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Forum :: Lettere :: Lettere aperte a.... :: Lista unitaria...le mie perplessità
Autore Lista unitaria...le mie perplessità
Redazione1
16.02.2004 20:24
LISTA UNITARIA: LE MIE PERPLESSITA'

Qualcuno dice che la nuova forza unitaria, il cui nome non esiste e non è configurabile con nessuna esprienza europea storica in quanto non si chiamano socialdemocratici, nè socialisti, nè popolari, nè liberali, ma solamente Uniti per l'Europa, frase bella che vuole dire tutto e niente, potrebbe acquisire il 32% dei voti e dei consensi e che questo rappresenterebbe il 90% dell'elettorato complessivo delle realtà che aderiscono all'Ulivo complessivo, meglio chiamarlo oggi come oggi, viste le vicende ultime, centrosinistra allargato.
Ma se la lista unita - non è unitaria, è unita, perchè di fatto ha ridotto ad unum, le diverse culture che stanno al centro del centrosinistra - raccoglie questo dato, vuol dire che complessivamente il centrosinistra numericamente potrebbe rischiare di non vincere, in quanto 32 + 10 % circa è uguale a 42 % circa: questo dato non è il dato necessario matematicamente per vincere la competizione contro il centrodestra.

Ricordo storicamente le esprienze del passato, di tentativi di ridurre ad un unico listone diversità culturali, magari affini idealmente, ma diverse perchè differenti ne erano le impostazioni valoriale, progettuale, programmatica, sociale di riferimento. Ricordo il mitico Fronte Popolare, che apportò meno voti dei voti sommati del PSI e del PCI; ricordo la bicicletta socialista con i socialdemocratici, che fu una vera sconfitta; ricordo le esprienze di liste unitarie tra PCI e PSIUP che apportarono meno consensi di quelli previsti dalle più grigie previsioni; ricordo, infine, l'esperienza del girasole, un vero fallimento, un aborto politico, l'esprienza della Margherita che, seppure assimilante forze omogenee, ha prodotto un consenso elettorale inferiore alle aspettative, soprattutto dopo la caduta della novità elettorale di Rutelli candidato.

Potrebbe essere, invece, la volta buona? L'eccezione che conferma la regola? Potrebbe e me lo auguro, non c'è dubbio alcuno; ma credo che lo stato attuale economico e sociale del Paese richieda qualcosa di più dei soliti e interessanti discorsi, come quelli fatti ieri a Roma, teorici, di elevato grado intellettuale, pieni di passione, ma improntati sull'apologia dell'Europa e del futuro istituzionale di una battaglia volta soltanto ad anteporsi al berlusconismo affaristico e illiberale.
Le persone chiedono fatti concreti. Vogliono sapere se sulla previdenza siamo concordi a difendere l'aspetto pubblico dell'istutito, con una riforma che razionalizzi la spesa previdenziale, ma non la affossi a favore di istituti privati accessibili soltanto a pochi. Vogliono sapere se i diritti sociali possono corrispondersi anche per i lavoratori atipici, senza futuro, senza sicurezza civile. Vogliono sapere se ci si opporrà a votare a favore del proseguimento dei trasferimenti economici per supportare la protreazione dell'occuazione illegittima e abusiva, da parte delle truppe di alcuni stati occidentali, in primisi l'Italia, di un popolo, quale quello iracheno, privato della propria autodeterminazione, cercando, invece, di battersi affinchè la sovranità ritorni sotto l'egida dell'ONU e dei cittadini del luogo, sovrani assoluti del proprio stato. Vogliono sapere dal nostro schieramento di riferimento se la sanità sarà ancora pubblica, se l'istruzione sarà difendesa nel suo carattere pubblico e laico, se l'ambiente sarà tutelato con forza e determinazione contro uno sviluppo capitalistico senza regole e senza limiti. Vogliono avere delle risposte, non delle magnifiche coreografie illuminanti e scenografiche di un teatro piacevole, ma privo di una spinta e di una prospettiva progettuali.

