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Forum :: Lettere :: Lettere aperte a.... :: Presunzione di indecenza di Marco Travaglio
Autore Presunzione di indecenza di Marco Travaglio
Redazione1
10.12.2003 21:39
PRESUNZIONE DI INDECENZA
Di Marco Travaglio
Ci avevano assicurato che la legge anti-intercettazioni
e anti-tabulati, approvata in giugno insieme
al lodo Maccanico-Schifani, non era fatta per
questo o quell¹imputato eccellente. Era una norma
di civiltà. Infatti ieri è stata applicata per la
prima volta al sen. eurodep. preg. imp. Marcello
Dell¹Utri per far cestinare dal Tribunale di Palermo
le intercettazioni e i tabulati telefonici a suo
carico nel processo in corso a Palermo per concorso
esterno in associazione mafiosa. Il senatore
da esportazione, pregiudicato (per false fatture)
e imputato (per mafia), avrà subito rivolto
un pensiero riconoscente aMarco Boato, relatore
del pregevole provvedimento che gli consente
di liberarsi di alcune prove fondamentali. Naturalmente,
se dovesse essere assolto, le televisioni
di regime (tutte) e la stampa di regime (quasi
tutta) scriveranno che «è crollato il teorema di
Caselli», che «ora è chiaro il complotto politico
giudiziario ordito per colpire Berlusconi», che
«anche lui era innocente dopo anni di calvario».
Nessuno ricorderà il piccolo dettaglio delle prove
abolite per legge dalla Casa della Libertà Provvisoria,
con la gentile collaborazione di alcuni
partiti dell¹Ulivo (Udeur, Sdi e Verdi alla Boato).
Perché così, diciamo, le assoluzioni vengono meglio.
La legge, intitolata «norme attuative dell¹articolo
68 della Costituzione» (riformato nel 1993
senza che nessuno, per dieci anni, sentisse alcun
bisogno di approvare nuove leggi), è in realtà
una truffa linguistica per mascherare una realtà
indecente: anziché «attuare» l¹articolo 68, che
regola le guarentigie dei parlamentari, si è provveduto
ad estenderle a dismisura. Imponendo ai
giudici di chiedere il permesso al Parlamento per
utilizzare tabulati telefonici degli apparecchi dei
parlamentari (cioè gli elenchi delle telefonate in
entrata e in uscita) e le cosiddette «intercettazioni
indirette», cioè le telefonate intercettate sulle
utenze di indagati non parlamentari che parlano
con parlamentari. Se unmafioso chiama un parlamentare
e viene intercettato, per utilizzare la
registrazione ci vuole l¹ok del Parlamento. E, se il
Parlamento non risponde, il giudice non ha strumenti
per indurlo a farlo: deve aspettare pazientementemesi,
anni, finché il processo riposerà in
pace per prescrizione. Nel caso di Dell¹Utri, l¹indecenza
è ancor più indecente: qui si cestinano
tabulati e intercettazioni indirette di telefonate
con noti malavitosi, che erano stati regolarmente
prelevati quando la legge non imponeva alcuna
autorizzazione. Perché ora si crea una situazione
davvero avvincente. Per i tabulati raccolti
dopo la legge, il giudice chiede alle Camere il
permesso di utilizzarli, e spera in bene. Per i
tabulati raccolti prima della legge - «non essendosi
prevista, da parte del legislatore, alcuna disciplina
transitoria che consenta di mantenere integri
gli atti già acquisiti nei procedimenti in corso
» - non si può chiedere un¹autorizzazione «ex
post», visto che sono già nel fascicolo del processo.
Dunque, non resta che il cestino.
Guardacaso, il senatore Dell¹Utri rientra proprio
in questa seconda fattispecie. E, siccome lo
statista siciliano è uomo molto fortunato, il Tribunale
di Palermo - noto covo di toghe rosse -
ha deciso di cancellare anche la deposizione del
vicequestore Gioaccchino Genchi, che aveva «incrociato
» telefonate e tabulati dimostrando vari
contatti con vari farabutti. Come non fosse mai
avvenuta.
Se l¹abolizione delle prove non dovesse bastare,
c¹è pronto il collega Lino Jannuzzi, anche lui
pregiudicato e dunque senatore della Repubblica,
che conduce una solitaria campagna di salvataggio
pro-Dell¹Utri imperniata su un nuovo,
rivoluzionario principio giuridico: siccome un
maresciallo della Dia che sei anni fa aveva indagato
su Dell¹Utri è stato arrestato per fatti commessi
sei mesi fa, allora Dell¹Utri è innocente. Come
imputare a Dell¹Utri - argomenta - certe amicizie
mafiose, tipo il cosiddetto stalliere Mangano,
quando gli stessi pm si servivano di unmaresciallo
che poi li ha traditi? Domanda suggestiva.
Senonché i pm hanno reclutato il maresciallo
presso la Guardia di Finanza quando era al di
sopra di ogni sospetto. Dell¹Utri reclutò Mangano
in ambienti un po¹ meno rassicuranti, quando
aveva già una fedina penale lunga così (c¹è chi
insinua che l¹abbia reclutato apposta). È del tutto
casuale il fatto che il pm Ingroia stia per
pronunciare la requisitoria contro Dell¹Utri.
«Sempreché - avverte Jannuzzi - Ingroia nel frattempo
non finisca a sua volta inquisito a Caltanissetta
». Come si permetta un senatore della
Repubblica di auspicare l¹incriminazione di un
magistrato onesto, e sulla base di quali accuse,
non è dato sapere. Ma Jannuzzi, si sa, è un garantista.
Altrimenti chiedeva la fucilazione.
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