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8x1000 la vergogna continua di G.Bazzani
29.05.2007
 8x1.000: la vergogna continua, anzi peggiora
 Scritto da Giacomo Bazzani  • mercoledì 23 maggio 2007
 
Siamo nel pieno del periodo delle dichiarazioni dei redditi, e come tutti gli anni i cittadini contribuenti sono chiamati, se lo vogliono, ad operare una scelta per la destinazione dell’8 per mille dell’IRPEF. Non tutti conoscono bene il meccanismo di ripartizione dell’8 per mille, anche perché c’è sempre stata una informazione coscientemente ed evidentemente distorta in merito da parte del maggior beneficiario del gettito, e cioè la Chiesa Cattolica.

La quale, con forme di pubblicità decisamente ingannevoli che passano sugli schermi TV proprio in questi giorni (su cui a nostro parere dovrebbe intervenire la competente autorità garante) ci fa credere che destina il suo contributo ad opere di carità mentre, come vedremo, e citando proprio i dati forniti dalla Gerarchia Ecclesiastica, non è così.

Francamente non sappiamo se sollevare la questione sia di qualche utilità in un periodo di rampante clericalismo. Ma ci proviamo lo stesso, anche perché il meccanismo di ripartizione rappresenta una autentica truffa legalizzata ai danni del contribuente, indegna di un paese civile e democratico.

Cominciamo della legge che istituisce l’8 per mille.
E’ la Legge n° 222 del 20 Maggio 1985 “Disposizioni sugli Enti e Beni Ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi” (1), la quale, all’Art. 47, comma 3, prevede quanto segue: “Le destinazioni di cui al comma precedente vengono stabilite sulla base delle scelte espresse dai contribuenti in sede di dichiarazione annuale dei redditi. In caso di scelte non espresse da parte dei contribuenti, la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse.”

Alla distribuzione del gettito partecipano, fino ad oggi ed oltre alla Chiesa Cattolica, lo Stato, l’Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi, la Chiesa Evangelica Luterana, l’Unione delle Comunità Ebraiche, l’Unione delle Chiese Cristiane Avventiste del Settimo Giorno e le Assemblee di Dio in Italia.

Appare quindi evidente da subito che anche le scelte non espresse partecipano alla distribuzione del gettito, con la significativa eccezione delle Assemblee di Dio in Italia che accettano solamente il contributo derivante dalle scelte espresse a loro favore. Per alcuni anni anche l’Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi ha rifiutato le scelte non espresse; ma nel 2001 il proprio Sinodo ha deliberato l’accettazione, che però non ha ancora portato vantaggi economici perché l’intesa con lo Stato, approvata nel 2005, deve ancora ottenere la necessaria approvazione del Parlamento (2).

Ricordando che il calcolo del contributo da destinare ad ogni beneficiario, ad eccezione della Chiesa Cattolica come vedremo più avanti, si basa sul gettiti IRPEF di tre anni prima (nel 2004 il 2001 e cioè i redditi 2000), e considerando i contribuenti che non esprimono alcuna scelta (mediamente circa il 60%), si ha immediatamente l’idea della enorme quantità di denaro derivante dalle scelte non espresse.

Infatti se si analizzano gli ultimi dati disponibili (quelli del 2004 che fanno riferimento alle dichiarazioni dei redditi 2001), si scopre che, a fronte di un gettito complessivo di 897 milioni di Euro, le scelte espresse sono state il 39,6% pari a 355,212 milioni di euro, e di conseguenza quelle non espresse il 60,4% pari alla mostruosa cifra di 541,788 milioni di euro (2).

Quindi appare pacifico ed assodato (anche se la Chiesa Cattolica come vedremo dice di no o comunque è piuttosto reticente sulla faccenda) che l'importo derivante dall'8 per mille viene distribuito interamente ed in due fasi successive: nella prima l'importo derivante dalle percentuali di scelte espresse, nella seconda quello derivante dall'applicazione delle medesime percentuali alla quota parte di scelte non espresse (3).

Le quote di pertinenza delle confessioni che non partecipano (per volontà o per ritardo del Parlamento) alla seconda fase, vengono incamerate dallo Stato.

Sempre nel 2004 le percentuali di scelte espresse sono state le seguenti:
Chiesa Cattolica 34,56%
Stato 4,07%
Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi 0,50%
Unione Comunità Ebraiche 0,16%
Chiesa Evangelica Luterana 0,12%
Chiese Cristiane Avventiste del Settimo Giorno 0,10%
Assemblee di Dio in Italia 0,08%

Mentre quelle sul totale del gettito, per effetto del meccanismo di distribuzione, le seguenti:
Chiesa Cattolica 87,25%
Stato 11,75% (comprensivo delle quote di pertinenza dei Valdesi e di ADI, 1,47% e 0,20%)
Unione Comunità Ebraiche 0,42%
Chiesa Evangelica Luterana 0,31%
Chiese Cristiane Avventiste del Settimo Giorno 0,27%

Non vorremmo annoiarvi con eccessivi calcoli, ma va da sé che la Chiesa Cattolica ha incamerato nel 2004 la bellezza di 782,632 milioni di euro a fronte di “soli” 122,761 milioni derivanti dalle scelte espresse (e cioè una cifra 6 volte superiore); questo per effetto di una autentica “furbata” legislativa.

