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Free Bobby Fischer
1.09.2004
Gli scacchi, ha sentenziato a suo tempo Garry Kasparov, sono lo sport più violento del mondo. La dichiarazione è efficace perché evocativa, è ben noto a tutti che si tratta di una brutalità figurata. Tutti ricordiamo il precetto appreso nell’infanzia: “gioco di mano, gioco di villano”, e negli scacchi, non ci si tocca neppure. Qualcuno dice “le parole sono pietre”, e possiamo senz’altro concordare, ma tra la prepotenza verbale e quella fisica ci sarà sempre una sostanziale differenza morale. Nel 1992 la Serbia era oggetto di un embargo. Che cos\'e\' un embargo? Si tratta di una guerra figurata, un metodo utilizzato da una parte per non sporcarsi le mani con una guerra vera. A volte produce gli stessi effetti. Si veda il caso Iraq o Cuba. A volte è efficace ed induce una parte a recedere. E’ il caso del Sudafrica. Chi paga per l\'embargo? In genere le popolazioni, costrette nella migliore delle ipotesi a salutari diete a base di datteri, mentre i regnanti, tanto meno sono convincibili, tanto più continuano a pasteggiare a champagne. E’ inutile qui contestare un embargo, o addirittura una guerra, si tratta di orrendi strumenti ai quali ancora oggi le umane debolezze, o peggio le umane incapacità, ci costringono a subire. Ciò che rende diverso un paese totalitario da un paese autenticamente democratico è la possibilità, nel secondo, di esprimere liberamente le proprie tesi e di poterne sostenere di diverse da quelle del proprio governo, senza temere di essere incarcerati o perseguitati. Lo scontro delle idee che si trasforma in contrapposizione politica, è il sale della vita democratica. Il conflitto delle opinioni è una battaglia di parole e le parole sono pietre, ma le posizioni politiche contrapposte, mai si trasformano, in un paese normale, in intimidazioni personali, limitazione della libertà personale o, peggio, in violenze e carcere. Che cos’è un embargo? Una guerra simbolica. Perché funziona un embargo? Perché venendo a mancare beni e materie prime, sussistendo un isolamento internazionale, i governi sono costretti a recedere dalla propria posizione, magari anche a causa di un’ondata popolare di protesta. Perché può fallire un embargo? Probabilmente per mille motivi, ma il pericolo più grande è la sua violazione, nel senso materiale: portare illegalmente quelle materie prime che l’embargo vorrebbe togliere. E\' per questo che sono previste sanzioni e i contrabbandieri vengono perseguiti. Bobby Fischer è uno scacchista che in piena guerra fredda si trovò a combattere una finale del campionato del mondo contro l’intero blocco sovietico, almeno questo è il clima evocato dai media a quei tempi. La scuola russa era considerata imbattibile, ma il genio di New York (divenne campione degli Stati Uniti a quattordici anni) riuscì nell’impresa. Cosa ha fatto Bobby Fisher? E’ stato protagonista di mille stranezze, si rifiutò di difendere il titolo per motivi incomprensibili, era solito pretendere condizioni irragionevoli, è stato per molti anni preso a modello quale genio pazzoide che non di rado vediamo sotto forma di icona nella cinematografia degli ultimi decenni. Nel 1992, quando il regime di Milosevic era assediato da un embargo internazionale, Fischer uscì da un’oscurità quasi ventennale e ha violato l’embargo ripetendo la storica sfida contro Spassky, suo avversario nel 1972. Egli non ha portato beni o servizi, ma ha portato un evento che altri non è che una guerra simulata: una partita di scacchi. Si coglie della genialità mediatica in tutto ciò. Le tesi politiche di Fischer sono poco condivisibili, egli ha espresso scarsa considerazione per le vittime dell’11 settembre e ha manifestato, pur essendo figlio di madre ebrea, ostilità antisemite, ma pur essendo posizioni odiose, i seguaci di Voltaire, l’occidente civile e liberale, non può che affrontarle sul piano della dialettica e del rispetto reciproco. L’alternativa è il “gioco di mano, gioco di villano”. La violazione di un embargo con le idee, magari evocative di un’altra enorme guerra (quella fredda simboleggiata dalla sfida Fisher-Spassky), l’ingresso nella Yugoslavia assediata di “cose che non si mangiano”, appare da un punto di vista mediatico un vero e proprio scacco matto. A questo genere di guerra (quella delle parole, quella delle idee, quella della violenza di una partita di scacchi) uno stato democratico deve restare sullo stesso piano e combattere le tesi di Fischer con la politica, la cultura, il dibattito, non con il ritiro del passaporto e l\'incarcerazione. A margine di un incontro svoltosi a Roma per promuovere la sua ultima opera scacchistico letteraria, Garry Kasparov ha sostenuto che Bobby Fischer ha avuto 12 anni di tempo per organizzarsi e fuggire. E’ una posizione legittima, forse superficiale o probabilmente sintomatica di una condizione mentale comprensibile in chi ha vissuto gli orrori del totalitarismo: la soluzione più ovvia per affrontare la persecuzione, in quel contesto, è quella del si salvi chi può e, quindi, la fuga. Fischer, invece, è nato negli Stati Uniti e non ha motivo di fuggire da uno stato democratico, se questi si comporta autenticamente da stato democratico, rispettoso delle idee e delle opinioni. Spassky oggi vive in Francia, è cittadino francese, lo era già nel 1992, anche lui ha violato l’embargo con una partita a scacchi e non ha nulla da temere dal governo di Jacques Chirac. Né alcuno di noi accetterebbe una persecuzione per essere andato in vacanza a Cuba e, invero, non può certo scandalizzare il vilipendio di una persona (Fischer) che sputa sulla lettera di richiamo del Presidente degli Stati Uniti d’America (Gorge Bush, senior) che lo invita a recedere dalle sue intenzioni. Nel nostro paese, in fondo, abbiamo nominato ministro per le riforme chi ha dichiarato di voler utilizzare il tricolore per funzioni niente affatto nobili. Violare l’embargo alla Serbia con una partita a scacchi, altri non è che restare sul piano delle idee, delle parole. Rispondere ad un embargo con una partita a scacchi, altri non è che “salire di un piano”, intellettualmente parlando. Non si incarcerano i filosofi, non si ingabbiano le idee, non si ritirano i passaporti agli scacchisti. Almeno in occidente, almeno fino ad oggi. Per questo motivo ho firmato l\'appello segnalato su www.freebobby.org
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