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Forum :: Appelli :: A sostegno di Sansa :: Dalla XVI Conferenza di Toronto
Autore Dalla XVI Conferenza di Toronto
Redazione1
16.08.2006 15:28
XVI Conferenza Mondiale sull’AIDS – Toronto 13-18 Agosto 2006
dalla conferenza: Alessandra Cerioli per Lega Italiana per Lotta Contro L’AIDS
a.cerioli@lila.it www.lila.it
Opening domenica 13 agosto ore 19
La XVI conferenza mondiale sull’ AIDS inizia i sui lavori fin dalla mattina che anticipa l’avvio ufficiale previsto per stasera alle 18.
Tra le file di delegati esausti che aspettano ore prima di accedere al banco della registrazioni, iniziano le prime sessioni e le prime azioni degli attivisti.
Alle 14,45 partecipo a una sessione affollatissima che ha come tema la PREP, acronimo di Pre-exposure prophylaxis. La profilassi di pre-esposizione (preparazione) prevede l’assunzione dei farmaci antiretrovirali per impedire l'infezione di HIV. Diversa è la profilassi post-esposizione (PEP) che prevede la terapia antiretrovirale dopo ogni singola esposizione al virus.
Il principio della profilassi pre-esposizione non è nuovo:i viaggiatori che accedono a zone con malaria endemica usano il chinino per impedire l'infezione malarica oppure banalmente i vaccini antinfluenzali si prescrivono con lo stesso intento.
La PREP nell’HIV manterrebbe lo stesso concetto di base e molti la vedono come possibile metodo preventivo nelle popolazioni ad alto rischio come per esempio Sex-Workers (persone che si prostituiscono), consumatori di sostanze per via iniettiva, MSM (uomini che fanno sesso con altri uomini).
Vi è ormai da un paio di anni un dibattito molto acceso che, durante l’ultima conferenza di Bangkok, ha dato il via anche alle proteste delle prostitute cambogiane supportate da molte associazioni occidentali , prima fra tutte ACT-UP (vedere al sito www.lila.it il report della conferenza con informazioni dettagliate sulla PREP).Le questioni sollevate dagli attivisti avevano e hanno tuttora a che fare con l’etica di queste sperimentazioni che sono per lo più condotte proprio sulle stesse popolazioni vulnerabili che sono chiamate a testare l’efficacia della PREP in paesi dove non esiste né l’accesso ai trattamenti antiretrovirali, né l’accesso ai metodi di prevenzione.
La sessione - che aveva come titolo What if PREP works? e che ha visto come chairs Joep Lange, ex presidente dello IAS e grande sostenitore della PREP - ha tentato di approfondire tutti gli aspetti della pre-esposizione partendo dallo stato dell’arte dei protocolli attualmente in corso.
Superata la fase pre-clinica sulle scimmie, proprio durante la conferenza di Bangkok partirono le prime fasi di sperimentazioni (I e II) sugli umani. L’aggiornamento attuale vede presenti o terminati questi protocolli di fase (I-II):
Ø Bostwana (MSM), Thailandia (consumatori di sostanze per via iniettiva [ID]), Stati Uniti (MSM) tutti in corso
Ø Ghana (prostitute) terminato
Ø Cambogia, Nigeria, Camerum su prostitute, Malawi (MSM) interrotti
Sono poi intervenuti i rappresentanti di istituti o fondazioni che stanno conducendo gli studi di cui sopra illustrando quello che sarà lo scale-up della PREP se, come pare, da queste fasi usciranno dati incoraggianti.
Gli attori principali della PREP sono: CDC che per i futuri protocolli ha stanziato 20 milioni di dollari americani; la ormai onnipresente Bill e Melinda Foudation 16 milioni; NIH (Istituto di Sanità USA) 14,5; Gilead 4 milioni.
L’industria farmaceutica, che si è tenuta relativamente in disparte fino ad ora, vedrà da oggi un suo coinvolgimento maggiore, visto che tutti hanno ben chiaro oggi più di ieri quali saranno i farmaci candidati alla PREP: Truvada in primis (Gilead) e altri NRTI tra cui Epivir (3TC) di GSK hanno dato i risultati più incoraggianti.
