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Risiko momdiale |
Redazione1 |
12.09.2006 20:00
Dallo stretto di Hormuz a quello di Malacca si gioca il risiko mondiale
di Oscar Marchisio
http://www.ilprovinciale.net/index.php?mod=17&idart=43
L’entrata in gioco della Cina e in seconda battuta dell’India sta forse aprendo una nuova fase di destabilizzazione dell’attuale modello di comando, costruito sulla continuità dell’egemonia inglese e poi statunitense.
Infatti, i colli di bottiglia, i “choke points” con cui l’impero britannico controllava i mari sono gli stessi su cui si assesta la flotta americana nel dispiegare la sua capacità di pronto intervento nel mondo.
Ma in questi “choke points” si articola insieme un forte sovraccarico di tensioni infatti si assomma nello stesso esiguo “stretto” o il passaggio del petrolio o l’esportazione delle merci risultato della nuova delocalizzazione in Asia e in particolare in Cina o tutti e due.
Inoltre anche la Cina e l’India sono diventati importatori di petrolio per cui aumenta la pressione di reti strategiche negli stretti di Malacca e di Hormuz, nel canale di Suez e nel canale di Panama.
Attorno a questi “stretti” si coagulano le tensioni più forti derivate sia dal nuovo assetto industriale “delocalizzato” sia dal modello capitalistico basato sull’asse petrolio-trasporto, infatti, crescendo il ruolo economico della Cina si acutizza sia una nuova esportazione di manufatti sia per il suo crescente mercato interno una enorme domanda di energia, tutti e due i processi dilatano il trasporto marittimo delle portacontainers e delle tankers per il petrolio.
Non è un caso che i primi porti per traffico containers siano cinesi e non è un caso che la crescita della dimensione delle navi sia sviluppata dai cinesi per aggirare il problema dei “choke points” e superare le limitazioni di questi alla sua crescita attuale e futura.
La prima superpetroliera cinese in grado di superare lo stretto di Malacca e usare il passaggio di Lombok è già attiva, dato che lo stretto di Malacca è un passaggio strategico sia per il Giappone che per la Cina per l‘importazione di petrolio che per l’esportazione verso l’Europa ed è sensibile e sempre più pericoloso.
Lo stretto di Malacca emerge così carico di “merci” e di tensione che è diventato lo scenario favorito della nuova pirateria molto attiva nella zona tanto da avere il record degli attacchi nel Mar Cinese Meridionale, zona molto esposta anche alla tensione fra Cina, Giappone e Usa per il controllo degli accessi a Taiwan. Tra la tensione dei pirati nello stretto di Malacca e quella diplomatico-militare per le isole Paracelso e Spratley fra Cina, Vietnam, Filippine e Taiwan e quella geopolitica globale fra Usa e Cina per il controllo del corridoio fra Singapore e Busan, in questa area, definita dal geografo Yves La Coste (Lacoste, 1993, pg. 95) come “il Mediterraneo asiatico” emergono tutti i problemi derivanti dal ridisegno della divisione del lavoro a livello mondiale, quelli causati dall’approvvigionamento energetico e di conseguenza dai nodi irrisolti della geopolitica mondiale.
Oscar Marchisio
Continua...
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