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Forum :: Lettere :: Lettere aperte a.... :: Lettere dall'Europa
Autore Lettere dall'Europa
Redazione1
17.12.2003 22:42
Lettere dall’Europa
Di Ignazio Juan Patrone, Magistrato Presidente di MEDEL (Associazione dei Magistrati Europei)
Povera Europa ! Dunque dovrà fare a meno, chissà ancora per quanto tempo, di una Costituzione.
La Presidenza italiana non ha ritenuto neppure di dover fare uno sforzo di mediazione ulteriore, ha preso atto dei dissensi sul sistema di voto ed ha rispedito tutti a casa già il sabato pomeriggio (la domenica mattina giocava il Milan !) .
Non è stato neppure stilato un calendario di massima per continuare la CIG durante il prossimo semestre, che del resto sarà guidato da un Paese, l'Irlanda, da sempre su posizioni scettiche; senza considerare che alcuni Paesi, tra i quali la Spagna, stanno per andare alle urne e che a giugno si voterà tutti per il Parlamento europeo.
Evidentemente, l'aver portato a Parma la sede della futura Agenzia per l'alimentazione è stato messo sullo stesso piano del Trattato costituzionale, se B. ha parlato di "trionfo" del semestre italiano.

Ma non si tratta solo di questo e credo che, ironie su prosciutti e formaggi a parte, dal suo punto di vista il Cavaliere abbia buone ragioni per gioire. Al governo italiano le istituzioni comunitarie non sono mai piaciute, le ha messe in crisi ogni volta che ha potuto, ha preferito perseguire una politica estera appiattita su quella dell'amministrazione Bush, prendendo qualche iniziativa solo per stringere rapporti con Putin. Nessuna, dicasi nessuna, iniziativa è stata presa per favorire la pace in Medio oriente dove, anzi, è stato dato esplicito consenso persino al muro di Sharon. Il patto di stabilità è stato messo cinicamente in crisi, ma non perché esso è fondato su parametri superati e deflazionistici, ma perché non piace l'idea di uno strumento di controllo reciproco delle politiche di bilancio, che si preferisce lasciare alla creatività del Tremonti di turno.
Della cooperazione giudiziaria dirò qualcosa la prossima volta, ma è notorio che si pensa che è roba da "toghe rosse".
Quindi, davvero, è stato il trionfo della linea di chi vuole un'Europa più ampia geograficamente ma più limitata politicamente, che non disturbi, anzi sostenga, la politica guerrafondaia dell'amico americano, e che costituisca, a tutto voler concedere, un'area di libero scambio di merci e servizi, senza impicciarsi degli affari interni di ogni singolo Paese.
Niente federalismo, insomma, e per chissà quanto tempo ancora.

La sinistra europea ed italiana dovrebbe interrogarsi sul proprio fallimento. Ha seguito passivamente la destra economica e politica su tutti i terreni, ha tenuto un profilo bassissimo e compromissorio su tutte le opzioni federaliste, non ha saputo neppure elaborare e presentare in Convenzione un "manifesto" comune che fosse capace di legare insieme le varie componenti nazionali e comunitarie e non ha sostenuto con la dovuta forza nemmeno alcune delle proposte della Commissione Prodi, che pure facevano parte di un pacchetto moderato assai. In altre parole non ha saputo tenere assieme quel tanto di tradizione socialdemocratica che può far argine alla politiche neoliberistiche, una politica che non solo non ha pagato, ma ha finito per favorire B., Aznar e Blair.

E la sinistra-sinistra, che probabilmente in buona parte oggi condivide la soddisfazione di chi ha voluto il fallimento, dovrebbe a sua volta chiedersi se, invece di riproporre ad ogni pie' sospinto qualche manifestazione per la pace per una impossibile ripetizione del movimento del 15 febbraio, è capace, qui ed ora, di elaborare un altro modello che non sia astratto ed irrealizzabile in partenza, o se invece preferisce continuare a blaterare di Europa "dei popoli" tra le risate dei sovranisti, che nulla hanno da temere e tutto da guadagnare da simili scempiaggini.

E ora ?
La lotta "per la Costituzione" resta aperta, anzi apertissima, anche se il fallimento totale della Convenzione costituisce indubbiamente un passo indietro gravido di conseguenze.
Continuo a ritenere falsa e pericolosa l'affermazione che, intanto, si possa andare avanti così, con i Trattati vigenti, a tempo indefinito. I giuristi, in particolare, devono essere preoccupati per la tenuta dei principi sui quali si è potuta fondare, sino ad ora, l'Unione, fra i quali quelli della diretta applicabilità del diritto comunitario e della sua prevalenza sulle fonti nazionali.
Siamo certi che reggeranno ? o al contrario non spunterà una Corte regolatrice nazionale che utlizzerà quelli che la Corte cost. italiana ha chiamato i "controlimiti", aprendo così un conflitto dagli esiti imprevedibili ?
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