Le risposte a tali quesiti non sono state ancora date, che la lista unitaria per ora non è riuscita a dare e non ha dato, affossandosi in uno sterile antagonismo, certamente condivisibile in toto, all'attuale dirigenza dettata dalla dittatura della maggioranza di centrodestra. Da queste risposte dipende la vittoria del centrosinistra alle prossime elezioni, in quanto si deve cercare di individuare e di progettare che cosa si dovrà fare dopo aver vinto le elezioni ed essere ritornati al governo del paese.

Che cosa faremo? Proporremo la riforma del sistema previdenziale ed elimineremo le pensioni d'anzianità, come Rutelli ha sventolato qualche settimana fa, ponendo sindacati e centrosinistra in forte divisione? Proporremo di appoggiare gli interventi militari in terre lontane per favorire i disegni strategici di coloro che appoggiano gli interessi economici e finanziari delle grandi lobby per la costruzione dei famosi corridoi di transazione del petrolio e delle risorse energetiche? Proporremo di mantenere le attuali leggi che annientano il carattere democratico e civile del nostro stato, svuotando di contenuto sostanziale la nostra Carta Costituzionale, magari apponendo correzioni senza prevederne la totale abrogazione, come qualcuno aderente e fondatore della lista unita asserisce da tempo? Penseremo di garantire l'ingresso deregolato dei privati nell'ambito della ricerca scientifica di modo che si potranno avere futuri lavoratori ad uso e consumo degli imprenditori dei distretti industriali di appartenenza dell'ateneo, privandoli di una base formativa europea e universale? Penseremo di approvare una legge che non leda gli interessi corporativi di controllo diretto del 90% dei media telelvisivi dell'imprenditore leader del centrodestra, garantendogli la possibilità di ricandidarsi alla guida del Paese come nostra alternativa e assomando, così, su di sè un eterno conflitto d'interessi? Penseremo di approvare la rifmra del sistema radiotelevisivo concependo un terzo polo in mano al solito imprenditore magnate, totalmente abiurando il riconoscimento che esiste un popolo, quello delle televisioni locali, municipali e di strada che rivendicano da anni un proprio legittimo spazio nell'etere e nell'ambito della comunicazione satellitare?

Se questi sono i temi che proporremo, rimanendo supini alle richieste della grande imprenditoria, direi che partiamo con il piede sbagliato, partiamo con forte deficenza di innovazione e di alternativa nei contenuti.

Ma la lista moderata unita cercherà di accattivarsi le simpatie dell'elettorato fluttuante, lasciando scoperto il grande elettorato di sinistra, che è, per dati alla mano, l'elettorato che si astiene maggiormente oggi come oggi. Essere alternativi a questo modello non vuol dire essere contro; non vuol dire dire no a ogni cosa: vuol dire fare proposte diverse, nettamente diverse da quelle che un ipotetico "moderatismo" ci spinge a fare, che cerca di non accattivarsi il consenso dell'imprenditoria, che, seppur illuminata, imprenditoria italiana rimane e come imprenditoria italiana vuole comprarsi il programma dello schieramento vincente, affossandone l'autonomia politica.
Le proposte sono state fatte su diversi temi: abbiamo proposto diverse questioni che hanno trovato unito l'Ulivo. Da qualche tempo qualcuno propone qualcosa che spacca l'Ulivo: propone l'astensione sul voto per il finanziamento dell'operazione di occupazione militare in Iraq da parte delle truppe USA e degli stati servi della gleba, tradendo chi ha manifestato in piazza per dire no a una guerra ingiusta, d'aggressione e di prevaricazione militare ed economica; propone l'eliminazione graduale delle pensioni d'anzianità, dando un calcio a chi si è opposto in piazza al disegno scellerato presentato da questo centrodestra illiberale e affaristico; propone l'appoggio a una legge, quale quella sulla fecondazione assistita, che riduce la donna a un vero e proprio strumento nelle mani degli interessi della famiglia e priva di autodeterminazione e di libertà di scelta.
Ma chi rappresenterà il popolo pacifista, il popolo dei lavoratori precari, autonomi e professionisti, il popolo dei pensionati, il popolo degli studenti, il popolo dei ricercatori, delle donne in lotta per una loro reale emancipazione, degli omosessuali in attesa di una legge che riconosca a loro la possibilità di costituire una coppia con gli stessi diritti di quella di diritto? Chi rappresenterà il popolo delle famiglie del vecchio ceto medio, oggi sempre più povero? Chi rappresenterà e si farà carico di queste istanze sociali e ideali presso la compagine di un futuro governo alternativo del Paese? Chi? La lista unita? La lista moderata unita? La lista che annienta simboli che erano diversi, perchè diversi idealmente, perchè diversi concettualmente, perchè diversi culturalmente? E questo era l'Ulivo, il progetto fondato da Prodi nel 1995? Direi proprio di no. Mi sembra proprio che sia necessario riflettere perchè la strada appare abbastanza complicata.

