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Forum :: Lettere :: Lettere aperte a.... :: G8: La verità resta è ancora lontana. |
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G8: La verità resta è ancora lontana. |
Redazione1 |
15.07.2008 14:39
G8: La verità resta è ancora lontana.
www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idc=&idart=11629
Lunedì 14 luglio, dopo le 22.00. L’agenzia Ansa: “Ventitré anni e nove mesi di reclusione per quindici 15 imputati e assoluzione per 30: è la sentenza emessa questa sera dopo 11 ore e mezza di camera di consiglio dalla terza sezione del tribunale di Genova presieduta da Renato Delucchi. I Pm Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati avevano chiesto condanne nei confronti di 44 imputati per oltre 76 anni di carcere con pene variabili da 6 mesi a 5 anni e 8 mesi di reclusione e una sola assoluzione. In pratica i giudici hanno ridotto di un terzo sia le richieste di condanna che il numero dei condannati. Non hanno inoltre confermato per la maggior parte degli imputati il reato di abuso d' ufficio doloso, contestato dai pm in sostituzione del reato di tortura non ancora previsto dal nostro ordinamento giudiziario”
Le storie, i resoconti di chi è passato da Bolzaneto – molti arrivavano dalla macelleria della Diaz – non hanno bisogno di trovare conferme sulla loro veridicità. Quello che è accaduto ormai si sa, le responsabilità sono chiare . Il problema, però, è che i cittadini di uno Stato di diritto, quelli che credono nel rispetto delle leggi e che non cercano giustizia con le ronde auto-organizzate, vorrebbero capire come mai su un caso di così inaudita violenza in divisa, o in camice militare, ci si possa mettere sette anni per arrivare a una sentenza risibile nel suo essere drammaticamente grottesca.
Possiamo ricordare quelle giornate. Lo facciamo. Ma c’è una ferita che non si può chiudere fra cittadini, forze di polizia, politica e magistratura. Manca il reato di tortura, dal processo Bolzaneto, e da quello della Diaz. Manca perché Lega e Alleanza nazionale si sono messe di traverso nell’ultimo scorcio di legislatura Prodi. E la discussione in aula su un testo di compromesso è saltata per la crisi di governo. Non ci sono norme per la riconoscibilità degli agenti in tenuta antisommossa, i difensori hanno fornito in questi anni foto degli imputati di piccole dimensioni, rovinate, che hanno reso praticamente impossibile i riconoscimenti. Eppure, l’accusa pubblica nel processo aveva chiuso la requisitoria con toni duri contro le divise sotto processo e documentato ampiamente la notte, e i giorni, del black-out democratico in Italia.
Ma la sentenza dice un’altra cosa, anche se a onor del vero si dovrà attendere il dispositivo per capire la scelta dei giudici. Le vittime hanno un risarcimento monetario, i ministeri di Giustizia e Interni devono risarcire. Questa forse è l’unica buona notizia: non per i soldi, ma perché il risarcimento dice di chi è stata la responsabilità politica: c’erano Roberto Castelli, l’ingegnere leghista, e Claudio Scajola, di Forza Italia. Anche se a Genova, in visite alle caserme, c’era Gianfranco Fini, con il suo codazzo di Alleanza Nazionale.
Quando viene meno la fiducia del civis nelle istituzioni che lo rappresentano, il cittadino si sente suddito. Perché da suddito viene trattato. I ragazzi usciti da Bolzaneto non hanno dimenticato, ancora oggi.
I risarcimenti sono dovuti, ma non sono la pozione dell’oblio. E, nonostante la fragilità della memoria collettiva, anche solo a pochi anni di distanza e con casi come quello di Federico Aldrovandi a Ferrara ammazzato di botte dalla polizia, piazza del Municipio di Napoli prima del G8 genovese, i soprusi denunciati all’interno delle carceri, i pestaggi nei Cpt, la sentenza di queste ore pone seri interrogativi al mondo politico, su come recuperare la fiducia del civis nelle sue istituzioni. Dal 2001 a oggi nessuno è riuscito – ha voluto – chiarire quella pagina buia della democrazia italiana. Il rischio è che ciò che non viene metabolizzato possa prima o poi tornare galla, perché irrisolto. Ecco perché il comunicato del Comitato verità e giustizia per Genova ha un titolo che colpisce per la gravità, al primo colpo d’occhio. Ma pone con forza un interrogativo che andrebbe risolto con chiarezza il prima possibile.
A BOLZANETO UNA PAGINA NERISSIMA, L'ITALIA E' ANCORA UNA DEMOCRAZIA ?
Un totale di "soli" 24 anni di pene per i maltrattamenti fisici e morali inflitti ai detenuti nella caserma di Bolzaneto è certamente poco, ma intanto il tribunale ha condannato 15 persone, fra agenti e personale sanitario, confermando che in quella caserma è stata scritta una delle pagine più nere nella storia recente delle nostre forze dell'ordine.
Quel che emerge e spaventa è come il nostro paese considera le violazioni dei diritti fondamentali: un reato lieve e destinato alla prescrizione per i tribunali, niente di rilevante per la politica, incapace in questi anni di approvare una legge sulla tortura e di sospendere dal servizio i funzionari (spesso addirittura promossi!) imputati nei processi seguiti al G8 di Genova. A Bolzaneto furono commessi abusi inaccettabili: i maltrattamenti dei detenuti sono del tutto incompatibili con una democrazia. In questi anni è stato favorito in modo irresponsabile un clima di impunità. Alle forze politiche e al parlamento chiediamo: l'Italia è ancora una democrazia?
Enrica Bartesaghi ,
Lorenzo Guadagnucci
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