Redazione1 |
19.04.2008 17:35
Analisi del voto di Franco Modiglia.
Sono due milioni gli italiani che hanno cambiato partito domenica
scorsa. La stragrande maggioranza è rimasta all'interno dei vecchi
schieramenti, come se le grandi coalizioni del centro-destra e del
centro-sinistra esistessero ancora. Ma una parte più piccola,
concentrata al Sud, ha saltato il fosso, o è passata dal partito
invisibile dell'astensione al centro-destra. Sono stati loro a
consegnare la vittoria elettorale al Popolo della libertà . Non le tute
blu di Mirafiori folgorate da Bossi e in qualche caso persino dalla
Santanchè, non i camalli genovesi saliti sul Carroccio, non gli ex
rifondaroli nordestini migrati alla Lega. Loro hanno rafforzato un
muro che già c'era e che è stato costruito dai fedeli elettori
settentrionali del centro-destra. Lo aveva anticipato Roberto
D'Alimonte (si veda il Sole -24 Ore del 16 aprile) e lo conferma
l'analisi dei flussi elettorali svolta da Paolo Natale dell'UniversitÃ
di Milano, che ha elaborato i dati delle 1.300 sezioni-campione
monitorate da Ipsos.
L'Arcobaleno vira al verde
«Al Nord – osserva Natale – la Sinistra Arcobaleno ha tenuto un po' di
più nei confronti del Pd, ma al tempo stesso ha regalato il 10% dei
voti ottenuti alle ultime elezioni alla Lega Nord». Se gli operai con
la tessera Cgil e il cuore leghista sono ormai tra le specie più
studiate dai sociologi della politica, su scala nazionale l'ultimo
"tradimento" vale il 6%, circa 283mila persone. C'è una differenza tra
i due Nord: in Veneto e Friuli-Venezia Giulia il Carroccio ha
penalizzato soprattutto Rifondazione, in Lombardia, Piemonte e
Liguria, invece, la trasfusione è venuta da Verdi e Pdci. Ma la Lega
ha "incassato" anche dagli alleati: isolando il Nord, si scopre
infatti che quasi un quarto degli elettori Fi del 2006 è passata con
Bossi, mentre al Sud la fedeltà del voto azzurro è stata totale. Anche
gli elettori delle forze minori del centro-destra, poi, hanno
privilegiato al Nord la Lega e al Sud il Pdl. Natale non crede,
invece, in un passaggio di voti anche da alleanza nazionale alla Lega,
come evidenziato da altre analisi sui flussi elettorali.
Destra e sinistra, poli virtuali
In queste elezioni hanno cambiato bandiera circa un elettore su 25.
Tradire con un alleato o un ex alleato si può, dunque, ma passare al
nemico resta tabù. Si conferma cioè il teorema bipolare della "fedeltÃ
leggera", ideato da Natale, in base al quale alla fine, in cabina
elettorale, anche i più indecisi scelgono all'interno del proprio
tradizionale schieramento. Come se centro-destra e centro-sinistra
esistessero ancora. Ma con due importanti eccezioni: quel
5-9%(rispettivamente al Nord e al Sud) di elettori di An che hanno
scelto Veltroni. Probabilmente per quell'attrazione che Veltroni
esercita, insieme a Gianfranco Fini, sul voto "orientato al leader". E
poi il voto nel Mezzogiorno, fluido per tradizione, con i due casi
eclatanti di Campania e Calabria, infedeltà "pesante" il primo,
ritorno agli antichi amori per il centro-destra il secondo. Due
regioni sottolinea Natale, «dove il voto non è di opinione ma di
aggregazione: gli elettori si schierano per passaparola, si
riorientano in anticipo verso il probabile vincitore, che ottiene
molti più voti del previsto». Da sempre, sottolinea lo studioso di
flussi, «i destini delle elezioni politiche italiane sono determinati,
oltre che dall'astensione, dagli elettori del Sud. Nel 2008 come nel
2006 e nel 2001». Al Sud, fra l'altro, l'Ulivo ha perso più voti a
favore della sinistra e dell'astensione, oltre che dell'alleato di
Pietro, rispetto al Nord.
I cattolici e l'Udc
L'elettorato cattolico non ha concesso monopoli. Ha preferito il
centro-destra, ma non l'Udc, che ha goduto di una certa fedeltà al
Nord, mentre al Sud ha visto quasi un terzo dei suoi voti traslocare
nel Pdl. Scomparsi i due poli, l'elettorato Udc si è diviso tra
fedeltà al partito e fedeltà alla coalizione, spaccandosi a metà .
Di Pietro mette radici
L'Idv di Di Pietro ha portato a casa, nel Mezzogiorno, il 10% dei voti
ulivisti, il doppio rispetto al Nord. Giocando in casa nel Molise,
certo, ma capitalizzando una grande fedeltà . Indice di un processo di
radicamento, sottolinea Natale, molto più intenso che in passato,
quando lo penalizzava l'intrinseca natura fluttuante del voto
"giustizialista" e di protesta contro "la casta" e i vizi della
politica.
Il verdetto degli indecisi
È dal Sud che è partita la crescita dell'astensionismo di quasi 4
punti. Ma soprattutto, è stato il partito dell'astensione
intermittente a scendere in campo nel Mezzogiorno decretando la
vittoria del Pdl. Il 15% di coloro che si sono astenuti nel 2006,
infatti, domenica scorsa è andato a votare. E lo ha fatto per Silvio
Berlusconi. Questo è accaduto in particolare in Campania e in Sicilia.
Un supporto che è completamente mancato a Walter Veltroni, al Sud come
al Nord. «L'astensione degli ex ulivisti – calcola Natale – può aver
sottratto al Pd 1,1 milioni di voti».
Le regioni centrali
Hanno registrato meno tradimenti elettorali. Un piccolo passaggio di
voti da Rifondazione e Pdci verso la Lega c'è stato. «Ma i più forti –
sottolinea Natale – sono avvenuti da Fi verso la Lega, anche nelle
"zone rosse". Come se l'elettorato di Fi, deluso sulla reale volontÃ
politica di una svolta sul federalismo fiscale e la lotta
all'immigrazione, avesse scelto una forza che lo garantiva
maggiormente». Gli operai con la doppia appartenenza
sindacal-leghista, aggiunge, esistono dall'inizio degli anni 90. La
novità è semmai che ora il fenomeno si è esteso alle Regioni
dell'Italia centrale. Un'altra ipotesi è che il passaggio anche qui
avvenga in due tappe: dalla sinistra al Pdl e poi alla Lega. Ma nelle
regioni rosse c'è maggior "copertura sociale" rispetto al Nord, e
questo renderà più difficile l'espansione leghista.
Il voto, è la conclusione, restituisce l'immagine di un'Italia più
simile a sé stessa di quanto indurrebbero a credere i cambi di
bandiera partitica. In cui le ferite del Sud, dal caso Campania alla
sicurezza, dall'emergenza lavoro alla pedita di potere d'acquisto e di
competitività , possono aver trovato espressione nel voto tanto quanto
i sintomi della "questione settentrionale" e dei malesseri della parte
più avanzata del Paese.
POST SCRIPTUM
A quel signore, qui iscritto, di cui non faccio il nome per caritÃ
cristiana, che mi invia in posta privata messaggi di insulti, ricordo
che il codice penale della Repubblica Italiana prevede, all'articolo
594, il reato di INGIURIA, previsto anche per la corrispondenza
elettronica via internet. Mi riservo di tutelarmi, quindi, in sede
legale.
Cordiali Saluti
Flavio Mobiglia
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