Ma non finisce qui: sempre per effetto dell'Art. 47, comma 5, della Legge 222/85 (1), la regola dei finanziamenti riferiti alle dichiarazioni dei redditi di tre anni prima non vale, almeno in parte, per la Chiesa Cattolica, che riceve infatti un anticipo relativo all’anno in corso, salvo conguaglio (2).

Fin qui la parte, diciamo così, divulgativa.

Verrebbe immediatamente da commentare: e meno male che Qualcuno, 2000 anni fa, disse “DATE A CESARE QUEL CHE È DI CESARE, DATE A DIO QUEL CHE È DI DIO”.

Ma come li spende la Chiesa Cattolica tutta questa montagna di soldi?

Il 4 luglio 2005 la CEI (Conferenza Episcopale Italiana) presentò in pompa magna il volume "Dalla parte delle opere - 15 anni di testimonianze del Vangelo della Carità nel Terzo Mondo", per illustrare all’opinione pubblica l’utilizzo dei soldi incamerati con l’8 per mille. L’importante evento venne salutato come una inversione di rotta; finalmente la CEI informava!

Disgraziatamente però si trattava del rendiconto sulle spese di 80 milioni di Euro, cioè quasi la metà di quei 190 milioni che vengono destinati, secondo quanto dichiarato dalla stessa CEI, alle opere di carità, rispetto ai complessivi 936,527 milioni incassati (782,632 milioni + 153,895 derivanti dall’anticipo stabilito dall’Art. 47, comma 5)

E tutto questo nonostante le martellanti pubblicità di questi giorni che, come si diceva all’inizio, vogliono farci credere che siano tutti destinati a questo scopo.

E se i 190 milioni delle opere di carità rappresentano circa il 20% del totale incassato, gli 80 milioni di cui ci hanno fatto il loro “generoso” resoconto sono quasi l’8,6% del totale. E il restante 91,4% (856,527 milioni, sempre restando ai dati 2004) com’è stato speso?
 
 La speranza di essere informati però è destinata a non essere soddisfatta. Perché?
Perché la non informazione dell’opinione pubblica giova a quel silenzio necessario a non far scoprire l’inghippo della Legge 222/85 che abbiamo cercato di illustrare.

Non solo; non contenti di questo gli organi ufficiale della Chiesa Cattolica compiono (non si sa se volutamente o per ignoranza della Legge ma vista la quantità di soldi in ballo propendiamo per la prima ipotesi) una palese e vergognosa disinformazione, in alcuni casi davvero incredibile. Si veda, a puro titolo di esempio, quanto pubblicato sul sito per non vedenti riguardo all’8xmille (4).
Al punto 4 si ha la sfacciataggine di sostenere quanto segue: “La ripartizione dell'otto per mille tra i diversi soggetti destinatari avviene in proporzione alle scelte espresse e quindi senza tenere conto degli ‘astenuti’. Ad esempio se il sessanta per cento dei contribuenti esprime una scelta, si terrà conto delle preferenze di quel sessanta per cento”.

Il 4 Luglio 2005, in occasione del rendiconto sull’utilizzo dei fondi da parte della Chiesa Cattolica, il cardinale Camillo Ruini, allora presidente della CEI, aveva definito l’otto per mille "non soltanto un’opportunità finanziaria in più, ma una forma di democrazia fiscale, aperta a tutti i contribuenti....".

Ci rendiamo conto che Ruini, essendo avvezzo ad una monarchia assoluta, non sia particolarmente ferrato in tema di democrazia, ma non vediamo proprio cosa possa trovare di democratico in un meccanismo che, pur se fondato su una adesione volontaria, prevede la distribuzione delle quote di 8 per mille anche di quei contribuenti che, volontariamente, non operano alcuna scelta.

Per cui non solo la vergogna continua, ma, si diceva, addirittura, e già dall’anno scorso, peggiora.

Con la dichiarazione dei redditi 2006 il governo ha introdotto una nuova possibilità, riconfermata, non senza qualche patema, anche quest’anno: la destinazione del cosiddetto “5 per mille” (completamente indipendente dall’8 per mille) a sostegno della ricerca scientifica e sanitaria, del volontariato e delle attività sociali del Comune di residenza.
A differenza dell’8 per mille, se il contribuente non fa alcuna scelta la sua quota rimane a disposizione del bilancio dello Stato.

BELLO VERO?

fonti:
1)
Legge222/85
2) Wikipedia
3) Associazione Diritti Utenti e Consumatori
4)
8x1.000 non vedenti

Per saperne di più:
- Rapporti tra Stato e confessioni religiose; modalità di stipula intese. Clicca
qui
- 8x1.000 di Mario Staderini. Scaricalo da qui
 

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