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Forum :: Lettere :: Lettere aperte a.... :: L'altra globalizzazione di L.Boschi |
Autore |
L'altra globalizzazione di L.Boschi |
Redazione1 |
26.07.2006 14:28
L'ALTRA GLOBALIZZAZIONE
Si vive in una società post-tradizionale che sembra percepisca solo la dimensione del presente.
Una società che ha visto nel denaro e nel mercato i riferimenti per realizzarsi. E siamo inevitabilmente giunti di fronte al fallimento sociale. Che valore può avere un'economia che non è in grado di garantire il diritto alla casa ai suoi abitanti? Che valore può avere la dimensione economico speculativa, di rendita finanziaria se non è in grado di garantire la sanità , la cultura educativa, la solidarietà ? Che progetti può avere una economia senza rispetto ambientale, senza consapevolezza dei valori cognitivi spesso repressi? Che valore può avere l'economia di una nazione che si fonda sulla politica dell'inganno, sul diritto della forza, sulla finzione della partecipazione democratica? Che valore può avere una politica fatta di prepotenza, di guerre?
Certamente la fine dei tempi facili da tempo è arrivata e si è all'inizio di un corso difficile fatto di competizioni su scala mondiale come mai prima d'oggi. Pollard: la golden age scaturita per una congiuntura favorevole tra il 1950 e il 1975 è storia passata, un momento forse unico e irripetibile.
Parma, città ricca economicamente, ha accentuato il suo carattere di città conservatrice industriale, caratterizzata da frammentazione, da aumento della complessità , da un uso scarsamente responsabile delle risorse naturali e dei beni culturali, da un potere oligarchico. Una economia produttrice di se stessa poco rivolta al futuro. Non si è voluto investire nei nuovi scenari. Una classe dirigente che non ha saputo realizzare istituti di ricchezza collettiva idonei per consentire all'innovazione di prodursi. E' mancato così tutto il terziario avanzato, l'attività di ricerca (nonostante la presenza di un'antica Università ), l'economia delle conoscenze.
Il contesto cittadino non era certo rivolto al futuro ma alla massimizzazione economica del presente, ignorando e celando agli ignari abitanti (di fatto sudditi) il declino inevitabile di ogni processo economico. Il primato del potere economico sembra dirigere ogni azione di Stato. Si è caduti nel circolo vizioso della competizione drogata. Un sistema al collasso!.. Dove è la guerra a condurre le danze.
Se è vero che è impossibile vivere senza oblio è altresì vero che la forza cicatrizzante dell'oblio porta all'indifferenza. Si preferisce l'amnesia-amnistia col passato. Così il presente diventa evanescente non più sorretto dalla tradizione, né dallo slancio verso il futuro. Costretti a sopportare ciò che non interessa o non piace si banalizza l'esistenza aspirando a una vaghezza di futuro che non c'è.
Bisognerebbe forse ritrovare la strada del circolo virtuoso, della cooperazione qualitativa. Gandhi: "la legge dell'essere umano non è la competizione mortale, ma la cooperazione vitale."
In rete si è collegati, quindi colleghi che cooperano; diversità culturali all'opera. Si deve sviluppare necessariamente una globalizzazione qualitativa, dove diritto alla vita, solidarietà , lotta al potere arbitrario, partecipazione democratica divengono luoghi comuni di convivenza. Se è vero che la globalizzazione è stata oggetto di barbarie, dove persone senza scrupoli ne hanno approfittato, l'hanno assalita, derubata, schiavizzata, è altresì vero che la sua forza è immateriale, costituita in rete, in grado di coltivare conoscenze e sviluppare intelligenza connettiva; ha dignità e valori universali che le scorribande della inciviltà non hanno scalfito. Società e saperi circolano oggi connessi in rete. La società della tecnica ha in sé capacità aggregative esponenziali con potenzialità espressive le cui modalità sono ancora allo stadio primitivo.
E' la globalizzazione della persona: la forza dell'umanità e della scienza, rese fruibili, riempiranno di contenuti il sistema neuronale virtuale che ha virtù in potenza.
La tecnica obbliga il cambio di direzione al capitale per evitare che ci conduca alla distruzione (Severino). Una globalizzazione di persone non di cose, in cui si coltiva la qualità delle diversità , con un impegno etico individuale in grado di ridare senso alla vita. Bodei: si tratta, allora, d'interrogarsi sul modo con cui rintracciare, tra il presente e il futuro, un filo che riscatti il presente, in modo che la debolezza, la frammentarietà , l'incoerenza della vicenda individuale e collettiva in cui siamo calati appaia come un delinearsi di possibilità e non come un cammino obbligato di cui conosciamo tutti i vincoli, ma del quale ignoriamo gli esiti. (Parma 20 luglio 2006)
Luigi Boschi
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