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Forum :: Antifascismo :: 60° anniversario liberazione :: Il patto di Orvieto di A.V.Gelormini
Autore Il patto di Orvieto di A.V.Gelormini
Redazione1
8.10.2006 08:08
IL PATTO DI ORVIETO
di Antonio V. GELORMINI
All’arrivo scetticismo e titubanza si toccavano con mano. Nei giorni precedenti il seminario di Orvieto, frenate, avvertimenti e puntualizzazioni avevano preparato il terreno, per evitare sorprese e fughe in avanti. Defezioni annunciate, una in particolare: il Correntone di Fabio Mussi. Resistenze ed interrogativi, sulla convenienza a farsi vedere, tante. Ha prevalso alla fine l’opzione partecipativa, anche per essere pronti ad intervenire in caso di necessità.



La scommessa di Romano Prodi, invece, è stata ancora una volta premiata. Gli animi hanno cominciato a rasserenarsi già alle prime relazioni introduttive di Pietro Scoppola, Roberto Gualtieri e Salvatore Vassallo, tanto davano il senso della profondità dei contenuti e dello spessore dell’appuntamento, che non annunciava alcuna passerella del tipo: ci sono anch’io. E’ finita con la constatazione che un patto si può fare, non si deve. E un patto si fa perché c’è fiducia reciproca e “non ha bisogno di essere votato, perché non può essere imposto da una maggioranza” (D’Alema).



La gestazione è avviata. I genitori lo hanno annunciato. Le prime ecografie lo testimoniano. Il nascituro Partito Democratico avrà i geni di storie, di lotte, di identità ed anche di sogni provenienti da un passato ricco di orgoglio e di dignità. Ma sarà proiettato nel futuro di un mondo più grande, perché più globale e nel contempo più piccolo, perché la fibra ottica ha accorciato le distanze, fino ad annullarle. E soprattutto sarà chiamato ad essere protagonista in un mondo dall’orizzonte più largo, pieno di domande nuove e ansioso di risposte innovative.



E’ vero, gli assenti hanno sempre torto, ma questa volta gli appelli sono stati unanimi nel tenere la porta aperta, affinché non facciano mancare quel contributo necessario e indispensabile nel passaggio cruciale di un processo a cui, anche loro, hanno dato un senso e una prospettiva.



Consapevolezza, la parola più usata in assoluto. Riformismi, quella utilizzata da tutti gli oratori. Viva la sensazione che si sia tornati a parlare di politica. Politica vera, politica alta, “quella che accende speranze ed indica orizzonti” (De Mita), collocandoci nella dimensione a noi più consona e naturale: quella europea, “capace di dare nuovo senso al concetto e all’identità dell’Occidente e al rapporto tra i Paesi che lo compongono” (D’Alema).



Si è parlato di felicità e del grande valore della laicità. Si è detto del benessere legato alla qualità del tempo a disposizione e non più ai beni materiali. Di come i giovani investano sul tempo e della necessità di predisporsi, nel “partito nuovo”, non più come produttori di soluzioni, ma capaci di diventare sistema operativo. D’altra parte, ad un’Europa che non conta più il 48% di colletti blu tra la sua forza lavoro, ma soltanto il 15%, non si potrà continuare a rispondere con strumenti organizzativi da primo dopoguerra.



Per la collocazione internazionale del Partito Democratico, “dobbiamo investire sulla originalità della nostra esperienza, per presentarci in Europa non per aderire a uno o un altro gruppo in modo passivo, ma per essere anticipatori”, ha sottolineato Romano Prodi, mentre in precedenza Giuliano Amato concludeva il suo intervento in sintonia con Vassallo: “Ora è tempo di costruire ponti, non di continuare a marcare confini”, per poi aggiungere: ”Non m’interessa conservare o tramandare il nome del nonno, ma essere certo che i suoi geni siano presenti nel DNA del nuovo nascituro”.



Riassuntiva di molte reazioni la chiosa dalemiana sull’indicazione di prospettiva organizzativa una testa un voto: “Per i voti arriverà il momento. Ora è il tempo delle teste, delle intelligenze e della passione“. Ci sarà, quindi, da lavorare tanto perché il compito è gravoso. “Con questo seminario abbiamo superato diffidenze e scetticismo e la discussione ha fatto maturare la consapevolezza che la sfida non è velleitaria, ma è un'ambizione alta e raggiungibile” (Fassino). Messaggio da trasmettere con forte capacità persuasiva, prima ancora che alla gente, alle sezioni ed ai circoli di Ds e Margherita. (gelormini@katamail.com)
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