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Cremona, monitoraggio del sistema professionale
2.04.2008

Il sistema della formazione professionale della provincia di Cremona risponde a bisogni e richieste effettivi del territorio. Lo ha affermato Maurizio Lozzi, consulente della Provincia, che ha presentato il monitoraggio effettuato sui percorsi triennali sperimentali di formazione professionale per l’anno formativo 2006-2007.

L’indagine è stata effettuata attraverso questionari sui corsi, indirizzati agli operatori, a questionari indirizzati agli allievi e all’accesso diretto alle classi.

L’indagine viene svolta annualmente dal 2004, perciò, essendosi concluso il primo triennio, consente di trarre alcune conclusioni.

A dimostrare l’efficacia della risposta ai bisogni anche riguardo agli allievi in diritto dovere di istruzione e formazione, che cioè devono completare l’obbligo scolastico, sono i numeri.

I corsi attivati sono passati da 9 nel 2004 a 19 nel 2006, e gli iscritti da 181 a 423 e, ha spiegato il consulente, gli enti erogatori sostengono che se i budget a disposizione consentissero di attivare altri corsi, l’utenza non mancherebbe.

C’è, dunque, una richiesta reale di percorsi formativi diversi dai tradizionali percorsi scolastici, proveniente da un’utenza che ritiene l’istruzione scolastica non rispondente alle proprie esigenze.

Quali le ragioni? Un tempo la richiesta di formazione professionale era motivata da ragioni prevalentemente economiche, dalla necessità, cioè, di entrare presto nel mondo del lavoro per contribuire al reddito familiare. Oggi non sembra essere più quella la ragione prevalente: la maggioranza delle famiglie degli allievi ha due redditi stabili, e oltre il 90% dei padri lavora stabilmente. C’è dunque un approccio culturale diverso, in base al quale l’investimento sull’istruzione non viene ritenuto prioritario o portatore di maggiori opportunità. E di questo è necessario tenere conto anche nella formulazione dei percorsi didattico-formativi.

Anche l’efficienza del sistema formativo, secondo i numeri, è notevolmente aumentata. Le ore di formazione erogate sono passate da 9450 nel 2004 a 19950 del 2006, con un incremento della media di alunni per corso da 20,1 a 22,2. Di contro, i costi: le risorse finanziarie sono passate da circa 920mila euro del 2004 a 1.110.000 del 2006. Un dato che, incrociato con l’aumento degli iscritti, ha dimezzato il costo orario per allievo, passato da 4,83 euro a 2,49. Questi dati, tuttavia, devono indurre una riflessione di carattere qualitativo. In sostanza, è necessario porsi la domanda, e indagare di conseguenza, se tali dati rappresentino un puro incremento di efficienza o non contengano il rischio di un abbassamento della qualità dei servizi erogati. I risultati in termini di allievi qualificati, di tasso di occupazione, di soddisfazione soggettiva sembrerebbero al momento escludere tali rischi.

L’indagine ha anche fotografato l’evoluzione dei corsi., l’andamento delle iscrizioni per sesso e per nazionalità.. In testa alla lista restano i corsi per acconciatore/estetista, seguiti dai corsi per operatore meccanico, per operatore elettrico,per operatore edile, per operatore dell’alimentazione, per operatore grafico. Nel triennio l’incremento maggiore si è avuto per i corsi di meccanica (+400%) e per acconciatore/estetista (+150%). La distribuzione per sesso è abbastanza scontata: il 100% degli allievi dei corsi per acconciatori/estetiste sono ragazze, all’altro estremo i corsi per edili, elettrici e meccanici, interamente maschili. Gli allievi stranieri sono circa il 30%, una percentuale più alta rispetto al sistema di istruzione scolastico.

Infine i risultati: il 73% degli iscritti al primo anno ha completato il percorso con la qualifica. Un dato che certo non raggiunge l’obiettivo indicato dalla legge secondo la quale tutti i giovani devono concludere con un diploma o una qualifica il percorso di istruzione/formazione. Tuttavia, se si paragona il 73% al dato del sistema di istruzione scolastica, non si può che considerarlo positivo, in quanto gli abbandoni o le bocciature di quel sistema sono maggiori.

Quanto ai risultati in termini occupazionali, le indagini a sei mesi dalla qualifica (dati degli enti di formazione) indicano che il 66% degli ex allievi sono occupati, il 19% non occupati, il 13% ha avviato altri percorsi formativi, il 3% dà altre risposte.

 

Fonte: Provincia di Cremona


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