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Il seme e la pianta, i rami di Daniela Degan
2.06.2007

Il seme e la pianta, i rami,  le foglie e  i fiori profumati: le mie emozioni nella V assemblea nazionale della Rete Lilliput (di Daniela Degan)

 

“Provate a immaginare una cultura in cui le discussioni non siano viste in termini di guerra, dove nessuno vinca o perda, dove non ci sia il senso di attaccare o difendere… Una cultura in cui una discussione è vista come una danza, i partecipanti come attori, e lo scopo è una rappresentazione equilibrata ed esteticamente piacevole. In una tale cultura la gente vedrà le discussioni in modo diverso, le vivrà in modo diverso, le condurrà in modo diverso e ne parlerà in modo diverso… Forse il modo più neutro per descrivere questa differenza fra la nostra cultura e la loro, sarebbe il dire che noi abbiamo una forma di discorso strutturata in termini di combattimento mentre loro ne hanno una strutturata in termini di danza”

Roberto Tecchio – Il metodo del consenso Un contributo alla comprensione e alla gestione dei processi decisionali partecipativi.

 

Da alcuni anni sono stata presa per mano e magicamente, ma  consapevolmente,  sono entrata,  in un luogo:   una fabbrica di elaborazione di pensiero e di azione,  dove,  il metodo utilizzato,  diventa esso stesso contenuto ed è capace di trasformare le persone, di elaborare un sogno, di dare un segno di quella  società immaginata   nonostante il sistema dominante. Questa fabbrica è  Lilliput.

La mia narrazione  vi parlerà di una nuova magia, dove gli attori convenuti da più luoghi, sono tutti protagonisti e dove alcune fate, sapienti nella sperimentazione del metodo, anch’esse protagoniste, hanno tessuto una tela, con pazienza, con bravura, con tenacia e determinazione …a  passo di danza.

In questa fabbrica si costruisce non una merce, non prodotti da vendere, ma attraverso il consenso, si produce un progetto di cambiamento delle regole, dei comportamenti e degli stili di vita  e,  davvero, un    programma ambizioso: la elaborazione di strumenti alternativi per facilitare la creazione di relazioni, reti,  mercati   e politiche “altre”.

Così ancora una volta, in questo fine settimana assolato,  assisto e sono attrice del cambiamento che andiamo cercando …sempre camminando, sperimentando. E i miei occhi da sibilla sono capaci di vedere muovere nell’aria,  sopra le nostre teste concentrate, quella creazione di pensiero, prima  solo accennata e riassunta  nelle premesse iniziali e condivise, poi rafforzata dal confronto delle parole di ogni persona  presente, ciascuna competente, dinamica e nello stesso tempo critica,  attenta e  pragmatica.

Le fate-facilitatrici, con gesti e sguardi femminili e consapevoli, raccolgono le parole e registrano i pensieri di tutti e come in una magica piroetta danzata, le fermano nella scrittura colorata dei cartelloni che le mura della fabbrica accolgono benevolmente … nonostante la complessità degli argomenti.  Ed è importante soffermare l’attenzione sul linguaggio delle premesse e delle affermazioni ragionate ed analizzate nei gruppi,  sui passaggi  intervenuti successivamente nella assemblea di tutti e sulle interconnessioni, che per la magia della relazione creata, piano, piano venivano fuori e si facevano chiare, grazie a dei valori condivisi e  presenti (nonviolenza, giustizia, pace, democrazia) che muovono da sempre l’esperienza lillipuziana e che sono essi stessi fondanti per la elaborazione del metodo scelto.

