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Forum :: Lettere :: Lettere aperte a.... :: I 32 punti del programma della Margherita
Autore I 32 punti del programma della Margherita
Redazione1
25.03.2004 21:24
Cari amici,

ho letto i 32 punti che formeranno la piattaforma del Congresso della
Margherita, come pubblicati su Europa di venerdì.

Vorrei quindi partecipare al dibattito, cominciando dai punti che
condivido.

Anzitutto condivido l'idea di fare una piattaforma, un'agenda, come ho più
volte sollecitato e come, in modo forse disorganico, ho cercato di fare
con le mie lettere; tuttavia leggendo, non si sfugge all'impressione che,
ancora una volta, si insegua.

Prima di addentrarmi nei singoli punti, vorrei osservare che manca un'idea
guida, che faccia da architrave alle varie proposte: mi pare che sia il
concetto della solidarietà circolare (della comunità verso la persona e
della persona verso la comunità), da me più volte più volte espresso e che
trova la sua formulazione nell'art. 4 secondo comma della Costituzione
(nei principi fondamentali!), che non a caso viene immediatamente dopo il
diritto al lavoro "Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le
proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che
concorra al progresso materiale o spirituale della società": noto
incidentalmente che, per esempio, ogni intervento in materia di pensioni
trovi in quest'articolo il suo fondamento più saldo.

Bene dunque l'idea del n. 4 (welfare famigliare, anche se mi pare un po'
fumosa e bisogna vedere l'applicazione (come si sa il diavolo si annida
nei dettagli).

Nel complesso bene il n. 5 sulle pensioni, specie per la parte dei
lavoratori "discontinui e precari".

Numero 6, ("una piena e buona occupazione") speriamo bene.

Ottimo il numero 7 ("contratti nazionali, ma anche territoriali ed
aziendali"), ci sarà da convincere la CGIL, ma mi pare che l'idea sia
abbastanza nel DNA della CISL; per connessione qui manca qualsiasi
accenno, neppure problematico all'art. 46 della Costituzione (".....la
Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e
nei limiti stabiliti dalla legge, alla gestione delle aziende"), per il
quale probabilmente vale lo stesso accenno di cui sopra circa il DNA;
sempre per connessione manca anche un accenno alla necessità di attuare
l'art. 39 della Costituzione, che parla della registrazione dei Sindacati,
anche se qui il DNA dei sindacati è contrario, ma credo che sia necessario
almeno parlarne.

Non male (escluso l'orribile titolo in inglese) il numero 12 sulla scuola,
manca tuttavia un cenno all'art.34 della Costituzione, che oltre a sancire
l'obbligatorietà e la gratuità dell'istruzione inferiore per almeno 8
anni, dice "i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto
di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende
effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed
altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso".

Nel complesso bene, anche se generico il n.15, dove peraltro, dove si dice
che bisogna tutelare il patrimonio di prodotti tipici e colture locali,
manca un accenno al fatto che bisogna opporsi all'opera di distruzione di
tali prodotti attraverso i regolamenti europei che consentono pressoché a
chiunque di usarne il nome.

Bene il numero 25 "riforma delle istituzioni, guai a dissestare il paese",
che critica le intenzioni del Governo, omettendo però di precisare che
queste intenzioni vanno in senso diametralmente opposto ai principi
liberaldemocratici; bene anche perché è l'unico punto (salvo errori) in
cui è citata la Costituzione.

Ottimo, forse il punto migliore, il numero 27 "verso un servizio civile
nazionale", che sostanzialmente prevede l'istituzione di un servizio
civile obbligatorio di 4-6 mesi (presumo per maschi e femmine e senza
esenzioni di sorta), ma, come al solito, manca l'aggancio alla
Costituzione (art. 52 "la difesa della Patria è sacro dovere del
cittadino"), perché difesa della Patria non si fa solo con le armi, ma
anche, per esempio difendendone la bellezza, che è il nostro più grande
patrimonio; tuttavia la cosa, di grandissime potenzialità positive, deve
essere organizzata bene, e non sarà facile.

Passando alle carenze, cominciamo dalla politica estera.

Diceva il mio compianto professore di storia e filodsofia del Liceo che
per capire la storia bisogna anzitutto conoscere la geografia (uno dei più
bei temi di maturità che ricordi diceva sostanzialmente che la storia di
un paese è scritta nella sua geografia); l'Italia è in mezzo al
Mediterraneo, area con le tensioni che sappiamo, è la nazione al mondo che
ha i maggiori interessi in questo mare, possibile che la parola
Mediterraneo; neppure appaia (e sì che Prodi nel suo testo recente aveva
fatto ampi riferimenti)? l'Italia è a due passi dai Balcani, possibile che
non si parli di Balcani? l'Italia ha vincoli storici e culturali col
Sudamerica, che sta attraversando un periodo del tutto nuovo, nello sforzo
di affrancarsi dal dominio culturale, economico e politico degli Stati
Uniti, possibile che sembra che gli estensori del documento non ne abbiano
mai sentito parlare? è poi del tutto generico il numero 1 sull'Europa e
largamente incompleti i numeri 28 e 29, che trattano del rapporto con gli
Stati Uniti: fermo restando che ciò che ci unisce è maggiore di quello che
cui divide, tuttavia manca la consapevolezza che ogni rapporto futuro si
deve basare sull'eguaglianza fra le due parti e siccome, alla fine, la
parte militare ha un peso notevole nello stabilire l'eguaglianza, sarà
necessario aumentare le spese relative.

