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Forum :: La vetrina di Penna d' Oca :: E' meglio essere precisi :: Le scarpe di D'alema di Paolo Merlo |
Autore |
Le scarpe di D'alema di Paolo Merlo |
Redazione1 |
17.02.2006 23:01
LE SCARPE DI D’ALEMA
Ancora questa storia delle scarpe milionarie? Basta, non ne possiamo più!
Sento il coro di proteste degli amici.
Calma: non ho alcuna intenzione di rianimare una vecchia polemica sepolta dall’incalzare degli eventi.; e poi fare i conti in tasca alle persone è sempre un’operazione antipatica. I cittadini hanno il diritto di sapere come e quanti soldi guadagnano i loro rappresentanti: come li spendono, sono fatti loro.
Vorrei solamente ragionare senza distorsioni polemiche sul rapporto tra il denaro e la sinistra.
Lo spunto è offerto da un bell’articolo di Lidia Ravera sull’ultimo numero di Micromega ( I soldi e lo stile) dove l’autrice sostiene che esista uno “stile di sinistra” nella spesa: una donna di sinistra difficilmente comprerà una pelliccia di visone.
Prosegue la Ravera: comprarsi una barca in leasing e in società con gli amici non è scandaloso. Sono d’accordo (dico sul serio) perché i tempi sono cambiati: l’ideologia si è sbiadita, la classe operaia non esiste più, l’operaio con il frigorifero e l’utilitaria non fa la rivoluzione e solamente gli sciocchi pensano ancora che un militante di sinistra debba avere figli macilenti e famelici.
Dunque se un fervente militante di sinistra (di centrosinistra preferirei dire) si compera una casa di vacanza in campagna con denaro guadagnato onestamente, non sarà motivo di scandalo. Il giorno in cui lo vedrete dotarla di piscina tra le ubertose colline, per la sua vanità e la soddisfazione delle zanzare, allora potrete cominciare a dubitare della sua fede politica.
Per orientarci, ci soccorre un bel libretto di Giuseppe De Rita (Intervista sulla borghesia, ed. Laterza) dove si analizza il nuovo assetto della società italiana, composta al vertice dal ristretto segmento della nuova oligarchia finanziaria e affaristica, all’opposto dalla alquanto nutrita folla di emarginati (extracomunitari, disoccupati, precari, nullatenenti, ecc.) e, al centro, da una massa indistinta e confusa del nuovo “ceto medio”.
In questo enorme corpaccione centrale fatica ad acquisire identità la nuova sinistra (centrosinistra?) e, forse, ci sarà utile proprio il riferimento allo “stile di vita”, di cui fa parte appunto la qualità della spesa.
Politica spiegata al popolo? Semplificazione senza spessore, non dico ideologico ma neppure intellettuale?
Forse, si.
Tuttavia, provate a pensarci: la difesa del movimento cooperativo e del suo colletateralismo è più credibile se proviene da chi calza scarpe normali o scarpe milionarie?
Paolo Merlo
Casale, 14 febbraio 2006
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