tutto deve essere evitato. Il settimo programma quadro
dell’Unione europea sulla ricerca rappresenta un investimento di 50
miliardi e mezzo di € nel periodo 2007-2013, per tutti i 27 Paesi
dell’UE; il ministro Gelmini, nella sola Italia, per il periodo
2008-2013 taglia 14 miliardi di € di risorse alla scuola e
all’università italiane. In queste condizioni, l’Europa può solo
lenire i danni fatti, ma non risolvere molto. E voi sapete quanto il
sogno europeo sia presente nei miei studi e nella mia esperienza di
uomo e di docente, quanto io creda a un continente in cui il ruolo
degli stati nazionali sovrani sia ridimensionato a favore di
un’unione federale. Tuttavia non dimentico che bisogna evitare di
cullarsi col ritornello “ci pensa l’Europa” o con altri slogan,
perché nessuno fa beneficienza a un Paese che dimentica il dovere di
mantenere pubblico il sistema dell’istruzione e della ricerca.
Allora votate per le vostre rappresentanze pensando a ciò che state
facendo, perché nessuno può dire domani “io non c’ero”, “io
non sapevo”. Chi non c’è non ci sarà, ragazzi. Stiamo in campana
Piero Graglia
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