Di nuovo a proposito della geografia, l'Italia è fra i paesi al mondo col
maggiore rapporto fra lunghezza delle coste e superficie (ad occhio dopo
Cile, Norvegia e i vari stati insulari), dalle navi passa la maggior parte
del commercio mondiale, possibile che nel n. 18 (piano energetico) non si
parli delle autostrade del mare e nel n. 20 (infrastrutture) di porti e
navi?

Al n. 11 (fisco) manca ogni accenno al mantenimento della progressività,
sotto attacco del Governo, e che invece è strumento di una equa
redistribuzione della ricchezza, come espressamente previsto dall'art.53
della Costituzione.

Al n.17 (sport) non c'è la consapevolezza che il doping non lede solo il
principio della lealtà sportiva, ma è stato causa di numerose morti (il
triste caso di Pantani è solo il più recente di una lunga serie): perché
non si promuove una seria indagine in materia? per esempio prendendo gli
sportivi degli anni '60 e '70 a livello professionistico (i cui nomi sono
noti, basta prendere la Gazzetta dello Sport) e poi andarli a cercare uno
per uno e vedere quanti sono morti (poiché si tratta di persone al massimo
di 65 anni, dovrebbero essere tutti vivi, salvo incidenti stradali e
cancro) e per questi andare a vedere perché: la prima cosa per intervenire
è conoscere; inoltre il testo non nasconde una certa voglia di intervento
della politica, grave errore, anche con le migliori intenzioni, si lasci
che lo sport di base continui ad essere basato sul volontariato, la mano
pubblica faccia gli impianti e si tenga fuori dallo sport.

Al numero 22, le professioni, assieme ad alcune cose buone, manca tuttavia
la consapevolezza che nelle professioni sono le più forti corporazioni che
ci siano in Italia (è logico, probabilmente gli estensori ne fanno parte);
per esempio non si potrebbe cominciare a cambiare dai notai (anche con
riferimento al n.10 semplificare la vita degli italiani)? Per connessione
reintervengo sul n.12 (istruzione) per dire che non si dice una parola sul
fatto che, specie in alcune facoltà, i professori hanno il loro principale
interesse nell'attività professionale, lasciando le briciole agli studenti
(probabilmente, se fossero tutti come il professor Andrioli che ho
recentemente citato, l'Università sarebbe anche migliore).

Errore blu all'art.16: l'ignoto estensore ha scritto che "l'eccezionale
bellezza ......d'Italia (....) è un assetto strategico e decisivo";
l'infelice aveva in mente la parola inglese "asset", che vuol dire bene
(nel senso patrimoniale): un errore del genere squalifica il tutto, specie
in un paragrafo che tratta di patrimonio culturale.

Il N. 26 sulla giustizia ha parti buone (i primi 5 paragrafi, incluso
l'accenno alle ferie, che però in una graduatoria di priorità sono verso
il numero 757) e una brusca scivolata nel sesto paragrafo che alla fine
mette sotto controllo la Magistratura: lo so che bisogna far sentire ai
magistrati che, come per ognuno di noi, "gli esami non finiscono mai", ma
l'idea di farli dipendere in qualche modo dal Governo è da aborrire: al
primo Congresso della DC, 24-27 aprile 1946, nella relazione Gonella era
scritto: "1) Bisogna escludere ogni ingerenza del Governo sulla nomina,
carriere e trattamento economico dei magistrati; 2) gli alti magistrati
potrebbero essere eletti da corpi della magistratura". Il problema è serio
ma con gli slogan populistici (e tanto meno facendo il controcanto a
Berlusconi) non si risolve, anzi.

Salvo errori ed omissioni, gli altri paragrafi sono un po' generici e
tutti da riempire di contenuti.

Critica di fondo: in un periodo in cui la maggioranza pensa di cambiare la
Costituzione, parla di Costituzioine sovietica e pensa anche di cambiarne
la prima parte, mentre il Presidente della Repubblica quotidianamente ce
ne ricorda il valore, è molto grave che in un documento congressuale di un
partito di opposizione la Costituzione non sia citata, se non una volta di
sfuggita, mentre dovrebbe essere il nostro faro.

Mentre scrivevo questa lettera ho riguardato il documento Gonnella sopra
citato; esso giganteggia di fronte a questo documento e ci dice come si fa
politica e si coagula il consenso, ma erano altri tempi ed altri uomini.

Voto complessivo 6 -- di incoraggiamento.

Un caro saluto.

Piero Stagno



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