Mi sono sorpresa nel constatare poi la bellezza della fiducia nelle relazioni, dalla quale scaturivano riflessioni di spessore, proprio nei momenti più controversi, dove non c’era scontro, ma leale confronto e ripresa del pensiero dell’altro per portare alla luce lo strumento nuovo, l’elaborazione e magari un nuovo processo… ed  è allora che mi  appariva in modo chiaro la consapevolezza che l’utilizzo del metodo così condiviso permetteva di fare passi nuovi e in avanti, poiché nessuno si fermava sulla  posizione, ma raccoglieva il suggerimento e ci ragionava sopra, procedendo nel cammino, per arrivare ad un passaggio che, prima bivio, si trasformava in un nuovo percorso da fare insieme. Fare emergere  i passaggi, le parole chiave si trasformava di nuovo in un passo di danza … e in alcuni casi, non si poteva seguire la lista dei nomi raccolti dalla fata demandata a ciò, perché questo avrebbe interrotto la magia della danza …. E gli occhi vigili e attenti delle fate-madri avevano raccolto il passaggio importante per creare pensiero condiviso. Ascoltare, parlare, comprendere tutti ed escogitare insieme la creazione di nuovi strumenti, costruire dal basso un progetto politico che parte dalle  nostre sperimentazioni e integrare le molteplici esperienze nei differenti settori con una nuova modalità di azione e di organizzazione orizzontale e tenendo conto sempre che  il metodo scelto influenza il risultato.  Ho registrato in questa abile danza una “assunzione selettiva di un criterio di affidabilità” che rende le persone capaci di assumere dei rischi ed anche una ispirazione calma,  paziente per prepararci ad un salto di qualità.

Con un battito d’ali di farfalla colorata rilevo,  al volo,  una sorta di separatezza tra le personalità del nord e quelle del sud, una differenza dei territori e delle problematiche delle comunità, ma non posso dimenticare che i nostri  valori devono  partire da una concezione aperta e che risuoni come una musica il cui raggio di azione sia infinito e che dal nostro cerchio possa espandersi, accogliendo tutti … anche se c’è un  dentro e un fuori, un vicino e un lontano, un pieno ed un vuoto, un movimento rapido ed uno più lento.

Così ho visto, ho ascoltato con empatia  e vissuto intensamente come sia possibile tirare “un sasso che cade nell’acqua e causa onde che vanno lontano”  ,  dove i nostri sogni non entrano nelle urne elettorali  di coloro i quali svendono le comunità territoriali … e la mia capacità visionaria di sibilla ne ha già individuati  troppi di lupi famelici là fuori …… ai quali non intendo bruciare nemmeno un granello di incenso in loro onore e mi auguro che presto molto presto,  su tutto,  possano intervenire i poeti,  gli artisti e  perché no la bellezza dell’inutile.

 

 

Note:

 1.) Il testo è interamente tratto dal primo capitolo dell’opera “Metafora e vita quotidiana”, di G. Lakoff e M. Johnson, ed. Bompiani. Le parti in grassetto sono una mia evidenziazione di parti presenti nell’originale per richiamare l’attenzione a uno dei temi chiave del nostro lavoro formativo, cioè quello delle ‘premesse’.

 2,)  " Per trasformare tutta la società, è, dunque, necessario cambiare il metodo, e farla cominciare dal basso invece che dall'alto. Bisogna cominciare uno sviluppo del controllo dal basso che dovrà crescere sempre più. Anzi tutto essendo uniti. ..Essere uniti, ma anche attivi, pronti a dedicare un pò di tempo, un pò di energie, un pò di soldi, a organizzare libere associazioni, perfezionandole sempre più. E bisogna anche cercare di conoscere i fatti, di sapere come vanno le cose politiche, sociali, sindacali, amministrative Per arrivare a queste è bene avere centri sociali, con libri, giornali, discussioni. Anzi una cosa fondamentale è riunirsi in una discussione settimanale, specialmente sui problemi della propria località." (EDUCAZIONE APERTA I pag.251- Aldo Capitini)

3.) Aldo Capitini - PRINCIPI DELL'ADDESTRAMENTO ALLA NONVIOLENZA

4.) Dalma D. cita durante l’incontro del gruppo DES e Decrescita un passaggio di Serge Latuoche che vi riporto: “Qui intervengono i poeti, i pittori e gli esteti di ogni genere. Insomma, tutti gli specialisti dell’inutile, del gratuito, del sogno, delle parti sacrificate dell’io.

In effetti non è possibile costruire una società della de-crescita senza re-incantare un minimo il mondo”.


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