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Forum :: La vetrina di Penna d' Oca :: E' meglio essere precisi :: Davide e Golia di L. Boschi
Autore Davide e Golia di L. Boschi
Redazione1
22.09.2004 19:33
Davide e Golia
incontro con Luigi Boschi

L'industria della carne, una scelta economica sbagliata?
-E' quantomeno un ecocidio. Si è pensato di sviluppare industrialmente la cultura contadina e l'effetto è stato devastante, perciò insostenibile. E' sotto gli occhi di tutti. Un Kg di carne richiede 3.750 litri di acqua, da 7 a 14 Kg di alimenti vegetali; il 50% di cereali prodotti è per uso zootecnico di cui il 70% è prodotto nei paesi del Terzo Mondo, dove muoiono di fame; la concentrazione di liquame inquina l'ambiente, vedi in particolare le falde acquifere. E' scientificamente provato che l'alimentazione con grassi e proteine animali è causa di gravi patologie mediche. Le basta?
Pensi che in questo settore si sono finanziati a fondo perduto (cioè con risorse collettive) interi stabilimenti di trasformazione, macelli e allevamenti di privati. Insomma abbiamo regalato capitali a "prenditori" spesso senza scrupoli in cambio di un disastro. Ovviamente non abbiamo finanziato la ricerca, non abbiamo sostenuto le nuove professioni dell'economia delle conoscenze e oggi ne paghiamo le conseguenze. Sono scelte che la storia già dimostra esser state ridicole! Investimenti pubblici miliardari, per anni, in processi industriali per maiali, vacche, polli, con disastri ambientali...e i ricercatori a far la fame o costretti a emigrare! Ma si rende conto? Anche il web inventato a Ginevra è stato dimenticato dalla nostra classe dirigente per trent'anni, anche perché forse troppo impegnata a finanziare "la fabbrica degli animali".

Una visione poco edificante?
-Cosa è rimasto poi oggi della vita degli animali negli allevamenti lager e nei macelli di smontaggio? Lei sa che il processo di macellazione è stato precursore della linea di montaggio industriale dell'auto?

Economie locali a rischio?
-Se si prende in considerazione la piramide nutrizionale, vediamo che gli alimenti di derivazione animale ricoprono comunque un ruolo marginale. In quella vegana le proteine di derivazione animale sono sostituite da quelle vegetali. Questo riportato in chiave economica, significa economia marginale, non strategica. Il valore economico deriva dalla concentrazione del sistema che si è sviluppato in certe aree, come Parma. Ma il settore "industria alimentare di derivazione animale" non è strategico, è bene esserne consapevoli. Eppure è stato lautamente finanziato. Per il futuro prevedo cambiamenti radicali.
Diverso discorso deve essere fatto per quelle "produzioni di artigianato colto" (un'economia di nicchia)che dovrebbero insistere però su disciplinari che tengano conto anche della qualità etica, ambientale, sociale; inoltre andrebbero maggiormente tutelate, sono palesemente esposte al similare. Qui non sto parlando da vegano che è una scelta etica personale che mi auguro sempre più in espansione, ma in chiave politica. Quanto può essere sostenibile la qualità edonistica dell'industria alimentare di derivazione animale senza tener conto della qualità etica?


Un po' impopolare?
-Credo proprio di sì in particolare in terra emiliana, a Parma poi...Intravedo però timidi ripensamenti o perlomeno una certa attenzione. Si inizia a prender consapevolezza della insostenibilità dell'industria alimentare di derivazione animale sotto l'aspetto etico, ambientale, sociale, salutistico, economico. Riesce però difficile alle persone rivedere i loro costumi, i loro consumi. Poi l'ambiente non aiuta certo il cambiamento. Sono ancora pochi, anche se in aumento, i ristoranti, le trattorie, le tavole calde, le gastronomie che propongono menù vegani. Nei bar e nelle pasticcerie è praticamente inesistente la variante vegana. Si possono trovare solo rari forni. Perché non si devono poter consumare brioches, paste o torte con ricettazione vegana; cappuccini con latte di soia o riso; panini con legumi e vegetali? Negli esercizi pubblici dovrebbe esser d'obbligo almeno un minimo di prodotti vegani, almeno di quelli che potrebbero essere più richiesti. Perché chi ha fatto questa scelta deve essere messo spesso a disagio e sottoposto, diciamo, ad uno stress sociale? E' confortante vedere la scelta della catena dei ristoranti "Ciao" che ha introdotto piatti e alimenti vegetariani e vegani.

Da quando è diventato vegano?
-Vegetariano lo ero di fatto da circa 3/4 anni. Avevo ridotto naturalmente la carne. Ho scelto poi di essere vegano da circa due anni. E' stato un processo culturale, una presa di coscienza e conoscenza. Questo senza cadere negli integralismi o fondamentalismi. Mi trovo spesso a tavola con conoscenti, persone che sono onnivore; e sono io piuttosto che sopporto le loro provocazioni, devo argomentare le mie scelte. A volte sembra quasi che un comportamento responsabile sia una colpa!

