|
|
|
Welfare Italia |
Foto Gallery |
Ultima immagine dal Foto Gallery di Welfare Italia |
|
|
|
|
|
Forum :: Lettere :: Lettere aperte a.... :: Fiducia sulla competitività di P.Stagno |
Autore |
Fiducia sulla competitività di P.Stagno |
Redazione1 |
6.05.2005 13:29
Cari amici,
oggi il Senato ha approvato il decreto legge sulla competitività , parola
magica, che, come il terribile aggettivo "strategico", serve a coprire
qualsiasi errore: su questo decreto il Governo ha posto la questione di
fiducia, rendendo quindi evidente che dall'approvazione dipendeva la sua
stessa esistenza.
In questo decreto, assieme ad altre norme, sono comprese una legge delega
in materia fallimentare ed una sul processo civile, entrambe materie sulle
quali la discussione legislativa è necessaria, come pure l'apporto degli
studiosi, mentre con la questione di fiducia tutto si risolve in cinque
minuti.
Questo si chiama disprezzo del Parlamento e si inquadra nel disegno di
predominio dell'esecutivo sul legislativo che il Governo persegue ormai da
molto tempo.
La legge delega sul processo civile ha un elevato contenuto tecnico, su
cui quindi non mi diffondo, mentre quella in materia fallimentare si può
comodamente riassumere in questa semplice proposizione: la bancarotta
fraudolenta (tipo Parmalat, per intenderci) non è più un reato
perseguibile.
Non altrimenti si può interpretare il fatto che si abbassano talune pene,
con drastica riduzione dei termini di prescrizione e, quindi, con la
vanificazione di quasi tutti i processi compresi quelli pendenti, rendendo
quindi illusorio ogni rinvio a giudizio.
L'Italia quindi conferma la sua fama di paese senza le regole essenziali
di un sano capitalismo (per esempio dopo il caso Enron gli Stati Uniti
inasprirono di molto le pene per il caso Enron, mentre noi depenalizzammo
il falso in bilancio) e quindi il capitale si terrà sempre più alla larga;
quindi più che un decreto sulla competitività si tratta di un decreto per
rendere l'Italia meno competitiva: non altrimenti infatti si può definire
una legge che sancisce la possibilità di prendersi i soldi di un'azienda,
farla fallire e poi farla franca.
Volevo terminare questa lettera col noto proverbio "a pensar male si fa
peccato, ma si indovina", poi ho visto due ministri, che, dopo aver posto
la fiducia, hanno detto che la legge è sbagliata e con i decreti delegati
la correggeranno (impossibile perché il Governo non può decretare contro
la delega) e mi è venuto in mente che circa vent'anni orsono negli Stati
Uniti comprai un aureo libretto "la legge di Murphy": ebbene un corollario
della legge di Murphy dice"non attribuire a malizia ciò che può essere
adeguatamente spiegato dalla stupidità ".
Chi avrà ragione: il proverbio o la legge di Murphy?
Speriamo che la Camera ponga rimedio a questo mostro giuridico.
Un caro saluto.
Piero Stagno
|
|
|
|