Redazione1 |
16.06.2007 10:39
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PRO BONA DEMOCRATIA
Voto di preferenza essenziale per la democrazia
Messina - Ero uno scolaro delle elementari quando il Presidente Gronchi venne a Messina in visita ufficiale. Tutte le scuole della città vennero mobilitate per l’occasione, i ragazzi e gli insegnanti furono schierati lungo il percorso per rendere omaggio al Capo dello Stato. Molti studenti agitavano delle bandierine tricolore. Erano di carta, incollate a delle corte bacchettine di legno, preparate in economia da alunni volontari e volenterosi diretti dalle maestre.
Erano davvero brave le maestre e i maestri di allora. Quante cose ci insegnavano e con una tale semplicità e immediatezza. Quel giorno, prima di farci uscire per andare a raggiungere il settore assegnatoci, il nostro maestro, si chiamava David di cognome, anziché di fare un’ora di normale lezione, ci fece un bel discorso. Ci spiegò la repubblica e la democrazia. “Prima era il Re il Capo dello Stato, lo era per successione e a vita. Quando moriva il figlio primogenito diventava Re e cos’ via. Oggi il Capo dello Stato è il Presidente della Repubblica. E’ un cittadino come tutti gli altri e il suo incarico dura sette anni. Quando finisce, il Parlamento elegge un altro Presidente.” Io ricordo che ero un po’ malinconico per questa storia che il Re non c’era più. Mia nonna parlava sempre del Re (mai di Mussolini o del fascismo), anzi spesso iniziava i suoi racconti, ambientati nel periodo tra le due guerre, dicendo “Quannu c’era u Re….. ” . Il maestro notò la mia svogliatezza è aggiunse: “Oggi ognuno di voi, purchè studi e si comporti bene, può fare il Capo dello Stato. Anche uno come Frazzica può diventare presidente della Repubblica”. Divenni rosso come un peperoncino calabrese ed i miei compagni iniziarono con le ovvie battutine crudeli. Ma “l’incidente” durò solo qualche attimo. Il Maestro prese a spiegarci la Democrazia e il fascino della sua parola ci riportò al silenzio assoluto.
“La Democrazia è una forma di governo perfezionata dagli antichi Greci. L’Italia, per un lungo periodo di tempo ha perso la sua democrazia e con essa la sua libertà di popolo. Poi l’ha riconquistata. Oggi tutti i cittadini sono elettori ed eleggibili. I partiti presentano delle liste ed ognuno è libero di eleggere il proprio candidato. Gli eletti formano il Parlamento ed il Parlamento elegge il Governo e il Capo dello Stato. Quello che viene oggi a Messina è il terzo Presidente della Repubblica italiana, andremo ad aspettarlo al suo passaggio e lo saluteremo con un applauso”. Partimmo incolonnati in fila per tre, contenti perché non si faceva lezione, ma pervasi da una strana emozione collettiva suscitata dalle parole del Maestro. Parole chiare, dette con sincerità, da chi ci credeva, da chi apprezzava la ritrovata democrazia, perché aveva vissuto il periodo fascista. Parole scolpite nella memoria, indelebili, rimaste inalterate nel tempo che, tuttavia, è trascorso portando modifiche e introducendo variabili tali che per certi versi fanno sembrare irreali i concetti espressi dal maestro David. Si, teoricamente, ancora oggi chiunque goda dei diritti civili può candidarsi, ma per fare cosa? Se non è in grado di sostenere “i costi della politica” non va da nessuna parte. E se ha del consenso spontaneo?
Ma se hanno abolito il voto di preferenza, il consenso spontaneo è del tutto inutile. Viene eletto, di fatto nominato, chi viene messo ai primi posti nella lista rigida. In pratica come avveniva, in applicazione della legge Acerbo, quando c’era il Re, sulla carta, e comandava il Duce che, attraverso la compilazione del Listone, disegnava a suo piacimento il finto Parlamento di allora. Oggi ci sono più listoni ed i nuovi gerarchi del potere disegnano ciascuno il proprio pezzo di Parlamento.
Oh se potesse tornare quel Maestro! Democrazia perduta, democrazia ripristinata, democrazia che si sfilaccia, che si perde, che diventa un’altra cosa, che produce un Parlamento così poco legittimato che basta un ufficiale della guardia di finanza, che fa la voce grossa, a determinare imbarazzi istituzionali e crisi politiche. In questo clima appare grave che certi soloni dell’Unione, impegnatissimi nella lotta per gli assetti interni, non sembrano accorgersi che, in un Paese senza democrazia sostanziale, un centrosinistra nominale non ha molta ragione di esistere, a prescindere da chi ne sia il leader. In queste condizioni qualcuno finirà col vincere la battaglia dell’organigramma, ma rischierà di perdere la guerra con la Cdl.
Giovanni Frazzica
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