Cosa si propone con i vegadinner?
-Divulgare la cultura vegana. E' una formula conviviale che mi auguro possa estendersi anche in altre città. Dieci incontri annuali a tavola con la cucina vegana, per far crescere la consapevolezza individuale su questa cultura alimentare, divulgarne la filosofia: alimentarsi con prodotti non di derivazione animale. E le assicuro che non vi è rinuncia. Anzi si riscoprono sapori e alimenti dimenticati, penalizzati dall'appiattimento del gusto e delle diversità conseguenza anche dei consumi che propone l'economia della carne. Essere vegan non è una dieta, né una moda, ma una scelta etica.
Significativo è stato l'appoggio a questa iniziativa da parte di numerose associazioni vegetariane, vegane, ambientaliste, animaliste. E' la dimostrazione concreta della divulgazione e della sensibilità su questo tema.

L'associazione culturale Operaprima?
-Operaprima si è sempre adoperata per sostenere e far conoscere le nuove tendenze culturali, le emergenze sociali: nuove professioni e comunicazione, il digitale, qualità urbanistica, la mobilità integrata, energia da fonti rinnovabili, la prima casa, alimentazione vegana...Sono temi che abbiamo sollevato a dibattito pubblico, provocato il confronto, proposto idee e progettualità.

Non avete avuto una adeguata attenzione?
-Diciamo che siamo stati antesignani inascoltati, poi copiati o deburati; nel senso che non siamo presenti almeno nei tavoli di lavoro sui temi che ci avevano visto anticipatori di tendenze con idee e proposte. Ma questa è la partitocrazia!

E' una accusa grave?
-Se il basso ascolto da parte dei privati può rientrare nell'ignoranza del mercato, la "disattenzione" da parte della macchina politica e burocratica è imperdonabile: stipendi sociali per uomini inetti! Non dovrebbero essere loro a dare le visioni, i nuovi indirizzi? Solo la stupidità di una classe dirigente incapace può alimentare un sistema industriale insostenibile. Sembra quasi che la politica non riesca a trovare risposte alle domande del nostro tempo! E da quanto tempo lo dico, pagandone le conseguenze direttamente. Lei sa che ho pagato duramente per le spinte innovative e per la progettualità diversa da quella sostenuta dall'establishment. Oggi tutti devono riconoscere che avevo ragione. Quel che è grave è che non hanno il buon senso di accettarlo e adoperarsi per porre rimedio al maltolto. Comunque il loro progetto economico e culturale è fallito perché incapace di rinnovarsi secondo le nuove esigenze e gli stili di vita dell'economia delle conoscenze, le nuove scienze, la società della comunicazione, le nanotecnologie, le biotecnologie, il digitale. E' una economia che non vuole il rinnovamento, ma l'esaurimento per collasso. E poi sentiamo i "pistolotti" del cambiamento, i richiami al Rinascimento...Impossibile finché ci sono loro!

Una visione pessimistica?
-No, ma doverosamente critica e severa nei confronti di chi ha remato contro! La loro perseveranza nel cercare il mio isolamento e il boicottaggio dei miei progetti, mi ha rafforzato, mi ha reso più libero.
Bisogna saper guardare avanti con nuovi occhi senza il retaggio delle ideologie del passato che arrancano e condizionano pesantemente il presente e il futuro. I nostri politici sembrano più dotati di specchietto retrovisore che di binocolo. Senta, cosa ne pensa di questa mia proposta?

Mi dica?
-Proporrei al Presidente della Provincia di Parma e al Sindaco della città capoluogo, di attivare una agenzia Istituzionale, anche congiunta, per la cultura e il turismo. Con un mandato preciso. Tutto il territorio ne sente la necessità... Ma non lo faranno, preferiscono pagare superparcelle a consulenti per il marketing territoriale! Sarebbe bene iniziare a sapere dopo due anni cosa hanno fatto e quanto ci è costato.

Lei si sentirebbe di assumerne l'incarico?
-Io non sono uomo di partito, né dei poteri forti; la sua è una provocazione! Lei sa come funzionano gli incarichi? Le rispondo comunque. Se mi chiamassero consapevoli della necessità e su una progettualità politica concordata l'accetterei. Declinerei se capissi che è solo una finzione paravento o un coordinamento operativo.

E' in programma, ho sentito, la nuova edizione del Vegetarianday?
-Il 19 maggio 2005 si terrà la seconda edizione del "Vegetarianday", vorremmo che divenisse per Parma un importante appuntamento annuale. Spero che le Istituzioni Comunitarie, Nazionali, Locali, l'Authority, l'Università siano disponibili a sostenere questa iniziativa, perlomeno come lo sono state per quelle dell'industria alimentare di derivazione animale.

Cosa dice la sua famiglia, nota per i salumi, di questa sua posizione?
-I legami affettivi non possono essere censori dell'animo critico; è il sale di ogni famiglia, o se vuole la pecora nera...Probabilmente ho preso dai miei antenati vegetariani. Lei si dimentica la Boschi Luigi & Figli, un fiore all'occhiello dell'economia parmense nelle conserve, minestre, bevande, succhi. Tra le prime industrie europee nella trasformazione del pomodoro. Poi mio cugino, per motivi di salute, ha preferito, tempo fa, cedere il controllo alla Parmalat e così oggi quel gioiello di impresa che lui aveva saputo abilmente forgiare, si è trovata coinvolta, non per imperizia finanziaria o economica, ma per la composizione azionaria e comportamenti "disinvolti" di qualche manager, nel ciclone, pur essendo un'impresa "sana". Quello che mi rincresce è non avere avuto la possibilità di impegnarmi vicino a lui, in quell'azienda storica di famiglia. Mi sarebbe piaciuto ma non mi è mai stata data la possibilità...e io non l'ho mai chiesto! C'è chi ha preferito manager alla Maini...
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