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Romano Prodi. La crisi: economica, politica o etica?
7.02.2009
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39° anno – 8° incontro
martedì 10 febbraio 2009 - ore 21
Salone Bolognini, piazza San Domenico 13, Bologna

La crisi: economica, politica o etica?

Professor Romano Prodi

ingresso libero

È opinione unanime degli operatori e degli analisti che l’attuale crisi finanziaria ed economica sia di proporzioni tali da non consentire a nessuno di fare previsioni credibili né sulla sua portata, né sulla sua durata. E tuttavia ciò non deve dissuaderci dall’interrogarci sulle cause che l’hanno generata e insieme sulle decisioni da prendere per risolverla in maniera che non abbia più a ripetersi. In questa chiave, la domanda che rivolgiamo questa sera a Romano Prodi, in nome sia dell’esperienza vissuta alla guida del Governo italiano e della Commissione Europea, sia della sua sensibilità di economista, è assai meno retorica di quanto possa apparire a prima vista. Non a caso, in un’intervista rilasciata a Il Regno a fine ottobre, quando la crisi era appena esplosa, Tommaso Padoa Schioppa, già ministro dell’Economia nell’ultimo governo Prodi nonché tecnico di grande esperienza internazionale, sottolineava come quella in corso non sia tanto una «crisi nel sistema», bensì una «crisi del sistema», e ribadiva ancora una volta la necessità che la politica tornasse ad assumersi le sue responsabilità, dichiarando tra l’altro: «Vi è una contraddizione crescente fra la dimensione dei problemi e quella dei poteri pubblici investiti del compito di affrontarli. Il mercato è diventato mondiale, ma i governi sono rimasti nazionali; la finanza si è integrata globalmente, ma le regole di vigilanza sono rimaste locali. Se in passato il perimetro pubblico era più ampio di quello privato e l’autorità pubblica aveva una dimensione e una forza superiori a quella dei fenomeni che doveva governare, questo rapporto si è gradualmente invertito: l’economia si è mondializzata, ma la capacità di governarla no». Dal canto suo, il Pontificio consiglio della giustizia e della pace, in una nota diffusa poco prima della Conferenza internazionale di Doha (29.11-2.12.2008), raccomandava l’esigenza di tenere presente «le due facce dell'attuale crisi finanziaria, ossia l'emergenza che si è originata nei mercati sviluppati da un lato e la situazione di cronica inadeguatezza di risorse destinate a sostenere lo sviluppo dall'altro», insistendo sul fatto che «entrambe sollevano una ineludibile questione morale», e proseguiva: «In un momento di crisi, come quello attuale, è appropriato porre domande che, quando tutto sembra andare bene, sarebbero trascurate o irrise. Come mai si è arrivati a questa disastrosa situazione, dopo un decennio in cui si sono moltiplicati i discorsi sull'etica degli affari e della finanza e in cui si è diffusa l'adozione di codici etici? Come mai non è stato dato sufficiente peso al verificarsi di episodi che avrebbero dovuto far riflettere? La risposta a queste domande non può non mettere in evidenza come la dimensione etica dell'economia e della finanza non è un qualcosa di accessorio, ma di essenziale e deve essere costantemente tenuta in considerazione e incidere realmente se si intende perseguire dinamiche economiche e finanziarie corrette, lungimiranti e feconde di progresso».

Guido Mocellin


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