22.07.2006
In ricordo di Paolo Borsellino
Erano le 17 circa, un caldo pomeriggio domenicale d'estate...assopito sul
mio letto (allora non lavoravo ancora) con davanti agli occhi la copertina
di Repubblica del 24 maggio con scritto "Falcone Assassinato", ad un certo
punto sento dalla cucina il telegiornale flash che parla di un attentato a
Palermo. Mia madre viene in camera da letto dicendo "Sai chi hanno
ucciso?" ed io direttamente le rispondo "Borsellino"...
Fu un duro colpo, ma fu anche la spinta finale che diede a me, come al
popolo italiano, la volontà di lottare contro la mafia.
Paolo Borsellino era diverso da Giovanni Falcone, nati nello stesso
quartiere (lo stesso di Tommaso Buscetta), cresciuti insieme anche se con
un anno di differenza, frequentazioni politiche diverse ma che non hanno
influenzato il loro lavoro successivo, si ritrovano insieme nel pool
antimafia coordinato da Rocco Chinnici e lavorano giorno e notte per
portare a termine il maxiprocesso. Poi le loro strade si dividono di
nuovo, Falcone resta a Palermo mentre Borsellino va a Trapani, dove il suo
lavoro lo rende il secondo maggiore nemico della mafia.
Il lavoro che Falcone fece per creare la Superprocura antimafia portò,
dopo la strage di Capaci, Borsellino ad essere il candidato principale a
quel posto...
Il giudice Paolo Borsellino aveva fretta, fretta di portare a termine le
sue indagini, aveva scoperto chi aveva ucciso Falcone, aveva scoperto
troppe cose ed anche per questo Cosa Nostra non ha atteso molto prima di
ucciderlo, solo cinquantasette giorni.
A quattordici anni di distanza il nome di Paolo Borsellino, che è stato
oggetto di strumentalizzazioni da parte delle forze politiche della
destra, torna prepotentemente alla ribalta.
Grazie tutto questo alla capacità di una grande donna che, con la sua
modestia ed umiltà , ma anche grande forza e volontà di lottare, ha reso la
vita e sta rendendo la vita molto difficile a Cosa Nostra oggi,
rappresentata da alcuni esponenti politici siciliani.
Noi in questa donna abbiamo creduto sempre, fin da quando ha creato
Libera, insieme al mio amico Leandro Limoccia, insieme a don Luigi Ciotti,
e nel corso della meravigliosa esperienza della Carovana Antimafia, fino a
quando, lo scorso anno, ha deciso di candidarsi alle primarie che
avrebbero deciso il candidato da opporre a Salvatore Cuffaro nelle
elezioni amministrative del 28 maggio scorso.
Rita ha perso le elezioni, ma non è stata sconfitta, ha, da sola,
costretto Cuffaro a diverse valutazioni sulla politica da tenere in
Sicilia, ha creato una speranza nei Siciliani.
Ed è con questa speranza nel cuore che noi oggi ricordiamo e commemoriamo
la strage di via Mariano d'Amelio, la morte del giudice Paolo Borsellino e
degli agenti della sua scorta.
Il nostro saluto va quindi a Rita Borsellino, ad Agnese Piraino Leto, e ai
figli Manfredi, Lucia e Fiammetta.
Quattordici anni dopo non abbiamo perso la speranza e Paolo è qui vicino e
lotta insieme a noi.
Ettore LOmaglio Silvestri
sconfiggiamolamafia@comune.re.it
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