Redazione1 |
15.07.2004 19:14
Riprendo un mio precedente messaggio sul testo De Simone, cercando di approfondire il punto chiave.
I partiti sono associazioni, quindi entità autoregolate e ad accesso autolimitato (per definizione, "di parte"). Il loro apporto può logicamente concretizzarsi in idee, attività , proposte di intervento, proposte di candidati.
L'art. 49 cost ne riconosce il ruolo nel determinare la politica nazionale (ossia: rende detto ruolo regolabile, esercitabile anche altrimenti, ma non comprimibile con legge)
Non vedo come, su questa base, un partito possa essere obbligato ad accogliere, come portatori delle sue idee, nelle sue liste e sotto i suoi simboli, persone designate da una generalità di elettori ma sgradite alla maggioranza dei suoi aderenti (e per essi ai suoi dirigenti)
D'altra parte, per l'art. 51, l'accesso alle cariche elettive può essere limitato al possesso di requisiti (non aver riportato certe condanne, non ricoprire certi incarichi) o legato a fatti materiali (raccogliere certe firme, anche riportare certi voti in una primaria), ma non certo condizionato a opinioni soggettive (quella di un determinato partito, o di un organo amministrativo)
Volendo primarie aperte, questa contraddizione non può essere ignorata, a rischio incostituzionalità , e può essere risolta :
- a priori, riservando ai partiti medesimi la formazione di rose di concorrenti alle consultazioni primarie
- a posteriori, consentendo ai partiti di negare il proprio simbolo a candidati usciti vincitori dalle primarie (eventualm. consentendo ad essi candidati ricusati di presentarsi sotto nuove denominazioni e simboli)
- con altre soluzioni intermedie di compromesso
Le preferenze -nelle elezioni a scrutinio di lista- si mantengono o no ?
Se si mantengono, il passaggio per le primarie non vale la spesa
Se non si mantengono -nel senso che l'ordine di precedenza che ne risulta è vincolante- si ricade nel dilemma che precede.
CordialitÃ
PB
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