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Forum :: Lettere :: Lettere aperte a.... :: La Politica lassù nel Loggione.
Autore La Politica lassù nel Loggione.
Redazione1
27.05.2004 21:39
La Politica lassù nel Loggione.
Incontro in tre atti con Luigi Boschi

Atto I

Cosa ne pensa dell´appello di Azzali?
"Chi non lavora non mangia, chi lavora mangia?" Proprio dalla classe dirigente dell´Unione Industriali di Parma arriva questo appello, frutto, sembra, di uno studio commissionato al MIT? Già Celentano al San Remo di qualche tempo fa cantava "Chi non lavora non fa l´amore" e seppur simile, la cosa suonava meglio ed è costata meno. In coro tutta la classe dirigente si unisce incolpando i parmigiani di parmigianite ossia di non lavorare e di non studiare a sufficienza.
Dal loggione della politica locale sento: "I gh´àn un bél bècch ad fér. Chilòr i vrisòn impichè p´r aria cmé i parsùtt."

Ma il problema esiste?
Certo, però dobbiamo dirla tutta: in primo luogo il problema sono loro, la classe dirigente. Secondo, il problema oggi è perché lavorare? Per non arrivare con lo stipendio a fine mese? Per mantenere con lauti stipendi una classe dirigente incapace? Per consentire a una imprenditoria miope di fare i propri loschi affari? Per aumentare la disparità, l´emarginazione? Per produrre povertà? Per consumare inutilità che alimentano etiche economiche belliche e di schiavismo? Per dissipare capitali? Per il disastro ambientale? Per prostituirsi psicologicamente tutti i giorni e prestarsi a svolgere lavori idioti senza futuro? Qualcuno venga a dire il perché, venga a motivare la depressione sociale che ha prodotto. Droghe, alcool, prostituzione, psicofarmaci, malattie depressive, sono lì coi loro numeri reali. E´ una economia che in Italia sta producendo 15 milioni di poveri. Se si vuole continuare così! Altro che servizi sociali!
Dal Loggione: "Al màt Sicuri l´è stè un gràn precursòr, a gh´vrìs dè la lavrea ad honorem e al Sant Ilèri"

La povertà è in crescita in tutto l´Occidente
Le rispondo con le parole di Vittorio Nozza direttore della Caritas Italiana. Diceva in una intervista su Repubblica: "Una famiglia che lavora ha il diritto di vivere in un contesto di garanzie, non di precarietà. Ha diritto ai servizi non alla carità. Vediamo famiglie fragili, in balia del futuro incerto, esposte alla più piccola crisi, e politiche familiari che non fanno più argine alla deriva. Si dice che questa è modernità, è flessibilità. Ma c´è da chiedersi fino a quando si possa accettare un ordine delle cose che condiziona la produzione della ricchezza ad una corrispondente produzione di povertà."
Io non avrei nulla da aggiungere, mi basta.

Il lavoro...
Il lavoro è finito, l´uomo è libero. Si tratta invece di rendere economico l´espressione delle proprie potenzialità, del proprio agire, del proprio desiderio. Ed è cosa diversa, mi consenta!!
Ma è ciò che non si vuole. E´ questo che può spostare il senso, anzi i sensi, ridare significato, anche se molto impegnativo, alla vita; certo con maggiori difficoltà. E non è detto che non vi possa essere spazio anche per il lavoro, per chi preferisce questa soluzione, ma diventa una scelta dell´individuo. Oggi l´economicismo propone un lavoro che impoverisce la persona e ha ridotto a unico obiettivo sociale il risultato economico, insoddisfacente per molti, anzi abbiamo visto che sta generando una povertà diffusa e sta mandando in vacca tutto, non solo l´Occidente, ma anche i Paesi che si lasciano trascinare da questa corrente che presto produrrà un uragano. Se non si portano correttivi urgenti sarà un vortice distruttivo per tutti. Si produce un contesto da Pulp Fiction, poi però si chiede sicurezza! E il problema casa?

Certo la casa?
Quella in atto è usura. La prima casa è un diritto di civiltà. L´autorealizzazione dell´uomo passa attraverso la disponibilità della casa così come le diverse forme di convivenza. La prima cosa che l´animale uomo si è cercato è stata la tana. Il cibo era dappertutto, fino alla sua privatizzazione. Non può esistere una politica della famiglia, di nuclei conviventi o semplici individui senza casa. Invece attraverso l´indigenza e un mercato drogato di cui la Pubblica Amministrazione è complice, si alimentano solo patrimoni individuali e interessi d´affari. Più che trovare soluzioni, mi sembra che oggi vi sia la propensione a produrre il bisogno.

