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Forum :: Area laica e dintorni :: idea di Luigi Fasce :: Prodi e il neoliberismo di R.Cuda
Autore Prodi e il neoliberismo di R.Cuda
Redazione1
7.09.2005 15:59
Prodi e il neoliberismo

Ieri sera Romano Prodi ha incontrato la Rete Lilliput, nell’ambito della festa nazionale di Fidenza. Un Palazzetto dello Sport gremito di gente, di fronte alla quale il Professore ha risposto alle sollecitazioni dei lillipuziani su pace, ambiente, sviluppo, commercio ed economia. Tutto bene, o quasi, finché Antonio Tricarico , coordinatore della Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, non ha toccato il nervo scoperto dell’economia. Il nostro paese non sta guadagnando nulla dalla globalizzazione neoliberista, anzi ci sta perdendo, ha detto in sintesi Tricarico. Le imprese italiane non sono pronte a competere e non si contano i posti di lavoro andati in fumo. Pronta la risposta di Prodi, che ha quasi interrotto l’interlocutore sfoderando le migliori armi dell’arsenale neoliberista: dal libero mercato ci stanno guadagnando tutti, milioni di persone sono uscite dalla fame, il protezionismo sarebbe una sciagura e una minaccia alla pace, dobbiamo investire sulle nostre imprese perché siano più competitive. “Ma nessuno ha parlato di protezionismo, ha risposto Tricarico, ma di selettività, a partire dalla qualità e dai diritti. Quando andiamo a trattare con la Cina nessuno pone la questione dei diritti dei lavoratori e degli standard di qualità. Io sono stato a Cancun e mi sono vergognato di essere italiano, al vedere come l’Europa spingeva per la liberalizzazione di settori cruciali per la collettività, come l’acqua, in paesi afflitti dalla miseria”. Applauso della platea e replica di Prodi, che si è lasciato scappare un “sono d’accordo, ma è quello che ho detto io”.

Se è d’accordo allora il Professore ci deve spiegare il comportamento a Cancun (dove si è svolta nel 2003 la conferenza del Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio) della Commissione Europea, di cui era presidente, il tentativo di forzare il mercato dei servizi e degli investimenti in paesi già poverissimi e a ridotta sovranità. Quanto poi ai vantaggi e alla sostenibilità del libero mercato dovrebbe andare a dirlo non solo ai nostri lavoratori del tessile, ma anche ai milioni di lavoratori cinesi costretti a lavorare 16 ore al giorno in fabbriche malsane senza assicurazioni e per un salario da fame. Se in Cina la povertà estrema è diminuita – ma non lo sfruttamento, che aumenta – è dovuto al fatto che la Cina si sta aprendo in modo selettivo al mercato, con una presenza forte dello Stato e un rigido sistema di regole sugli investimenti. Proprio quello che il Wto vorrebbe eliminare e sta eliminando in decine di paesi. “Ma l’Ue ha bloccato recentemente l’importazione di alcuni prodotti tessili dalla Cina, scatenando la protesta degli stessi produttori europei in Cina”, ha detto ancora Prodi. E’ vero. Ma questo non pone ancora una volta l’esigenza di un sistema globale di regole? Non è questo un compito della politica? Così al supermercato continuiamo a trovare gli scaffali pieni di aglio e mele cinesi, che oltre a soppiantare produzioni storiche del nostro territorio comportano costi ambientali insostenibili (pensiamo solo al trasporto) a vantaggio di un modello di sfruttamento del lavoro che sta abbassando gli standard sociali in tutto il mondo. Ma è il libero mercato. E il centro sinistra che dice? Nulla.

Roberto Cuda
http://appuntifinanziari.splinder.com/
Redazione1
7.09.2005 16:03
vergogna per l'esistenza della mafia di L.De Vescovi

C'è un sentimento che provo spesso : la vergogna per l'esistenza della mafia, che non si limita ad affliggere alcune regioni del sud.

la vergogna perchè l'accettazione, più o meno fatalistica, dell'ineluttabilità della mafia è la conseguenza della corruzione diffusa, in tutta Italia, e della mentalità, diffusa in tutta Italia, per la quale la corruzione, l'evasione fiscale, la truffa non rappresentano l'eccezione: rappresentano la normalità.

Da qui all'accettazione della mafia, il passo è breve.

Per esempio, non trovo, in questo messaggio cui sto rispondendo, niente che lasci percepire la consapevolezza di quanto il costume corrotto sia stato funzionale, al tempo della Dc e poi di Craxi, al perpetuarsi del potere di chi già l'aveva.
Nel costume corrotto rientra, fra l'altro, il controllo della politica sui mezzi di persuasione di massa,.

Purtroppo, la sinistra non ha più la fisionomia pulita, dei tempi di Berlinguer : ma quello che ha fatto Berlusconi, il centrodestra, in quattro anni di governo si pone su un piano tutto particolare, molto al disotto della semplice amministrazione scorretta.

Durante tutta la sua permanenza al governo, Berlusconi ha contestato l'esistenza stessa della magistratura, spingendosi fino all'insulto omni comprensivo ( " occorre essere tarati mentalmente per far quel lavoro lì" ), producendo leggi come il nuovo ordinamento giudiziario, che impone i magistrati la valutazione da parte di una scuola di funzionari governativi, quindi abolisce la loro indipendenza dal governo.

Tutta la vita di questo governo è stata accompagnata da una serie di leggi ( Cirami, rogatorie, falso in bilancio, Cirielli.............) che hanno allungato il corso, già troppo lungo, dei processi, consentendo a chi disponga di esperti avvocati di pervenire felicemente, fra appello, cassazione eccetera, alla fine dei processi per decorrenza dei tempi.

L'evasione fiscale, la fuga dei capitali all'estero, l'attività dei palazzinari abusivi, che hanno distrutto un patrimonio di bellezze naturali, ed hanno provocato frane stragiste, come quelle di Sarno e di Sorrento : tutte queste attività sono state incoraggiate da un governo che ha fatto largo uso dei condoni fiscale, contributivo, edilizio, convincendo la gente che conviene evadere, in tutti i sensi, tanto dopo un po' arriva il condono.

La riforma della Costituzione ha creato una figura di un Primo Ministro come lo Zar, che può sciogliere il parlamento a proprio arbitrio, col presidente della Repubblica ridotto ad una specie di notaio, un precedente pericolosissimo, in un Paese in cui la gente già altra volta si dimostrò incline ad accettare il fascismo.

Esiste, in Italia, un certo tipo di militante di estrema sinistra che fa spesso appello alla Resistenza, al ricordo dei Caduti nella lotta antifascista.
E' paradossale constatare quanto poco, questo tipo di polemista, si preoccupi di evitare il ripetersi di esperienze antidemocratiche, in questo Paese sempre a rischio, in cui la borghesia (e, nel sud, anche le classi popolari ) non hanno mai completamente accettato la morte di Mussolini.


Il centrosinistra italiano, non mi sembra tanto diverso da quello francese, o tedesco : il centrodestra, invece, è pericoloso per la democrazia, in misura che non trova riscontro nelle destre rappresentate da Chirac o da Angela Merkel.

saluti, luciano de vescovi

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