Redazione1 |
10.03.2008 12:31
FINI LASCI STARE IL 25 APRILE
di Antonio V. Gelormini
Gianfranco Fini farebbe bene a lasciar stare il 25 aprile e a tenere lontana la tentazione di vestire i panni del galoppino di turno, che si fa carico di aprire l’ennesima via di fuga a chi da sempre vanta, con calcolata ripugnanza, una forte allergia a quella ricorrenza.
Farebbe bene, invece, quale emerito vice presidente del Consiglio ed altrettanto Ministro degli Esteri della Repubblica Italiana a prepararsi, insieme a Silvio Berlusconi, non importa se da esponenti della maggioranza o dell’opposizione, per celebrare con la dovuta solennità una data basilare per l’unità nazionale.
Per il Cavaliere si tratterebbe di una prima in assoluto, ma per chi da tempo si affanna a traghettare gran parte dell’orgoglio missino sulle sponde più moderate di un moderno centrodestra, dovrebbe trattarsi di un approccio scontato. In particolare, quando i debiti con la storia registrano una spunta ancora troppo fresca, al loro ripianamento, per potersi ritenere consolidati ed archiviati.
L’anniversario della Liberazione, per questo Paese, è cosa troppo seria per essere banalizzato a strumento o battuta della campagna elettorale di chicchessia. Dire di voler fare del 13 aprile la vera festa di liberazione dalla sinistra, a meno di due anni dalla fine del quinquennio litigioso del centrodestra, oltre che a evidenti vene di faziosità, colora a tinte plumbee il concetto di alternanza di ogni buona democrazia. E tradisce, ancora una volta, l’idea mai abbandonata di “non preferire prigionieri”.
L’auspicio di Fini, insieme al gesto plateale del programma stracciato da Berlusconi, fanno pensare più a un mai sopito spirito eversivo, magari imbellettato e attenuato da pesanti strati di cerone, piuttosto che alla maturazione di una vera forza popolare, capace di rappresentare i valori più tradizionali del moderatismo europeo.
(gelormini@katamail.com)
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