Sempre così diretto?
I necrofili dell´economia locale che in questi giorni continuano a cantare il de profundis per il nostro territorio dovrebbero dimettersi, perché sono i responsabili del disastro prodotto. Non hanno ascoltato né sostenuto i portatori di nuove idee, coloro che cercavano di costruire economie del sapere e far capire l´impoverimento del tessuto sociale che era in atto. Non si può seminar patate e raccoglier frumento!
La nostra classe dirigente compresi i "sottcaldéra" e i porta borse (e ce ne sono molti), sono responsabili e dovrebbero dimettersi. I parmigiani invece con masochismo continuano a votarli e riconfermar loro le poltrone. E´ così che godono!

Potrebbe arrivare però nuova imprenditoria da fuori?
Oggi si cerca ciò che non si è voluto per ignoranza e controllo di potere. Non si è cercato di sostenere il nuovo quando le barriere di entrata erano possibili, si è preferito puntare solo sul vecchio che ora produce solo se stesso a fatica, senza crescita; è la stagnazione fisiologica di tutte le economie che non si rinnovano. Le risorse economiche sono state preda di chi ha sabotato l´economia delle conoscenze. Quando c´erano i mezzi si sono bruciate risorse e menti creative. Oggi di fronte a alte barriere di ingresso si fanno enunciazioni e si cerca l´imprenditoria foreste, perché qui è stato sterminato il pensiero innovatore. Qui sono abituati al già pronto, al preconfezionato. I parmigiani sono ridotti a coloni di servizio!
Cosa dovrebbe essere richiesto oggi a coloro che hanno impedito il nuovo? Sono responsabili di un danno enorme! Cosa da "class action"
Il loggione mormora: "J´en sfiatè. I `n gàn pu ed vòza e l´òpra l´è apén´na cminsèda!".

Classe dirigente e burocrati locali...
Sa cosa le propongo?

Mi dica?
Potremmo esportarne un po´ dei "nostri" e importare classe dirigente Finlandese, Danese, Francese. Non siamo in Europa? Favoriamo gli scambi: mandiamoli là i "nostri" a far godere, se li vogliono, anche loro, i Danesi, i Norvegesi, i Tedeschi.

L'imprenditoria ha gravi colpe secondo lei?
Si. Più che imprenditori sono prenditori. Oggi se non hanno i finanziamenti a fondo perduto per lo stabilimento, se non hanno la ricerca sviluppata dall'Università e quindi pagata con risorse pubbliche, se non hanno la formazione con i contributi regionali (e poi non la fanno), se non hanno la rottamazione per l'invenduto, se non hanno il lavoro precario (oggi ci sei domani no e te lo dico dopodomani), se non hanno i tassi bancari agevolati e le linee di credito sovrastimate rispetto al capitale d'impresa, se non hanno l'innovazione tecnologica assistita, se non hanno tutte quelle iniziative pubbliche garantite per competere, (la chiamano ancora competizione!) non c'è ombra di imprenditoria. Per non parlare del nero, del sommerso, delle tangenti, del riciclaggio...Infatti nonostante tutto questo "ben di Dio" quando questi nostri imprenditori vanno all'estero prendono sonori schiaffoni; pochissime sono le imprese capaci di competere sul mercato internazionale.

Non ha mezze misure?
Guardi dico questo con amarezza. Ho una tradizione imprenditoriale di famiglia alle spalle e mio cugino Paolo è stato uno dei primi imprenditori italiani a tenere relazioni internazionali con le multinazionali. Mi ricordo quando, pur con grandi sacrifici, chi lavorava nell´imprese riusciva a farsi una casa, mandar i figli a scuola, comprar l´auto, riusciva a progettare un futuro per sé e la sua famiglia. Si elaborava un miglioramento del tessuto sociale. Oggi non arrivi a fine mese e se ti va bene paghi l´uso dei beni, non pensi certo all´acquisto; al futuro poi non ci pensi affatto altrimenti vai in depressione. C´è l´indebitamento per l´uso non per la proprietà. Di questo passo arriveremo a comprare il pane a rate. Certo era una società semplice e non complessa, ma penso che si stia andando verso una conflittualità sociale voluta. E chi si occupa della cosa pubblica ha gravi responsabilità. L´economista Paul Krugman sostiene che vi è una politica di distribuzione dei redditi che produce disuguaglianze sociali pericolose; in America sono paragonabili a quelle degli anni venti. Questo "fenomeno" sociale è abbinato ad una incredibile concentrazione di ricchezze che unitamente a quella dei mass media governano il mondo. "La vera novità -dice- è l´ascesa di una Destra molto dura sulla scena politica. Questo è il fatto dominante degli ultimi anni. Quest´ala destra radicale è vicina a consolidare sotto il suo controllo tutte le leve del potere. Il grande interrogativo che dobbiamo porci è questo: se ce la faranno, o se ci sarà una reazione di rigetto dell´opinione pubblica".

