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Libia, continua il calvario dei 600 eritrei detenuti a Misratah
5.09.2007
La Infinito edizioni riceve, da Gabriele Del Grande (fondatore di Fortress Europe e autore del libro Mamadou va a morire) e con piacere inoltra./i>
Continua il calvario degli eritrei detenuti a Misratah. Fortress Europe, insieme all'agenzia Habeshia, é riuscita a contattare i detenuti del carcere libico e denuncia nuovi arresti, tra cui molte donne e bambini. Ai 450 eritrei trattenuti da ormai oltre un anno, si sono aggiunte nell'ultimo mese circa 200 persone, arrestate in mare, al momento dell'imbarco o durante retate a Tripoli.
La situazione sanitaria é allarmante. Nel carcere sarebbero già tre i casi di tubercolosi. Un uomo é stato ricoverato a Tripoli, e un altro all'ospedale di Misratah. Mentre un terzo é stato riportato in carcere perché non c'erano più posti nell'ospedale della città. Essendo ancora ammalato, sta vivendo a strettissimo contatto con gli oltre 600 prigionieri ammassati l'uno sull'altro in camerate di sei metri per otto. Alta la preoccupazione per le oltre 100 donne e gli almeno 50 bambini, di cui due nati in carcere. E le elevate temperature della stagione estiva non fanno che peggiorare la situazione.
I detenuti rischiano tutti l'espulsione. Secondo indiscrezioni, la Libia avrebbe già un accordo con l'Eritrea, che comminerebbe gravi condanne ai richiedenti asilo, una volta consegnati ad Asmara, in quanto disertori delle forze armate di un Paese formalmente in guerra con l'Etiopia.
L'ufficio dell'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Acnur) ha recentemente riconosciuto l'asilo politico a 49 delle donne detenute, con i rispettivi bambini, e sta facendo pressione sulla comunità internazionale per un resettlement delle donne.
Quattro Paesi hanno finora risposto, tra cui, interessante novità, l'Italia. Ma nessuno sa cosa sarà degli altri 550 eritrei, ormai prossimi all'espulsione. Centoquattordici di loro sono già rifugiati Acnur, riconosciuti nei campi profughi in Sudan ed Etiopia. Ma il loro status non li salverà. Paradossalmente, l'unica loro speranza sarebbe di essere espulsi nel deserto al confine con il Sudan, e sopravvivere alla marcia di ritorno, per poi ritentare la via del nord a partire da Kufrah e poi imbarcarsi di nuovo. Allo stato attuale infatti, l'Europa non offre vie migliori ai richiedenti asilo del Corno d'Africa.
Oltre 1.500 migranti irregolari sono stati arrestati in Libia nel mese di giugno 2007, e a maggio erano stati 2.137. La Libia ha già deportato eritrei, nel 2006 e prima ancora nel 2004, a più riprese, anche su un volo pagato dall'Italia. Il 27 agosto 2004 uno degli aerei venne dirottato dai deportati eritrei a Khartoum, in Sudan. 60 dei 75 passeggeri vennero riconosciuti rifugiati politici dall'Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite. In patria avrebbero fatto la fine dei 223 deportati da Malta tra settembre e ottobre del 2002. Tornati in Eritrea, furono detenuti e torturati. Lo hanno testimoniato ad Amnesty International i pochi riusciti a evadere, oggi rifugiati politici nel Nord America e nei Paesi scandinavi. Trattenuti prima nella prigione di Adi Abeito e poi, in seguito a un tentativo di fuga, nel carcere di massima sicurezza di Dahlak Kebir, molti di loro sono stati uccisi.
Il 18 settembre, una manifestazione internazionale, che si terrà anche a Roma, chiederà la liberazione dei detenuti di Misratah.
Ulteriori approfondimenti sulla tragedia e sulla tematica delle morti in mare dei migranti clandestini sul sito Fortress Europe, fondato e diretto da Gabriele Del Grande, autore del libro Mamadou va a morire. La strage dei clandestini nel Mediterraneo (Infinito edizioni, maggio 2007, euro 14.00).

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