C'è bisogno di cambiare veramente e di proporre qualcosa di nuovo, di radicalmente nuovo. Porsi accondiscendenti verso un programma che potrebbe essere accattivante per una parte dell'elettorato che vota centrodestra ma che potrebbe votare centrosinistra perchè interessato a questo o quell'altro tema programmatico specifico, non assicura di certo la vittoria. Non assicura la vittoria in quanto rischieremo di non avere questo consenso ricercato e rischieremo di perdere il consenso di questa fetta di popolazione, che rimarrebbe priva di risposte concrete.
Non sono radicale, ma certamente sono convinto che si vince se uniti, rispettando le differenze perchè le differenze sono sostanzialmente un surplus per tutto lo schieramento. Non sono radicale, ma sono convinto che si vince soltanto se ci si pone come reale alternativa al centrodestra, partendo dalla questione morale, in primis. Si deve partire da quella esigenza di cercare di apportare una soluzione a quel male delle coscienze, che viene decretato e definito dall'attuale maggioranza con arroganza e rendendo legittimo l'illegittimo, legale l'illegale.
La questione morale deve spingerci a considerare un fatto imprescindibile: abrogare le leggi della vergogna, una volta arrivati al governo del Paese e non pensare, ammorbati da un senso di riformismo fine a se stesso e senza singificato, di aggiustare tali atti in alcuni punti, ammorbidendone gli effetti devstanti, che tali rimarrebbero.
Non sono radicale, ma vorrei solamente che si proponga un programma forte e chiaro nei contenuti e che dia risposte concrete al bisogno popolare della cittadinanza.
Penso che parlare soltanto dell'avversario ci renda alquanto limitati nella visione progettuale e politica; e questa limitazione potrebbe produrre alcuni danni che sarebbero, per esempio, configurabili nella mancanza della capacità di costruir eun programma compiuto.
Il centrosinistra può farcela, ma non escludendo le forze che compongono realmente questo schieramento; non affossandone la complessità politica, perchè è ricchezza, è un patrimonio che, una volta dissipato, non potrebbe produrre più quella visione complessiva e completa della realtà sociale.
Possibilità per raggiungere questo obiettivo sono ancora aperte: il centrosinistra può vincere le elezioni e me lo auguro vivamente. Ma penso che sia decisamente necessario partire da queste riflessioni per non compiere dei passi che non sono certamente passi in avanti, ma sono passi rischiosi che potrebbero non giovare al disegno complessivo, in un'ottica di esclusione e non di inclusione, in un'ottica che corrisponde alla logica: chi sta con noi è con noi chi sta fuori è fuori; ossia sta con noi chi accetta il nostro programma che proponiamo, mentre sta fuori chi non accetta il nostro programma e le nostre condizioni, ovverso aderire alla lista unica. Questi presupposti sarebbero errati e sarebbero degli errori senza possibile correzione. Il programma deve essere costruito dall'apporto di tutti e tutti devono poter avere la possibilità di coesistere nel disegno di un centrosinistra nuovo, allargato, forte e unitario. I tempi sono fecondi, non perdiamoci in sterili discussioni e in sterili proposte. E' il momento di fare un progetto modello di una società e di un'Italia che alza la testa e vuole cambiare.

Alessandro Rizzo

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