E a Parma?
E' ancora orfana di Pietro Barilla. Inoltre è stata beneficiata da risorse improprie. Coloro però che oggi praticano lo "scaricabarili" sono inaffidabili. Sindaco compreso che usufruì non poco del credito in varie forme concesso dalla Banca del Latte.
Dal Loggione arriva: "Se i du Brasè i podisson parlar!"

Il digitale non ha avuto molto spazio?
I tempi di risposta della Pubblica Amministrazione sono stati inadeguati. Pensi cosa è stato sottratto alla collettività nell´area del digitale applicato alla Pubblica Amministrazione. Pensano ancora di vender servizi e non hanno capito che devono costruire ambienti virtuali dove le persone convivono, si autorealizzano e i servizi se li autoproducono. Mentre viene impedita una vera comunicazione digitale. La strategia di sviluppo del digitale non è stata recepita volutamente né dal Comune, né dalla Provincia. Si vedrebbero diminuire il loro potere discrezionale. Si sono limitati all´intrattenimento o alla teleburotica. Non hanno poi i nostri politici la cultura del linguaggio digitale. Pensano di usare il cinema con il linguaggio radiofonico. Il Comune nel web è inesistente, la Provincia però ha investito molto in "e-decorativismo" digitale, tanto da ricevere i riconoscimenti proprio da quegli organi nazionali che hanno impedito lo sviluppo della rete connettiva e collettiva. Vede, gli assessori dovrebbero adoperarsi, nell´ambito delle deleghe assegnate, per valorizzare le risorse umane presenti sul territorio e il contesto in cui operano, mentre si preoccupano di celebrare se stessi e i loro funzionari, dissipando spesso risorse pubbliche.

Lei pensa che il digitale cambierà radicalmente la burocrazia?
Il politico perderà in potere discrezionale e determinerà la qualità del sistema cognitivo diffuso on line a cui partecipa con la collettività alla produzione di conoscenza. La collettività acquisterà quindi in potere interrogativo, tempestività di risposta e di potenzialità espressiva. Non si interrogherà un politico, ma un sapere connesso collettivo. E´ questa la costruzione dell´intelligenza connettiva diffusa. La Pubblica Amministrazione diviene un immenso documento distribuito in costruzione continua, in perpetua riorganizzazione.
La Provincia come "rete", è governo e coordinamento dei sistemi e dei flussi. E´ l´Istituzione territoriale di sviluppo, governo e coordinamento delle reti di: telecomunicazione, viaria, idrica, economica, culturale, energetica, ecc. I Comuni come "nodi" di una rete, costituiscono il governo delle potenzialità locali. I Comuni e Provincia divengono il "valore connettivo" dove le potenzialità locali si esprimono e si manifestano collegati ad una rete che si qualifica proprio grazie all´espressione del potenziale cognitivo, sociale, finanziario dei singoli nodi.

Lei è stato un antesignano nel settore?
Si, ma gli innovatori non sono graditi, perché destabilizzano il potere. Nel programma elettorale del ´98 di Ubaldi non c´era un rigo sul digitale a Parma. Io realizzai nel ´96 alcuni progetti editoriali on line, prime testate digitali in Italia, nel ´98 proposi il progetto "Comune on line" e realizzai nel ´99 a Parma la prima Biennale di cybercultura con una partecipazione di esperti da tutto il mondo. Volevo connettere la tradizione di Parma con i tecnosaperi e le tecnoscienze del futuro. Risultato? L´indifferenza, non solo non venni ascoltato, ma fui emarginato dai tavoli di lavoro successivo. Quando sento oggi questi farabutti ignoranti riempirsi la bocca di internet...Hanno negato il diritto di accesso, attraverso l´uso del potere arbitrario, sul diritto intellettuale con produzione di danno biologico, economico e sottrazione di un bene alla collettività. Dov´è poi il principio di sussidiarietà?

E' di pochi giorni la presentazione della banda larga?
Appunto! La Regione presenta oggi la banda larga e spenderà 50 MLD di lire nei prossimi due anni per 218 km di fibra ottica in Provincia e collegamenti con ponti radio.
L´Italia è il fanalino di coda in Europa col 2,5% di penetrazione, l´Olanda ha il 10%, la Svezia 11%. La media Europea è al 4,5%. Forse nel 2006 potremo avvicinarci ai loro standard. Questo per le pari opportunità! Con l'arrivo del Mit l'Irlanda è divenuto da Paese di pastori al più avanzato in innovazione tecnologica e oggi vanta il miglior reddito pro capite degli Stati Europei. Mai che lor signori della cosa pubblica, anzi piazzisti della cosa pubblica, ci dicano, ci informino dei modelli adottati nei Paesi di eccellenza o cosa propone la Ricerca. Ci vendono quel che è di loro interesse, reso pubblicamente finanziabile attraverso le lobby economiche, e noi ce lo dobbiamo bere e pagare. E´ così che coltivano la cultura critica collettiva!