È proprio il rappresentante di GSK che nel suo intervento mostra il possibile utilizzo di una delle ultime classe di farmaci, gli inibitori di ingresso, e in modo particolare del corecettore del CCR5. Questa nuova classe sicuramente non ha brillato nel campo terapeutico ma potrebbe avere un futuro (ancora da provare) nella PREP. Nello specifico GSK tenterà il ripescaggio di Alpaviroc (anti-CCR5) che ha interrotto prematuramente il suo percorso.
La discussione è poi continuata entrando nelle questioni di metodo della ricerca e soprattutto l’importanza del coinvolgimento delle comunità che rappresentano questi gruppi a rischio: senza tale coinvolgimento e assenso è chiaro infatti che non si possono condurre certe sperimentazioni. Inoltre, in ricerche come queste, sono estremamente importanti sia l’educazione alla prevenzione del partecipante allo studio, il counselling, sia la sua tutela e presa in carico. Essa infatti durante il protocollo può contrarre l’HIV: la responsabilità degli sperimentatori e degli sponsor così come la responsabilità dei governi dove viene condotta la sperimentazione sono perciò elementi da essere messi in primo piano.
Una presentazione interessante è stata quella del rappresentante della Thailandia, che ha mostrato come il governo sia riuscito ad abbattere vertiginosamente la trasmissione del virus nel mondo della prostituzione investendo denaro ed energie in programmi di prevenzione basati sull’educazione all’uso del profilattico sia tra le persone che si prostituiscono sia tra i loro clienti. E tutto ciò senza la panacea della PREP.
È curioso come la stessa Thailandia, il cui governo ha sicuramente brillato per l’assenza di programmi sulla Riduzione del Danno (RDD) per persone tossicodipendenti, oggi stia conducendo sulla stessa popolazione gli studi sulla PREP, alla fine piegandosi (grazie alla pressione delle associazioni che rappresentano proprio i consumatori di sostanze) a distribuire ai partecipanti al protocollo aghi puliti e altri strumenti per la RDD.
Il dibattito sulle questione etiche e sul metodo di ricerca è stato acceso anche in questa sessione, e la PREP si delinea sempre di più come uno di quei temi “caldi” dove comunità scientifica, sponsor, comunità delle persone che rappresentano i gruppi ad alto rischio, e attivisti storici non riescono ad avere una posizione comune.
In attesa di un possibile vaccino ancora molto lontano, questa XVI conferenza fin dalle sua prime battute vede l’argomento delle nuove metodologie di prevenzione (PREP- GEL microbicidi-circoncisione) come centrale rispetto alle possibili novità e alle strategie della cura dell’HIV AIDS.
La giornata continua con una marcia della società civile sull’accesso ai farmaci organizzata da tutti i networks presenti qui a Toronto e dove lo slogan è: AIDS TREATMENT NOW!
È questa marcia colorata che ci porta fino al Rogers Centre dove si apre ufficialmente la XVI conferenza di Toronto, e - come da consolidata consuetudine - anche oggi non mancano le proteste. È proprio la comunità canadese che chiede il supporto di tutti gli attivisti presenti nella contestazione del primo ministro Stephan Harper, assente da questa Conferenza perché non considera l’AIDS prioritario e perché proprio quasi in contemporanea alla apertura della conferenza ha deciso di chiudere a Vancouver l’unica esperienza presente in Nord America di Self Injection Room (stanze per il buco pulito).
Questo è uno dei tanti paradossi che genera l’AIDS: 24.000 persone da tutto il mondo sono convenuti a Toronto con lo scopo prioritario di arrestare questa pandemia; da due anni la città si sta preparando all’evento e perfino gli immigrati irregolari che lavorano negli hotel e nei ristoranti ci hanno fatto sapere tramite comunicato stampa che, provenendo loro da paesi dove l’AIDS è una emergenza, sospenderanno le loro lotte per non creare disagi alle persone sieropositive e alle associazioni presenti a Toronto.
Ma il primo ministro sceglie di andare a visitare le truppe canadesi impegnate tra i ghiacci dei luoghi più remoti del Canada!
La spiegazione di tutto ciò è più semplice di quello che può sembrare: mister Harper ha molta simpatia per le politiche conservatrici sulla prevenzione piuttosto che ai programmi di prevenzione basati sulla evidenza e sulla riduzione del danno e dei rischi.
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