Redazione1 |
4.12.2005 22:01
PORTIAMO AL MARE L’ENTROTERRA
di Antonio V. GELORMINI
Chissà se le cicale del turismo, abituate in genere più a sperare che a osare, abbiano ancora voglia di frinire dopo i dati pervenuti dall’Organizzazione mondiale del turismo sull’andamento del settore. Dati che registrano il 2005 come l’annus orribilis per il turismo in Italia.
Dopo le aspettative deluse (tutte basate sulla speranza), oggi si parla di tradimento dei turisti, che calano del 7,2% nei primi sei mesi, per quanto riguarda gli arrivi internazionali e una tendenza per il resto dell’anno destinata a rimanere nella scia dei segni negativi, nonostante l’incidenza dei mesi estivi, che di solito danno una mano alla determinazione finale della media complessiva. Risulta negativo anche il dato rispetto al fatturato, che cala del 4,1%.
La nota preoccupante, in verità , non è data tanto dagli indici negativi citati, peraltro preventivamente temuti dalle analisi più attente e inutilmente negati dagli addetti ai lavori. Quanto il dover registrare di essere gli unici in Europa a retrocedere, in un generale trend di crescita del turismo a livello mondiale.
In Spagna, nel solo agosto, gli arrivi sono cresciuti del 6% e le entrate dell’1%. La Gran Bretagna, addirittura, marca più 11% negli arrivi e più 10% negli incassi. Crescita a doppia cifra di Turchia, Grecia e Israele, ma anche di Paesi più piccoli come la Serbia & Montenegro e la Repubblica di Macedonia. Ma è col dato dell’Austria, che vede gli arrivi crescere del 2% e le entrate valutarie diminuire del 3%, che si evidenzia più chiaramente l’altro punto dolens che questa volta però tocca tutti, anche se in misura più o meno vistosa.
La conferma di tempi difficili per tutti e la testimonianza della contrazione generalizzata della cosiddetta ‘spesa in vacanza’, in presenza, comunque, di un forte bisogno e di un desiderio sempre vivo della gente di viaggiare e di andare in vacanza.
Questa situazione, però, mette anche in evidenza quanto sia stata poco lungimirante la furbata, tutta italiana, di un adeguamento all’euro disinvolto e truffaldino, che ha visto lievitare i prezzi in maniera sconsiderata, con la famigerata applicazione di una parità nei fatti di 1 euro = 1.000 lire.
Non a caso i flussi di turisti di area tedesca hanno immediatamente risentito del venir meno di un incentivo formidabile come la potenza del marco sulla lira. Il colpo di mano sui prezzi è stato peggio di una manovra sul tasso di sconto, ma l’essersi accontentati dell’uovo subito, ha spalancato le porte di destinazioni alternative e più convenienti.
D’incanto il sole italiano è diventato più freddo, il mare meno salato, le sdraio più scomode e gli ombrelloni più trasparenti. Ed è stato sfatato anche l’alibi della minaccia terrorista, che tiene lontani i turisti dall’Italia. Inghilterra ed Israele, malgrado le bombe, tirano molto di più delle nostre coste, sempre più costose.
In questo scenario l’Italia risulta la principale destinazione europea in crisi. Alle coste italiane i turisti ultimamente preferiscono i porti della Croazia o della Turchia, le sabbie di Sharm el Sheik, i sapori speziati di Marocco e Tunisia. Resistono, invece, sul mercato turistico le città d’arte, gli itinerari culturali, i viaggi religiosi, i festival e le mostre delle grandi città da Napoli a Roma, da Mantova a Ravenna.
Se tale è la realtà che emerge dagli studi di settore, sono forse maturi i tempi per fare con coraggio una scelta programmatica capace di ridare una forte identità all’offerta turistica del nostro Paese e della Puglia in particolare. Dare dignità e portare al centro della proposta globale l’entroterra. L’entroterra quale fonte inesauribile di opportunità per se stesso e per la costa, una risorsa senza eguali di proposte originali, il vero valore aggiunto all’offerta turistica balneare, che specialmente nella nostra regione resta senza dubbio l’attrattiva primaria.
In definitiva, il problema non è solo come dare forza attrattiva ad un marchio (nazionale o regionale) forse mai valorizzato abbastanza, quanto quello di riappropriarsi di una capacità creativa e di una spiccata passione per l’originalità , in grado di qualificare e rendere più attraente la nostra proposta turistica. Ma soprattutto, come riuscire a rendere più competitiva un’offerta costretta a fare i conti con una domanda mortificata dai riflessi recessivi, non più incline ad indici di spesa incontrollati e bombardata quotidianamente da innumerevoli e allettanti proposte low cost.
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