Il Pubblico ha delle responsabilità?
Il privato nel digitale è stato bloccato dalla politica nefasta del Pubblico. Pensi che per un certo periodo, anziché adoperarsi nella formazione, qui a Parma, se lo trovava concorrente sul mercato. Lei crede che si sarebbero costruite auto se il pubblico non avesse realizzato le strade? Poi in Italia il pubblico ha prodotto le strade e le auto, ma questa è altra cosa.
Siamo di fronte a una classe dirigente che ha impedito per stupidità e interessi di parte lo sviluppo del digitale, della ricerca, così come altri settori. E non si può confondere, come fa qualcuno la ricerca di base con quella applicata. Si pensi solo che Parma ha avuto la prima Tv commerciale d´Italia. Guardi cosa ne ha fatto Berlusconi, guardi cosa ne ha fatto tutta insieme l´imprenditoria di Parma! Probabilmente eravamo di fronte a quozienti di intelligenza diversi. Ricordo sempre le parole e l´amarezza dello scomparso Carlo Drapkin.

Pensa che Parma avrebbe potuto avere un ruolo diverso?
Con le risorse economiche di questo territorio, che hanno alimentato le Tv commerciali, le qualità professionali presenti, costretti a emigrare, vedi artisti, creativi e giornalisti, con l´Università, l´Istituto d´arte, il Conservatorio, avremmo potuto svolgere un altro ruolo nel settore della Tv commerciale e anche nell´economia delle conoscenze a Parma, ma è mancata l´intelligenza dell´imprenditoria che non ha sostenuto e voluto questi progetti d´impresa, presenti, ma, ripeto, non adeguatamente sostenuti. Si è preferito comprare pubblicità e saperi, alimentando altre economie. Era meno destabilizzante per l'equilibrio locale. D'altra parte in Italia abbiam comprato i film americani e stranieri dimenticandoci della produzione italiana, così abbiam fatto morire il cinema italiano; costava meno comprarli e soprattutto c´era più interesse!

Si ma Milano...
Vede, mentre Milano connette, qui si sconnette deprimendo le potenzialità individuali. Se a Milano l´imprenditoria è stata capace di terziarizzarsi, qui è rimasta al palo della ripetizione di massa della cultura contadina. Se il primario (l'agricoltura) non avesse subito la trasformazione dell'innovazione tecnologica, quindi dei saperi, quindi del terziario, staremmo ancora con l'atro a mano. E' il terziario che ha adottato l'agricoltura non viceversa. L´uomo da sempre si è attrezzato per vivere: con arnesi nell´era contadina, con macchine nell´era industriale, col digitale nell´era della globalizzazione. Interfacce tecnologiche lo liberano alleviandogli la fatica, sottraendolo alla ripetizione, moltiplicandogli le potenzialità culturali e di espressione. Severino: "la tecnica è la capacità infinita di realizzare scopi incrementando la potenza dell´uomo". E questo qualche dirigente con studi classici e docenza alle spalle dovrebbe riconoscerlo anziché sparar sentenze populiste! Poi, che ne è stato della ricerca, dell´innovazione? Dove siamo nelle aree strategiche come le nanotecnologie e le biotecnologie. Pensiamo veramente che il futuro sia nel distretto del colesterolo e dell´obesità?

Un desiderio politico
Ridare entusiasmo a questo territorio con notevoli potenzialità culturali mai adeguatamente sostenute. In America sono due trentenni che hanno ideato e porteranno Google in Borsa!
Qui sembra che le idee non servano a niente e questo alla lunga deprime le persone, impoverisce il tessuto sociale, fa ristagnare l´economia.
E´ in atto poi un processo di sola mercificazione delle idee che è distruttivo. Fulvio Papi: "Assistiamo allo scomparire, quasi senza traccia, del fare senza calcolo, con un uso dell´intelligenza estraneo alla razionalizzazione del comportamento...viviamo il sentimento di una perdita epocale, quella del fare con senso ma senza interesse".
In Loggione si dice: "Anche la polènta, `na volta, a t´la sentìv a cinquanta mètor; adèsa gnàn in t´al piat". (continua)

Parma 19 maggio 2004

Movimento Sorgenti
338 7152065 e-mail: luigi.boschi@libero.it


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